Lorenzo Musetti torna a Wimbledon un anno dopo l’exploit della passata edizione, lo fa da top-10 del ranking mondiale, ma senza aspettative. D’altronde il destino a volte è beffardo, specie quando ti costringe al ritiro durante la semifinale del Roland Garros e a saltare l’intera preparazione in vista dei Championships.
Quell’erba che nel 2024 gli aveva regalato enormi soddisfazioni, il carrarino l’ha potuta testare soltanto pochi giochi fa per la prima volta: “Sono stato due settimane piene senza toccare la racchetta, con terapie e riabilitazione ogni giorno. Sono arrivato lunedì e mi sono allenato meno di una settimana perché sono stato malato per due giorni. Ho lavorato più duramente che ho potuto per essere pronto per giocare qui”.
Il Davisman azzurro spiega nei dettagli – in conferenza stampa – il problema muscolare che lo ha fermato nel match contro Alcaraz meno di un mese fa: “Ho avuto una lesione di primo grado all’adduttore sinistro. Quello che avevo avvertito a Parigi durante la partita non era un fantasma purtroppo, era tutto vero. Il dottore mi aveva detto che se non fossi stato uno sportivo, ci sarebbe voluto quasi un mese. La mia età e le terapie hanno però aiutato e in circa due settimane e mezzo sono riuscito a guarir. Questo era l’importante ed era quello che ci eravamo prefissati”.
“Ora sto bene – ha ammesso Musetti riguardo le sue attuali condizioni -. Non ho mai avuto sensazioni di ricaduta da quando ho iniziato. E questo è un aspetto positivo. Ma non ho aspettative per questo Wimbledon, voglio godermi il momento. Ho lavorato tanto fuori dal campo tra terapia ed esercizi per velocizzare il recupero ed esserci. Poi ovviamente arrivati qui, nessuno vuole perdere subito. Ho un primo turno difficile (contro Basilashvili ndr). Cercherò di prendere i match uno alla volta e vediamo come andrà”.
Un debutto nel torneo e un ritorno in campo resi ancora più complessi dal giocare su una superficie che i tennisti ritrovano di rado: “L’erba è una superficie difficile perché si prova una volta all’anno, bisogna sapersi adattare e va tanto a sensazioni. L’anno scorso, ad esempio, dopo Parigi ho avuto subito buone sensazioni a Stoccarda e al Queen’s. Quindi sono arrivato qui con una fiducia diversa. Quest’anno sarà invece più una scoperta. Speriamo di portare in campo i ricordi e gli aspetti che avevo trovato l’anno scorso e ovviamente cercherò di fare del mio meglio”.
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