Di Wu, gioiellino dagli occhi a mandorla

Di Wu
di Fabio Valente

Non si tratta di un predestinato, non è il miglior talento della sua generazione, non è più nemmeno un ragazzino, ora che ha compiuto ventiquattro anni lo scorso quattordici settembre. Eppure in Cina, il suo paese, gode di ampia considerazione, mentre in Italia solamente negli ultimi giorni si sta cominciando a parlare di questo tennista classe ’91, originario di Wuhan. Il perché è presto spiegato, e coincide con la vittoria, pochi giorni or sono, del Challenger di Maui, ottenuta dal tennista cinese grazie a vittorie degne di nota su avversari ben più blasonati o mediaticamente interessanti: il fresco vincitore di Davis Cup (Kyle Edmund), il talento italiano (Matteo Donati), la recente sorpresa americana (Noah Rubin), senza dimenticare Alex Bolt e Connor Smith. Un filotto di vittorie, quello ottenuto nella settimana hawaiana, che, citando il coach Davide Sanguinetti, rappresenta “una vera e propria iniezione di fiducia in vista dei prossimi impegni”. Ma precisamente, chi è Di Wu?

Pur iniziando a giocare a tennis presto, all’età di sei anni, il giovane nativo di Wuhan si rivela in grado di esprimere solamente in maniera parziale il proprio talento nei primi anni di tornei. Sviluppando un’ovvia predilezione per le superfici veloci (difficile trovare campi in erba o in terra rossa in Cina, ci spiega Davide), racimola numerosi successi a livello Future (12) nei primi anni di carriera, cogliendo però tutte le vittorie o nella natìa Cina o in paesi limitrofi quali Giappone e Corea del Sud. Dotato di ottime capacità tecniche e se possibile di addirittura migliori qualità fisiche, sfrutta al meglio il rovescio, giocato bimane, più che il dritto. “ll punto debole è il servizio, al momento, ma ci stiamo lavorando – spiega Davide Sanguinetti – “È rapido negli spostamenti, non avendo un fisico imponente, e ha un gioco molto semplice: è sempre molto concentrato e colpisce la palla molto bene, spedendola vicino alle righe”. Semplice, no?

Il nome di Di Wu sale per la prima volta alla ribalta mediatica, seppur brevemente, in occasione della Hopman Cup del 2012, alla quale la Cina partecipa schierando accanto alla pluripremiata e titolata Li Na proprio il talento emergente Di Wu. Il ragazzo, appena ventenne, si confronta con pezzi da novanta del calibro di Richard Gasquet, Fernando Verdasco e Lleyton Hewitt, uscendo sconfitto da tutti e tre i confronti, prova che il palcoscenico internazionale è ancora acerbo per essere calcato. È proprio la mentalità del tennista cinese a far sì che queste sconfitte siano più un’occasione per migliorare che una pesante batosta: proprio coach Sanguinetti spiega come “la motivazione è più che buona, il ragazzo ambisce ad entrare tra i primi cento al mondo. Con lui mi trovo benissimo a lavorare, è davvero un bravo ragazzo. Anche con la federazione cinese ha un ottimo rapporto, non vi sono mai state diatribe”.

Classificato di poco tra i primi 250 al mondo all’inizio dell’anno, il 2016 di Di Wu sembrava delinearsi tra qualche sparuto impegno future, una grande quantità di challenger e qualche occasione di ben figurare in eventi ATP. L’improvvisa e scoppiettante partenza del cinese ha lasciato invece presagire che già nell’annata in corso molte soddisfazioni possano essere regalate dal talento dagli occhi a mandorla. Partito dal tabellone delle qualificazioni agli Australian Open, Wu è stato in grado di ritagliarsi con merito un posto nel tabellone principale grazie a convincenti vittorie su Ti Chen, Thomas Fabbiano e l’esperto belga Niels Desein. Al primo turno si è dovuto arrendere all’americano Austin Krajicek, numero 101 al mondo, in tre set, ma già i primi segnali erano apparsi chiaramente. Solo pochi giorni dopo, infatti, arriva la prima consacrazione in quel di Maui, che proietta Di Wu alla posizione 168 del ranking mondiale, appena sette posizioni più in basso del best ranking ottenuto nell’estate 2013, ma destinato ad essere ampiamente superato.

Non accade tutti i giorni di vedere un allenatore italiano seguire da vicino un tennista cinese per cui la curiosità è tanta: chiedo a Davide Sanguinetti qualche informazione riguardo la collaborazione in corso. “Non è poi così strano, – spiega – mi ha cercato lui. Ora è da otto mesi che lavoro con lui ed è davvero un piacere!”. Approfittando della gentilezza del mio interlocutore mi informo anche sul prosieguo della stagione del tennista cinese, chiedendo quali siano gli obiettivi e gli eventi in programma nei prossimi mesi. “Al momento la sua programmazione è in via di definizione. Prima di iniziare gli Australian Open era attorno al 250 al mondo, ora è quasi 100 posizioni più avanti in classifica. Devo studiargliela bene!”

Facendosi largo tra altri nomi più che interessanti del panorama tennistico asiatico (quali Chung, Nishioka, Daniel tra i giovani), anche Di Wu inizia a godere di ampia considerazione non solamente in patria ma anche all’estero. Il merito di essere divenuto il primo giocatore nella storia della nazione cinese ad aver sollevato un trofeo ATP gli consegna automaticamente rispetto e una buona dose di speranze. Pronto ad affrontare il futuro con l’abituale metodicità, ora Di Wu si sta godendo il meritato riposo in patria. Come ci ricorda Davide Sanguinetti alla fine della nostra chiacchierata, il sette febbraio in Cina si festeggia il Capodanno e sono d’obbligo da parte nostra doppi auguri e congratulazioni per Di Wu: prosit!

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