K-Factor


(Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis) 

di Emanuele De Vita

Spesso basta un colpo. Un dritto, un rovescio in back, magari una volée. Una giocata che vista in streaming sembra così semplice, ma che ti lascia negli occhi una sensazione meravigliosa, quella di aver visto giocare due potenziali campioni del futuro. Così mi sono sentito dopo aver visto il derby australiano tra Thanasi Kokkinakis e Nick Kyrgios, disputatosi nel secondo turno dell’importante challenger di Sacramento a inizio ottobre. Non c’è niente di più stimolante per un appassionato di tennis che ammirare due campioni in erba sprigionare un abbacinante talento, forti di una carta d’identità verdissima e di straordinarie potenzialità tecniche.

Si trattava del primo confronto nel circuito challenger tra le due speranze del tennis australiano e di certo non ha tradito le attese. A prevalere è stato il più potente Kyrgios, rimontando un set di svantaggio e facendo girare il match a proprio favore nel tie-break del secondo, per poi imporsi di slancio 6-1 nel terzo. Anche se ha vinto il più anziano dei due, Nick (aprile 1995), nel primo set ho intravisto tutte le qualità del più giovane Kokkinakis (aprile 1996). Meno potente rispetto al collega, Thanasi ha messo in mostra un tennis vario, con continui cambi di ritmo e accelerazioni, soprattutto con il rovescio, che hanno messo in crisi Kyrgios. Nel primo set è anche riuscito a neutralizzare l’arma senza dubbio più devastante  del campione degli ultimi Australian Open Junior, vale a dire il servizio, con risposte precisissime e fulminee, alla James Blake dei bei tempi. Poi nel secondo set Kyrgios è salito di ritmo e nel momento importante del match, nel tie-break del secondo, ha fatto valere la sua maggiore esperienza e il suo killer instinct, decisivi per poi allungare anche nel terzo set.

Proprio l’abitudine a disputare match di questa importanza è la grande differenza che sussiste tra i due giovani australiani di origine greca. Nick Kyrgios, nato in Australia da padre greco e madre malese, era una promessa anche della pallacanestro ma poi ha virato sul tennis. Nella sua giovane carriera può già fregiarsi di una vittoria di un titolo challenger, conquistato in patria al secondo tentativo a Sydney nel febbraio nel 2013, subito dopo aver raggiunto anche una semifinale nel challenger di West Lakes. Kokkinakis, invece, è stato rallentato nella sua crescita da una frattura da stress alla schiena subita nella finale dell’Australian Open junior persa proprio contro Kyrgios con il punteggio di 7-6 6-3. Quest’infortunio  l’ha tenuto ai box per ben 7 mesi, rientrando in grande stile nei tornei futures e superando le qualificazioni in due tornei challenger americani (Napa e Sacramento) perdendo, inoltre,  dal futuro vincitore del torneo Mattew Ebden nel challenger di casa a Melbourne, disputato la scorsa settimana. Kokkinakis ha anche raggiunto la finale agli Us Open Junior, sconfitto dall’altro talento Borna Coric. Prima dell’infortunio, aveva anche partecipato alle qualificazioni degli Australian Open, subendo un’incredibile sconfitta  nel primo turno ad opera dell’americano Steve Johnson per 17-15 nel terzo set. Nick Kyrgios (già numero 178 della classifica Atp) ha dimostrato grandi potenzialità anche negli Slam, superando addirittura un turno al Roland Garros 2013,  regolando in tre set con altrettanti tie-break  Radek Stepanek, un altro chiaro segnale della forza mentale del  gigante di Canberra, per nulla intimorito dal palcoscenico Slam e dall’enorme esperienza dell’avversario campione di Davis. Anche a Flushing Meadows ha fatto un’ottima figura, superando avversari ostici nelle qualificazioni come il connazionale Greg Jones, il brasiliano Joao Souza e il tunisino Malek Jaziri, arrendendosi onorevolmente nel primo turno a David Ferrer. Nel suo bagaglio d’esperienza c’è anche l’esordio vincente in Davis contro la Polonia, seppur a risultato già acquisito, contro Michal Przysiezny. Se riuscirà a migliorare il gioco di piedi e gli spostamenti laterali, con il servizio bomba che si ritrova, unito ai colpi potenti da fondo (soprattutto il dritto), potrà davvero diventare uno dei prospetti più interessanti del panorama del tennis mondiale. Con un pizzico di spocchia ha dichiarato di “colpire la palla bene come i top player e di avere molta fiducia quando scende in campo”. Kokkinakis, invece, che alcuni in patria considerano addirittura più talentoso di Kyrgios, deve scalare il ranking (attualmente è numero 661 della classifica ATP) e rinforzarsi nel fisico, ma il futuro è senz’altro roseo anche per  il tennista di Seacombe Heights. E gli australiani si sfregano le mani, dopo la crisi vissuta in questi anni a causa del declino di Lleyton Hewitt e della tardiva esplosione del talento problematico di Bernard Tomic.

Anche in campo femminile brilla la stella lucente della promettentissima Ashleigh Barty (nata sempre nel mese magico australiano, aprile 1996), tennista dal tennis fantasioso e dall’ottimo gioco di volo, finalista in ben 3 Slam di doppio (tranne Parigi), insieme alla connazionale Casey Dellacqua. Ma sono le promesse Kokkinakis e Kyrgios (anche Luke Saville del 94 è fortissimo) a dover ripercorrere le orme di di un altro campione australiano di origine greca dal passato glorioso come Mark Phillippoussis, facendo sognare un futuro roseo a una delle nazioni con più storia e tradizione tennistica. Il K-Factor è la marcia in più dell’Australia, e si può certamente scommettere che per questi due giovani talenti, lo show in campo continuerà per molti anni…

Leggi anche: