La Stellina di Liegi


(David Goffin)

di Luca Brancher

Eppure ricordavo che quando un giovanotto incontrava il proprio idolo, su un campo da tennis, un po’ di timore reverenziale ce l’aveva. Sarà stato per questo, sbagliato, retaggio che epoche passate mi avevano trasmesso – un Kiefer coraggioso come un pulcino di fronte al proprio idolo infantile Boris Becker all’ultimo passaggio sul giardino di Wimbledon – che non ritenevo l’incontro tra Roger Federer e David Goffin, ottavo di finale del Roland Garros, degno di poi così grande interesse. Il belga, che senza remora alcuna si era definito un grandissimo tifoso sin dall’età adolescenziale del campione elvetico, aveva inoltre dalla sua un pass per gli ottavi di finale tutt’altro che solido, perché sì, aveva sconfitto al quinto set due tennisti esperti come Arnaud Clement e Radek Stepanek e si era liberato in tre rapide frazioni del politropico polacco che risponde al nome di Lukasz Kubot, ma era comunque un lucky loser, un giocatore che, prima di Parigi, in altre due occasioni, si era visto eliminare all’ultimo turno di qualificazione di un torneo dello Slam. Peraltro il primo lucky loser agli ottavi di finale di un major dal 1995, quando a riuscirvi, ma si era a Wimbledon, fu il suo connazionale Dick Norman, con cui, a parte la nazionalità, ha da spartire veramente poche altre cose. Di sicuro non il fisico.

Ed in effetti, a ben vedere, la più grande lacuna da imputare al povero David è proprio la consistenza fisica, per la quale potrebbe tranquillamente venire scambiato per un giocatore junior. Lui che, in quella categoria, raggiunse la finale al Trofeo del Bonfiglio, sconfitto da Guido Pella, dando prova di un grande talento, tale da spingere, in un’evidente sforzo iperbolico – oltre che poco lucido – l’ufficio stampa della Federazione a definirlo il nuovo Leconte. David, tuttavia, è destro, ma ha di sicuro una semplicità di tennis nel braccio da far invidia a molti, forse non a Ritton, ma a tanti altri atleti presenti nella top-100 di sicuro. Goffin, quindi, 22 anni ancora da compiere e un futuro tutto da scrivere: ma come sarà?

Bonfiglio e…Se il nostro futuro è frutto di quello che è stato il nostro passato, analizziamo brevemente quale sia stata la carriera del tennista di Liegi, tanto da valutare possibilità e prospettive, tenendo però ben a mente una considerazione importante: data la struttura fisica minuta, è inutile avanzare paragoni scomodi con giocatori che “alla sua età già avevano vinto tornei importanti”, perché ogni ragazzo ha chiaramente il suo tempo di maturazione. Basti pensare che David è coetaneo di Milos Raonic, il quale già da 12 mesi è uno spauracchio per i big del settore, su qualsiasi superficie, terra battuta compresa. E’ necessario sottolineare la differente muscolatura dei due? Mi auguro, invece, sia pleonastico, per cui, per un giocatore come Goffin, non era ipotizzabile attendersi una crescita fulminea, bensì regolare: quella che effettivamente è stata. In effetti, già da junior, parentesi Bonfiglio a parte, osservatorio quindi fortunato per chi, nel 2008, ebbe la possibilità di convergere verso il Tennis Club Bonacossa, il belga aveva incontrato le sue belle difficoltà. Qualche buon risultato, sì, qualche discreta vittoria e una top-ten raggiunta proprio all’ultimo momento, d’accordo, ma nelle competizioni d’elite, leggasi Slam, David era sempre venuto meno: nell’anno in cui venne proclamato vicecampione meneghino, Goffin fu infatti eliminato al primo turno a Wimbledon ed al secondo al Roland Garros, contro avversari che, in maniera eufemistica, non hanno propriamente avuto un decorso professionale, da quel momento in poi, comparabile con quello dell’illustre sconfitto.

Gli esordi sul circuito pro’. In accordo con quanto già riferito in precedenza, anche l’effettivo sbarco nel tour è avvenuto piuttosto tardi, vale a dire nella stagione che lo ha visto compiere i 18 anni. Una scelta ben ponderata, dal momento che l’unica altra partecipazione effettuata prima dell’estate del 2008 fu nel challenger autunnale di Mons, due anni prima, dove Goffin subì una dura lezione dal tedesco Simon Stadler: 6-0 6-0. Il ragazzo non era ancora pronto. Diverso, invece, il suo incedere due anni più tardi. Già al terzo tentativo rimediò una semifinale (a Koksijde, Belgio), al quinto, in Grecia, ottenne invece il primo titolo, cedendo soltanto 22 giochi nelle 6 partite (e 12 set) che lo avevano visto disimpegnarsi sui campi in cemento dell’isola di Cefalonia. La prima vera stagione si concludeva così, con altri buoni piazzamenti e l’approdo nella top-600 ATP. Non male.

