Tennis in tv: diritti, modelli di distribuzione e confronto con il calcio

Redazione
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US Open

Nel giro di pochi anni il tennis è passato da sport “di nicchia” a prodotto premium capace di catalizzare audience record e palinsesti multischermo. In Italia e in molti altri paesi, la sua fruibilità televisiva oggi è il risultato di accordi di diritti stratificati tra pay tv, piattaforme streaming e finestre in chiaro. Il confronto con il calcio – lo sport più venduto e più costoso – aiuta a capire perché il tennis, pur frammentato, sia spesso più accessibile e perché la percezione del pubblico sia in netta crescita.

Italia: tra pay, free-to-air e casi da prima pagina

Il tracciato dei diritti in Italia racconta un ecosistema ibrido. Sky Italia ha siglato accordi pluriennali per i tour ATP e WTA nei propri territori europei, Italia compresa, con migliaia di match l’anno su Sky e NOW: ciò garantisce copertura capillare di Masters 1000, ATP 500, numerosi 250 e tornei WTA, concentrando sullo stesso editore l’ossatura della stagione.

Sul fronte Slam, Wimbledon è in esclusiva su Sky almeno fino al 2030: un’estensione che blinda lo “slam sull’erba” come evento premium estivo per il pubblico italiano.

L’altro polo strategico è lo US Open: il canale federale SuperTennis (free-to-air) ha rinnovato i diritti fino al 2030 e, parallelamente, ha sub-licenziato a Sky una parte delle coperture – soluzione che aumenta la reperibilità del torneo tra gratuito e pay.

Il caso Australian Open ha mostrato l’effetto “evento nazionale”: la finale vinta da Jannik Sinner ha spinto gli ascolti italiani a livelli storici, con picchi televisivi record sulle piattaforme di Warner Bros. Discovery (Eurosport e canali collegati). La portata del fenomeno è stata certificata da report specialistici, che hanno indicato ascolti televisivi e digitali senza precedenti nel nostro mercato.

Il confronto con il calcio chiarisce la percezione di “maggiore accessibilità”: la Serie A è ripartita tra DAZN (tutte le partite, sette in esclusiva) e Sky (tre gare a giornata), con un esborso economico complessivo per gli utenti generalmente superiore e con meno finestre in chiaro; inoltre, le partite di premier League restano in Italia su Sky con cicli pluriennali. In breve, il calcio è più caro e più “chiuso”, mentre il tennis conserva alcune vie gratuite o “light pay” che ampliano la platea.

Regno Unito: equilibrio virtuoso tra servizio pubblico e pay

Nel Regno Unito il modello è particolarmente leggibile agli occhi del pubblico. Wimbledon rimane evento culturale nazionale con copertura della BBC fino al 2027, garantendo la visione free-to-air e un traino di massa (le edizioni recenti hanno segnato picchi tv e record digitali su iPlayer). Parallelamente, Sky ha centralizzato ATP e WTA, mentre lo US Open è tornato su Sky e il Roland-Garros è passato sotto l’ombrello TNT Sports/Discovery+. Il risultato è una combinazione di gratuità (Wimbledon) e pay (tour e altri Slam) che non scoraggia gli appassionati occasionali.

Francia: coesistenza lineare/streaming come standard

In Francia il Roland-Garros offre un caso scuola: co-broadcast tra servizio pubblico (France Télévisions) e Prime Video, con sessioni serali “di cartello” su Prime e co-diffusione di semifinali e finali. L’assetto ha prodotto audience televisive e digitali record nelle ultime edizioni, dimostrando che l’apertura su più piattaforme – inclusa una forte strategia streaming – può allargare significativamente il pubblico.

Stati Uniti: diritti consolidati e nuovo protagonismo del Roland-Garros

Negli USA lo US Open ha esteso a lungo termine l’accordo con ESPN, che presidia tv lineare e streaming, assicurando continuità e forte distribuzione multipiattaforma. Novità rilevante: dal 2025 il Roland-Garros è passato a TNT Sports (Warner Bros. Discovery) con un accordo decennale che coinvolge reti lineari (TNT, TBS, truTV) e la piattaforma Max. Anche qui, la percezione di disponibilità “ovunque” – pur nel recinto pay – cresce grazie all’ampiezza dell’offerta e all’integrazione tra canali e streaming.

Altri mercati: case history che contano

In Germania e Austria Wimbledon è migrato su Amazon Prime Video, confermando la tendenza dei big tech a presidiare gli eventi premium. In Spagna, il mix Eurosport/Movistar/DAZN (con finestre occasionali in chiaro su DMAX) per il Roland-Garros mostra come la moltiplicazione dei punti d’accesso – anche gratuiti – possa tenere alto l’interesse fuori dai “feudi” storici del tennis.

Perché il tennis “si vede” (e piace) più di ieri

Tre fattori hanno alzato la fruibilità e migliorato la percezione del tennis rispetto ad altri sport:

  • Eventi-campione e storytelling: gli Slam creano appuntamenti riconoscibili e “rituali”, con eroi locali/globali che accendono l’interesse anche dei non appassionati. Gli ascolti italiani degli Australian Open lo dimostrano: quando la posta è altissima e l’eroe nazionale è in campo, la tv generalista e il digitale si accendono insieme.
  • Mosaico distributivo che non penalizza l’utente occasionale: pur essendo un prodotto premium, il tennis mantiene in molti paesi almeno un varco free-to-air (BBC per Wimbledon; France Télévisions per il Roland-Garros; SuperTennis per lo US Open in Italia), salvaguardando l’accessibilità. Il calcio di vertice, invece, tende a ricadere dietro paywall più rigidi e costosi.
  • Integrazione tv/streaming: l’industria del tennis ha abbracciato prima di altri l’idea di “copertura totale” – multi-campo, multi-camera, on demand – sfruttando piattaforme come Max/Discovery+, app proprietarie e canali pay. Questo si traduce in un’esperienza percepita come moderna, personalizzabile e “sempre accesa”, specie durante i grandi tornei.
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