Allenamenti Romani

Allenamenti al Foro Italico
(foto Simoncini)

di Mauro Simoncini

Ho passato il Ponte del Primo maggio a Roma: motivi di cuore e di passione (il tennis).
Scrivo, ahimè, dal treno che mi riporta a casa a Milano, dopo una divertentissima cena con Ale, in compagnia di Cipo (in bocca al lupo) e dopo una giornata, sabato, trascorsa al Foro dopo anni che non ci andavo.

Oltre alle note tecniche che il padrone di casa ha già puntualmente segnalato con la consueta attenzione l’intera giornata ha confermato una sensazione che ho sempre avuto. La bellezza di frequentare dal vivo i tornei, soprattutto durante le prime giornate. Vado da 5-6 anni a Parigi al Roland Garros e per scelta durante i primi turni (lunedì e martedì della prima settimana): vedi tutti i giocatori impegnati, dai più famosi a quelli che si riveleranno poi sorprese del torneo o addirittura dell’anno; ma soprattutto vedi gli allenamenti di tutti compresi i grandissimi, appena sbarcati. E il fatto che ci sia in generale meno gente in giro favorisce un contatto ravvicinato, più curioso e “personale”.

E’ stato così anche ieri, al Foro. Pur non volendo perdermi le fasi salienti dei ragazzi italiani impegnati nelle qualificazioni, era impossibile avendone la possibilità, non sedersi a 2 metri dal campo di Federer o da quello di Roddick che si allenavano. Assistere alla sessione di allenamento tutta azzurra tra Potito e Andreas, curiosare l’allenamento tutto bordate di Soderling e Nieminen o ancora godersi (mentre la fidanzata provava la tintarella) mezzora di punti in libertà tra Djokovic e Volandri su un centrale semi deserto. Di meglio non si poteva chiedere.

Chi gioca a tennis può capire. Chi fa gare ancora di più. Sa che vuol dire fare un match (a qualsiasi livello) e allenarsi: c’è un abisso. Anche se i campioni “escono” e fanno la differenza soprattutto in partita, in allenamento tutti, dal primo all’ultimo, danno il meglio di sè, inteso come soluzioni estemporanee, senza freni; libero spazio alla fantasia e sorrisi sinceri. Ne giovano gli occhi di un qualsiasi appassionato di tennis; certo manca l’adrenalina, la tensione dei punti importanti, ma certi colpi li vedi solo in allenamento.

Federer che prova a servire da 3 metri dietro la riga, forse per collaudare il kick, forse solo per divertirsi; poi batte su una gamba sola, la sinistra, mentre la destra improvvisa una specie di passo di danza. E poi comincia i punti, di là dalla rete Gianluca Naso, chissà che un brividino all’inizio non l’abbia sentito. Gli stessi punti che Djokovic ha giocato con Filo Volandri parlando amabilmente in italiano (anche con Fanucci) prima di attardarsi per più di 10 minuti con i fans accorsi concedendo cappellini e autografi. Mentre Cipo prima scaldava il serve&volley del gigante Mirnyi (Davide e Golia) poi faceva gli onori di casa col tedesco Kiefer nel tardo pomeriggio.

Ovviamente ero a bordo di quel campo perché la mia lei ha “giustamente” preteso di seguire l’allenamento di Carlitos Moya… Pare sia bello più che in Tv, e qui l’allenamento non c’entra.

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