La sua storia ha attraversato le montagne russe del tennis mondiale. Da promessa a icona globale, fino a un lento e doloroso addio ai riflettori del circuito. Ma adesso Eugenie Bouchard è pronta a voltare pagina con serenità. Lo farà a casa sua, a Montréal, la città in cui è nata il 25 febbraio 1994, e dove saluterà il tennis professionistico durante il torneo WTA 1000 della prossima settimana.
Non ci sarà una partita d’addio, ma un commiato costruito attorno alla gratitudine. “Per me non è un funerale, è una celebrazione – ha dichiarato Bouchard in un’intervista rilasciata alla WTA –. È un momento in cui posso guardare al passato con il sorriso e dire grazie”.
La canadese ha avuto il suo picco nel 2014, quando raggiunse la finale a Wimbledon – prima tennista del suo paese a riuscirci in singolare – e le semifinali agli Australian Open e al Roland Garros. Quei risultati la proiettarono sino alla quinta posizione del ranking WTA, alimentando le aspettative di un’intera nazione e dei media internazionali.
Ma la sua carriera è stata segnata da una lunga serie di infortuni, a cominciare da una commozione cerebrale nel 2015, che ha condizionato la sua traiettoria. “Ho passato anni a cercare di ritrovare la mia forma migliore, ma il mio corpo non rispondeva più come prima – racconta –. Ci ho provato con tutte le mie forze. Ho investito tempo, soldi, energie. Ma alla fine ho accettato che non tutto dipende da noi. E non ho rimpianti.”
La decisione di dire addio non è arrivata di colpo, ma è maturata nel tempo. “È stata una transizione graduale. Ogni volta che pensavo di essere pronta, qualcosa mi diceva: no, c’è ancora un altro tentativo da fare. Solo adesso ho davvero fatto pace con tutto”.
Bouchard non si è mai sottratta all’impatto mediatico della sua immagine, diventando negli anni una figura molto seguita anche al di fuori del tennis. Con 2,3 milioni di followers su Instagram e contratti pubblicitari di primo piano, è riuscita a costruire una carriera parallela nel mondo dello sport entertainment e dei media, oltre che nel pickleball. “Il tennis è stato la mia vita, ma sono entusiasta di ciò che verrà dopo. Voglio esplorare nuovi orizzonti, provare me stessa in contesti diversi”.
L’ultimo torneo da professionista sarà quindi a Montréal. “Ho chiesto di poter essere lì per salutare – spiega –. Non voglio che sia triste. Voglio solo dire: è stato bello, grazie di tutto”.
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