Dal college alla top 100: la storia di Tommy Paul

9 Dicembre 2015: Tommy Paul, allora 18enne di belle speranze, raggiunge il terzo gradino del ranking Junior dopo la sconfitta patita contro Taylor Fritz nella finale degli Us Open. Auger-Aliassime, Tsitsipas e De Minaur per fare qualche nome delle vittime mietute dal nativo di Voorhees in un’edizione altamente spettacolare, culminata con la vittoria finale del gigante statunitense che sbaragliò una concorrenza quantomai agguerrita.

Circa 4 anni dopo molti dei partecipanti sono giocatori rinomati, molti cercano ancora un’affermazione a livello Itf ed altri hanno ormai rinunciato al loro sogno. Perchè il percorso di un tennista è fortemente identitario e personale, ricco di insidie e punti interrogativi, di ambizioni da custodire e di scelte da prendere. Tommy Paul questo l’ha sempre saputo, e la sua storia ne è la conferma.

Campione nazionale under 12 e finalista dell’Orange Bowl under 16, la carriera giovanile di Tommy lasciava presagire al classico crack futuro a stelle e strisce. Dopo aver vissuto per tre anni nelle strutture USTA a Boca Raton, insieme al suo fedele compagno Reilly Opelka, il giovane statunitense si trovò di fronte ad un bivio. Nell’aprile del 2015, a pochi mesi dall’edizione del Roland Garros Junior che lo incoronerà campione, il giovane di New Jersey con il poster di Andy Roddick in cameretta annunciò il suo accordo con l’University of Georgia, ponendo alla luce uno dei tanti interrogativi che affliggono giocatori d’oltreoceano e non: qual’è la soluzione migliore per un tennista Junior? Frequentare un college o tentare l’approccio nei Pro?

A differenza di molti colleghi, Tommy ha scelto la prima strada. Un percorso per certi versi insidioso, ma che fornisce agli studenti una preparazione a tutto tondo per quanto concerne disciplina, mentalità e senso di responsabilità. In questo contesto non stupiscono i risultati ottenuti da Paul negli ultimi mesi, giocatore sì talentuoso ma che con la spinta del college ha saputo trovare la giusta quadra per competere ai massimi livelli. In pochi mesi l’americano ha raggiunto stabilmente la top 100 (attualmente è al numero 81), conquistando nella settimana appena trascorsa il Challenger di Tiburon, suo quarto sigillo nel circuito cadetto.

A distanza di 4 anni da quella scelta, possiamo affermare con certezza che il percorso intrapreso dallo statunitense sia stato quello giusto.

 

 

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