Successi convincenti e la saga con Dimitrov. Il 2009 è un’altra stagione positiva per David, che nell’ottica della politica dei piccoli passi già prima esposta, continuava a progredire, non solo in ambito futures, ma anche con le prime comparsate a livello challenger. Da non dimenticare, a tal proposito, la semifinale ottenuta in Umbria, a Todi, dove Goffin sconfisse il futuro top-30 Kevin Anderson prima di arrendersi di fronte all’esperto Simon Greul. Quello che però è mancato, nel corso dell’intera stagione, è stato un nuovo titolo, per il quale David avrebbe dovuto attendere l’estate del 2010, quando fu bravo e fortunato a sfruttare il ritiro, nell’atto conclusivo dell’ottavo future tedesco, del sempiterno Eric Prodon. Sarebbe stato il primo di una serie di cinque titoli che il belga avrebbe ottenuto nel giro di 15 mesi e che gli avrebbe consentito di migliorare definitivamente il proprio posizionamento nel ranking, ormai alle soglie della top-200. Utili, come slancio, le tre partite, pur tutte perse, contro il bulgaro, di soli 5 mesi più giovane, Grigor Dimitrov, valevoli per piazzamenti lodevoli. Nell’ordine: il titolo nel Future F9 di Germania, la finale nella manifestazione ITF successiva e quella nel challenger di Ginevra. E già, perché dopo Todi erano giunte altre belle prestazioni anche nel livello intermedio. Dalla finale a Lubiana, nella tarda estate del 2010, fino alla splendida semifinale a Mons di circa 13 mesi dopo. Una settimana assolutamente sopra le righe per il 21enne belga, capace,nel giro di pochi giorni, di superare due temibili top-100 come il connazionale Olivier Rochus e il colombiano Alejandro Falla, entrambi al tie-break del terzo set. Non i primi giocatori con la classifica composta da due sole cifre battuti, a dire il vero – erano già caduti, sotto le sue grinfie, Christophe Rochus e Lukas Rosol – ma il primo torneo in cui David lasciò intendere di che pasta fosse realmente fatto. Pur avendo, in quel periodo, nel palmares già un turno superato nella categoria superiore, vale a dire negli Atp.

La carriera negli ATP e la maledizione Slam. Un altro fattore che ben testimonia la lenta e meditata programmazione, e quindi ascesa, di David Goffin è il fatto che il primo torneo ATP a cui ha preso parte risale soltanto all’ottobre 2010, meno di due anni fa: accadde a Montpellier, dove il belga venne comunque eliminato al secondo turno di qualificazione da Marc Gicquel. La seconda volta, però, fu subito quella buona: all’alba del 2011, David prese parte, sempre dalle quali, al torneo di Chennai, India, dove superò i tre turni del tabellone cadetto, prima di sorprendere l’eroe di casa Somdev DevVarman nel primo turno e di arrendersi a Stan Wawrinka nella successiva partita. Curioso che per rivederlo al via di una competizione di questo circuito si sarebbe dovuto attendere la manifestazione di Kuala Lumpur, un 250 disputatosi nel tardo settembre – dove David ottenne un nuovo scalpo, quello di Ebden – ancora più particolare che il miglioramento di tale prestazione, vale a dire il quarto di finale, avvenne nuovamente a Chennai, nel 2012, dove Goffin raggiunse i quarti di finale, in cui cedette a Janko Tipsarevic, primo top-10 affrontato in carriera, togliendosi pure lo sfizio di sottrargli un set. Fino al gennaio di quest’anno, quindi, le presenze di Goffin nel circuito superiore, nonostante i 21 anni compiuti a dicembre, si potevano contare sulle dita di una mano. Così come le sue partecipazioni Slam, che prima del Roland Garros erano state soltanto quattro, e tutte segnate da una certa sfortuna. Alla prima apparizione (Australian Open 2011) il belga si dovette ritirare contro il coetaneo Milos Raonic, poi a Wimbledon e U.S. Open 2011 sono giunte due sconfitte al terzo turno, rispettivamente contro Igor Sijsling e Joao Souza, quasi omonimo del tennista portoghese che lo ha estromesso dal match decisivo del Roland Garros ora in corso: ma poi sappiamo tutti come è andata finire, no?

David Goffin da lunedì mattina sarà un nuovo top-100: nonostante si sia insistito sul fatto che non abbia voluto forzare le tappe, a 21 anni e mezzo e già arrivato al tennis che conta. E contro il pluri-campione Roger Federer ha pure fatto notare che lui a questo livello ci può stare benissimo. Nonostante dell’altra parte della rete si trovasse uno dei principali responsabili della carriera intrapresa: ma su un campo tennis il belga non guarda in faccia nessuno, nemmeno, o soprattutto, gli idoli adolescenziali.

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