Flavio Cobolli ha raggiunto il best ranking di numero 18 ATP. Il romano, classe 2002 e reduce dallo splendido quarto di finale a Wimbledon, ha disputato anche un’ottima Hopman Cup (l’Italia è stata sconfitta solamente in finale dal Canada). ‘Cobo’ diventa così, alla pari di Omar Camporese, Andrea Gaudenzi e Andreas Seppi (tutti giunti al massimo al numero 18 del mondo), il nono tennista italiano dell’Era Open per classifica. Prima di lui Jannik Sinner (1), Adriano Panatta (4), Matteo Berrettini (6), Lorenzo Musetti (6), Corrado Barazzutti (7), Fabio Fognini (9), Paolo Bertolucci (12) e Marco Cecchinato (16). Di questi 12 giocatori, 5 sono attualmente in attività e uno (Fognini) si è ritirato da pochi giorni, a dimostrazione dello status da potenza mondiale per l’Italia del tennis al maschile.
La presenza di Sinner (e Musetti) è un grande vantaggio per tennisti come Cobolli, che hanno potuto lavorare in (relativa) pace per costruirsi come atleti e persone senza eccessive pressioni. Flavio aveva infatti iniziato molto male la stagione, con 7 sconfitte consecutive a livello di circuito maggiore (da Auckland a Miami passando per gli Australian Open). Qualora fosse stato il portabandiera azzurro, sarebbe stato sommerso da critiche più o meno aspre; ma gli appassionati, concentrati su Sinner (e in parte minore su Musetti), non se ne sono praticamente accorti. Cobolli, dopo il successo a Bucarest, ha preso il volo e, se si eccettua la (dolorosa) sconfitta al Foro Italico contro Nardi, non ha sbagliato quasi nulla crescendo di settimana in settimana. Flavio è attualmente al diciottesimo posto con 2360 punti, mentre nella Race to Torino (punti conquistati nell’anno solare) è alla ventesima piazza con 1610 punti. Cobolli, che aveva chiuso il 2024 al numero 32 del mondo con 1472 punti, ha già superato lo score ottenuto in tutta la passata stagione.
Il best ranking di Cobolli al numero 18 del mondo sta passando quasi inosservato. Aver raggiunto tre mostri sacri del passato come Gaudenzi, Camporese e Seppi è già una nota di (grande) merito. In un tennis mondiale in cui l’Italia vanta il numero 1 del mondo e recente vincitore a Wimbledon, oltre che il settimo giocatore più forte del circuito (Musetti), entrare in Top 20 sembra quasi normalità. In questo periodo di sbornia tennistica è bene trovare la giusta lucidità e tributare a Flavio un enorme applauso, perché ciò che sta facendo il giovane romano è speciale, eccezionale. Un dato a certificarlo: solamente 12 volte, in oltre 50 anni di ranking ATP, un azzurro si è spinto (almeno) al numero 18 della classifica. E adesso si può continuare a sognare, la carriera di Flavio Cobolli è solamente all’inizio.
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