Lì dove il campione è un atleta che eccelle nella sua disciplina a livello mondiale ed il fuoriclasse – prendo in prestito dalla Treccani – è una persona che ha qualità o dà prestazioni eccezionali, tanto da poter essere ritenuto al di sopra di ogni classifica. Possiamo dire che il fuoriclasse ha battuto il campione: Rafael Nadal ha prevalso su Matteo Berrettini. Tetto chiuso, percentuali di prime, diagonale di sinistra, cambi di gioco sul lungolinea, discese a rete e altro ancora, nei primi due set Nadal ha spazzato via ogni premessa della vigilia. La contesa parte a ritmi altissimi, i primi cambi di direzione di Matteo sono rapidi, ma del tutto indolori per Nadal che con facilità disarmante si gira sul dritto e si mette in condizione di poter scegliere da un ricco ventaglio di soluzioni. Il dato finale di 184 dritti giocati a fronte di 153 rovesci è un’anomalia e lo è ancora di più il 58-32 del set inaugurale, subito indirizzato dal break del secondo gioco.
In queste condizioni lo scambio non può quasi mai esistere, Nadal è dominante sul lungo e più che competitivo sullo 0-4, specialmente nei suoi turni di battuta e sulla seconda di Matteo, addomesticata con meno problemi del previsto. Tra primo e secondo set Berrettini raccoglie 2/13 con la seconda, questo contro il 7/10 del quarto set. Questo nonostante una velocità media paradossalmente maggiore nel secondo parziale rispetto al quarto (170 km/h vs 165 km/h) e senza grandi variazioni da giustificare la facilità di ingresso nello scambio, se non la naturale flessione di Nadal. Nelle prime due ore l’attuale numero 5 del mondo ha giocato vicinissimo alla riga di fondo e ha dominato la diagonale di sinistra. Berrettini tra cambi lungolinea ed incrociati stretti riesce a trovare buone soluzioni, anche appoggiandosi sulla palla dell’avversario, ma che Nadal si giri di dritto o vada lui a cambiare lungolinea, per due frazioni l’esito è lo stesso.
Quando la partita va in questa direzione sono poi naturali gli errori dell’azzurro, che obbligato a non sbagliare mai diventa più falloso. A tratti trovare una soluzione è quasi impossibile, ma per intenti ed esecuzioni non è un Berrettini orribile. Cercando un esempio, Matteo si ritrova un po’ nel limbo che Djokovic ha affrontato nella finale del Roland Garros 2020, dove il primo set perso 6-0 è quello che paradossalmente gioca meglio nell’arco dell’incontro. Non è esattamente così nel caso della semifinale australiana, ma fa ben capire che anche facendo le cose giuste si può essere dominati, specialmente se l’avversario è uno dei migliori interpreti della storia del gioco. Non sono poche le volte in cui l’allievo di Santopadre è riuscito a prendere il comando degli scambi, ma in tante occasioni tra meriti suoi e demeriti dell’avversario, Nadal è riuscito a ribaltare tutto. Caso straordinario i due recuperi su altrettanti dritti anomali di Berrettini, ed i successivi sventagli di dritto, il tutto nello stesso scambio. Matteo è stato di fatto privato di ogni sua arma, al netto di qualche difficoltà di approccio alla palla ed il braccio in qualche occasione più legato del solito. Dall’altra parte della rete Nadal, in corsa per il 21° slam, interpreta la partita con la consapevolezza di dover massimizzare i primi scampoli di gioco; forte del recente match contro Shapovalov e della debacle targata 2021 contro Tsitsipas.
Dopo essere stato preda del 20 volte campione slam per due ore, Berrettini emerge nel terzo set e lo fa grazie alla dote che ha propiziato il più grande step della sua carriera: la capacità di cogliere quasi ogni chance. Non appena Nadal inizia ad accorciare, a partire più indietro e soprattutto a girarsi meno, Berrettini inizia a lasciare il segno con il suo marchio di fabbrica, fin lì castrato. Il break è improvviso e sostanzialmente permette a Matteo di inseguire di un solo set dopo essere stato a lungo alle corde. Contestualmente al calo del maiorchino, il tennis di Berrettini cresce; questo più che a sminuire i meriti dell’azzurro serve ad evidenziare come Matteo si stesse già esprimendo su buoni livelli, seppur frenato da un avversario a tratti impareggiabile. Si entra dunque nel quarto parziale con un Nadal che arretra e non riesce a stare dietro alle accelerazioni di Matteo, che aumenta il rendimento in tutte le zone del campo, anche con quella prima citata seconda che finalmente gli permette di entrare bene nello scambio. Rafa anticipando di un set quanto fatto con Shapovalov, si aggrappa al servizio ed esce fuori da un paio di 15-30 nel primo e nel settimo gioco, quest’ultimo fa da preludio al blackout di Berrettini, che dopo cinque turni di battuta vinti a zero subisce il break e va a cedere l’incontro. Un peccato per il verso che il match avrebbe potuto prendere, ma parlare di rimpianti sarebbe troppo, soprattutto se per farlo devono essere scomodati giusto un paio di 15-30 nel quarto set e non chance più concrete.
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