La storia di Alejandro Tabilo è fatta di viaggi, esperienze in giro per il mondo e diverse peripezie. Il cileno classe 1997, nato in Canada e successivamente naturalizzato anche grazie al tennis, si è reso protagonista di una stagione memorabile nel 2024, impreziosita dalla semifinale raggiunta agli Internazionali BNL d’Italia. Dopo una prima parte di 2025 condizionata da alcuni problemi fisici, Tabilo ha iniziato la sua risalita nel ranking trovando a settembre il terzo titolo ATP, in finale contro Lorenzo Musetti a Chengdu. L’intervista è stata realizzata durante il Challenger di Olbia organizzato da MEF Tennis Events.
Alejandro, i primi anni della sua vita sono stati movimentati. Ce li racconta?
“Ho iniziato a giocare in Canada e viaggiando per molti tornei Juniors anche in Europa. Poi a 13 anni mi sono trasferito negli Stati Uniti e sono stato lì per altri 7-8 anni prima di approdare in Cile. Da quel momento in poi, Santiago è divenuta la base fissa per la mia vita e per i miei allenamenti”.
Durante l’adolescenza è stato necessario un drastico cambio di peso. Come fu quel periodo?
“Da ragazzo ero un po’ sovrappeso, è vero. Ho cominciato a rendermene conto quando sono aumentati i problemi alla schiena e da lì ho deciso che avrei dovuto perdere tanti kili. L’ho fatto al punto di ottenere l’effetto opposto, quindi a causa di questo mi sono dovuto fermare quattro mesi per aumentare la mia muscolatura. Non è stato facile, ma l’esperienza mi ha aiutato e tutt’ora ne faccio tesoro quando subisco un infortunio”.
Poi una partita contro Nicolas Jarry cambiò il suo destino.
“Nel 2016 giocai un torneo in cui era presente anche Jarry. Sapevo che eravamo in rotta di collisione e all’epoca quella partita divenne fondamentale per il cambio di nazionalità. Vinsi in tre set, fu una grande battaglia che giocai con tanta voglia di vincere. Per me rappresentare il Cile è un onore”.
Cosa ne pensa del suo 2025?
“Non è stata una stagione semplice, in tutto il periodo da Cincinnati in poi mi ero quasi dimenticato come si giocasse a tennis. Ho cercato di pensare a ritrovare ritmo, correndo molto in campo e soprattutto mantenendo un atteggiamento positivo e mai lamentoso. Alla fine posso dire di avercela fatta, ora sto molto bene”.
Nel 2024 una straordinaria cavalcata agli Internazionali BNL d’Italia. Cosa porta nel cuore?
“La settimana di Roma è stata incredibile. Ho un rapporto magnifico con l’Italia perché amo questo Paese e già da giovane vinsi qui molti tornei. È successo di nuovo a livello Challenger e infine c’è stato il torneo da sogno vissuto nel 2024. Nella partita contro Djokovic ho pensato solo a rimanere concentrato, senza mai avere la testa alla vittoria. Ricordo che a rete mi ha fatto i complimenti, ho un ottimo rapporto sia con lui che con il suo manager. Gli Internazionali BNL d’Italia mi hanno fatto capire che posso stare a quel livello”.
Soltanto un mese fa la rocambolesca vittoria dell’ATP 250 di Chengdu in finale contro il ‘nostro’ Musetti.
“Contro Lorenzo ho giocato una finale pazzesca. Sono partito con grande solidità nel primo set, poi nel secondo c’è stato un calo di energie anche dovuto alla settimana pesante. Siamo arrivati al tie-break del terzo senza neanche rendermene conto e per fortuna non ho avuto troppi pensieri per la testa. La vittoria è arrivata senza neanche accorgermene e penso che il torneo di Chengdu sia stato uno dei più importanti della mia carriera”.
L’anno scorso ha invece affrontato anche Jannik Sinner. Che differenze ha notato tra i due?
“Sono due giocatori molto diversi. Lorenzo ha una grande mano, è un giocatore capace di complicare le partite a tutti gli avversari modulando traiettoria ed effetto. Jannik non mi sorprese per la velocità di palla in termini assoluti, ma per un altro aspetto. È normale che abbia un ritmo medio più alto di tutti, ma è fenomenale nel mantenerlo sia nell’arco della partita si quando si sposta dal centro. Ricordo che tentavo di muoverlo, e ricevevo pallate anche se si trovava ai lati del campo; per lui non fa nessuna differenza e in questo è incredibile”.
E invece la Laver Cup che esperienza è stata?
“Ho guardato la Laver Cup per molti anni in televisione e mi sono sempre chiesto quanto i giocatori volessero davvero vincere. Ho avuto la fortuna di potervi partecipare e sono rimasto stupito da quanto i giocatori arrivino preparati. Sapevano tutto, punti deboli e punti di forza di chi era in gara. Ho imparato molto ed è stato davvero bello esserci”.
Impossibile non parlare di Valentin Vacherot, che dal circuito Challenger è arrivato a vincere un Masters 1000.
“L’attuale livello del circuito Challenger è molto alto e il titolo di Vacherot lo dimostra. Qui nessuno vuole perdere, per fare anche solo pochi punti ti devi ‘ammazzare’. Mi piace molto il fatto che siano tutti sullo stesso livello e che ci sia tanta competizione. Vedere un giocatore come Valentin vincere un Masters 1000 mi fa pensare che anche io ho le mie chance e posso riuscirci”
Tempo fa disse che il suo obiettivo era la Top 10. Lo pensa ancora?
“Il mio obiettivo a lungo termine è quello di entrare in Top 10. Penso di poterci riuscire e so che il 2026 può essere l’anno giusto soprattutto in alcuni momenti dell’anno. Credo davvero che il mio livello sia tra i migliori e sto lavorando duramente per arrivarci”.
L’intervista integrale