Quando si affronta il tema del caldo estremo, limitarsi alla temperatura espressa in gradi centigradi non è sufficiente. Per valutare l’impatto reale del caldo sull’organismo umano viene utilizzato da decenni un indicatore più completo: l’indice WBGT (Wet Bulb Globe Temperature), pensato per misurare lo stress termico effettivo durante attività fisica o lavorativa.
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QUANDO NASCE
Il WBGT nasce negli Stati Uniti tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, in ambito militare. Durante e dopo la Seconda guerra mondiale, le forze armate statunitensi si trovarono a operare e ad addestrarsi in contesti climatici estremi, dal Pacifico al Sud-Est asiatico. In quelle condizioni si registrava un numero elevato di collassi da calore e colpi di sole, spesso in giornate che, guardando soltanto la temperatura dell’aria, non apparivano particolarmente critiche.
Il problema emerso era chiaro: la temperatura ambientale non bastava a spiegare il rischio fisiologico. In molti casi, giornate con valori termici relativamente contenuti risultavano più pericolose di altre più calde, a causa dell’elevata umidità, dell’irraggiamento solare diretto e della scarsa ventilazione. Elementi che compromettono la capacità del corpo di dissipare calore attraverso la sudorazione.
Da questa esigenza nacque un indice operativo, semplice da misurare sul campo e utile per prendere decisioni concrete: regolare la durata degli allenamenti, introdurre pause, ridurre i carichi o sospendere le attività. L’adozione del WBGT consentì una sensibile riduzione degli episodi di stress da calore e portò alla sua progressiva diffusione anche fuori dall’ambito militare, prima nella medicina del lavoro e poi nello sport, fino a diventare uno standard riconosciuto a livello internazionale.
I PARAMETRI
Dal punto di vista tecnico, l’indice WBGT combina tre parametri:
– la temperatura a bulbo umido, che riflette l’effetto combinato di umidità e ventilazione
– la temperatura a bulbo nero, che misura l’impatto dell’irraggiamento solare
– la temperatura a bulbo secco, cioè la temperatura dell’aria
Questi valori vengono ponderati in modo diverso a seconda che la misurazione avvenga all’aperto, sotto il sole, oppure in condizioni di ombra. Il risultato finale è un valore espresso in gradi, ma che non è sovrapponibile ai gradi Celsius.
È questo il punto più delicato e spesso frainteso: 30 gradi WBGT non equivalgono a 30 gradi centigradi. Si tratta di due scale diverse, che misurano concetti differenti. Un indice WBGT può superare quota 30 anche con una temperatura dell’aria inferiore ai 30°C, se l’umidità è elevata, il sole è diretto e l’aria è ferma. Allo stesso modo, si possono avere 35°C di temperatura reale, ma con aria secca, buona ventilazione e assenza di irraggiamento, e registrare un WBGT inferiore a 30.
Per questo motivo il WBGT viene considerato uno strumento più affidabile per valutare la pericolosità del caldo in contesti sportivi e lavorativi. Non indica semplicemente quanto fa caldo, ma quanto quel caldo incide realmente sull’equilibrio termico del corpo umano. Una distinzione tecnica, ma fondamentale, soprattutto in un’epoca in cui le ondate di calore sono sempre più frequenti e intense