Nick Kyrgios a un bivio: esplosione o bluff?

Kyrgios Wimbledon
di Claudio Maglieri

“Perché dovrei essere emozionato? In fondo era solo un match di tennis”.

L’Atp di Marsiglia non è Wimbledon, questo concetto lo capirebbe anche un passaverdura. Tuttavia, nel mondo, sono pochi i giocatori di tennis in grado di aggiudicarsi un torneo del circuito maggiore: domenica scorsa, in questo gruppo di eletti, ha fatto il suo ingresso ufficiale anche Nick Kyrgios, il quale ha fatto centro alla sua seconda finale della carriera (nel 2015 perse all’Estoril contro Richard Gasquet). Una settimana da urlo per l’australiano, il quale ha messo in riga tipi tosti come Vasek Pospisil, Teymuraz Gabashvili, Richard Gasquet, Tomas Berdych e Marin Cilic, tra l’altro senza lasciare per strada neanche un set (e senza mai perdere il servizio): che Kyrgios fosse un predestinato lo si sapeva da tempo, nel 2013 Radek Stepanek perse contro di lui al primo turno del Roland Garros e fu lo stesso ceco a decantarne le doti. Poi arrivarono i quarti a Church Road (2014), i quarti all’Australian Open (2015) e una serie di ottimi piazzamenti: mancava l’acuto, il primo trofeo alzato al cielo, che puntualmente è arrivato in uno dei tornei indoor più prestigiosi.

Rotto il ghiaccio, è arrivato il momento di mettere sul tavolo le prime analisi: grazie a questo successo, il giovane aussie è salito alla posizione 33 della classifica mondiale e si è avvicinato sensibilmente al suo best ranking (25). Con quel talento, quella personalità e quel potenziale, Kyrgios ha tutto per entrare quanto prima nella top ten e dare battaglia ai migliori: in Australia non aspettano altro e anche le altre tifoserie (non tutte, a dire il vero) sperano nell’esplosione di qualcuno che possa limitare il dominio di Novak Djokovic. C’è però un ma: dobbiamo davvero fidarci di Kyrgios? Appena dopo il trionfo su Cilic è sembrato tutto fuorché entusiasta e le sue dichiarazioni post match hanno lasciato più di qualche perplessità. Al di là del comico “amo il formaggio” (cosa non si fa per arruffianarsi il pubblico), Nick si è lasciato sfuggire un paio di frasi significative, come “non amo il Tour”, “vorrei essere un giocatore di basket” oppure “quest’anno prenderò parte a pochi tornei”: che significa tutto questo?

Ragionando in termini strettamente numerici, Kyrgios ha davanti a sé un’autostrada verso le primissime posizioni: togliendo la finale dell’Estoril e gli ottavi di Wimbledon, ha pochissimi punti da difendere per cui è lecito attendersi una sua scalata vertiginosa nelle prossime settimane. Tanto per dare un’idea, lo scorso anno raccolse la miseria di 25 punti tra Indian Wells e Key Biscayne, per non parlare degli altri piazzamenti nei 1000 (tutt’altro che abbaglianti). In questi giorni è impegnato al 500 di Dubai, dove potrebbe ritrovare nuovamente Berdych (battuto pochi giorni fa a Marsiglia) nei quarti: per farla breve, l’australiano ha il destino nelle sue mani, ma chissà cosa gli passa per la testa.

Kyrgios è davvero motivato al punto giusto per sfondare definitivamente? E’ questo il dubbio principale: se lo volesse, potrebbe inserirsi di forza nelle posizioni di vertice nel giro di poche settimane ma sappiamo tutti che nel tennis l’arma principale per stare in alto è la costanza di rendimento. Programmazione saggia, preparazione accurata, poche distrazioni: senza queste basi non si va da nessuna parte, ma un giocatore del 1995 che dichiara “quest’anno giocherò pochi tornei” lascia obiettivamente qualche incertezza. Visto che nessuno ha la palla di vetro, non resta che attendere e valutare l’evolversi della situazione.

Il torneo di Dubai potrebbe già fornirci delle risposte: nel primo turno Nick ha superato il difficile ostacolo Martin Klizan (recente trionfatore a Rotterdam) e in un’eventuale semifinale potrebbe trovare Stan Wawrinka, contro il quale non ha più giocato dopo il celebre scontro verbale dello scorso anno all’Open del Canada. Tutti ricordiamo quell’episodio, che gli costò una multa di 25.000 dollari ed un mese di sospensione: da quel giorno Kyrgios ha imparato a contenersi, ma per salire in cima e completare il puzzle servono altri pezzi. L’atteggiamento che in questi giorni metterà sul campo potrà darci indicazioni importanti.

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