Blaz Nel Futuro

di Luca Brancher

“Datemi un IRobot* e sarete i futuri campioni”
*Dicesi IRobot l’apparecchio a forma di disco che, lasciato libero di vagare per casa, pulisce a fondo le stanze, fornendo quindi un sostanziale ed importante aiuto per le casalinghe. Un piccolo sogno domestico che col tempo si è fatto realtà.

Blaz Rola nemmeno ci pensava all’America. Non aveva mai vagliato l’opportunità di fare armi e bagagli e di volare dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. In fondo, non ne carpiva il nesso. Lui era un tennista, si sacrificava ore per allenarsi e mantenere viva la fiammella della speranza contraddistinta da un futuro anagrammato in tre semplici lettere: A T P. Ed allora quale vantaggio poteva regalargli chiudere nel cassetto il sogno che lo guidava da bambino per qualche anno e dedicarsi anima e corpo alla vita universitaria in una cittadina del Centro America chiamata Columbus (fosse stata New York, Miami o Los Angeles, chissà, ma Columbus? Dai…). Ohio, lo stato centrale americano per definizione. No, già era nato in un piccolo stato centrale dell’Europa, la Slovenia, non aveva proprio senso.

Nel 2010 Ty Tucker, capo maestro della sezione tennis dell’Università Statale dell’Ohio, si era recato in Europa Centrale, più precisamente tra Germania e Austria, per scritturare alcuni giocatori che, stando ai suoi report, potevano aiutare la sua selezione “che mai aveva vinto il titolo nazionale”. Il tennista che principalmente aveva colpito la sua attenzione era il croato Dino Marcan, che sarebbe stato convinto da Tucker, ma dopo un anno scarso di permanenza negli Stati Uniti, comprese che la vita universitaria non gli si addiceva, per cui rifece le valigie e se ne tornò a casa. Discorso diverso, invece, per Blaz Rola. Blaz, in realtà, non era nella lista dei papabili di Tucker, ma Ty rimase impressionato dal modo di allenarsi e dall’enome dedizione che lo sloveno mostrava sul campo da tennis. “Mai visto uno allenarsi in maniera così intensa prima di un incontro. E poi era alto ed aveva un tennis veramente interessante con quei colpi mancini. Capii che poteva fare al caso nostro e presi nota di come potessi contattarlo”.

Sforzo vano, dal momento che Blaz, da quel giorno, lasciò che il telefono squillasse e che la casella mail si riempisse per due mesi, tanto non era interessato a quanto gli veniva proposto. Ty, però, non è uno che demorde facilmente e, perso per perso, giunse a giocarsi la carta riservata solo ad alcuni atleti eletti. “Che ne dici di venire a farti un giro a spese nostre a Columbus? Magari scopri che poi l’aria di qui non è così malvagia. Se così non fosse, ti prometto che non ti disturberò più.” Rola, a qual punto, si disse: “Perchè no? Che male può farmi passare qualche giorno negli Stati Uniti?” Era giunto il momento di avvisare la famiglia di quel fuoriprogramma. “Ok, Blaz, però ti accompagno” Disse a sorpresa la madre Majda. “Ma, mamma, solo io sarei spesato, tu dovresti pagare tutto di tasca tua”. “Non c’è problema.” Colpito dalla risposta della madre, Rola preparò i dettagli del viaggio, dove avrebbe scoperto quale sarebbe stato il suo futuro più prossimo. Ed anche del motivo per cui la madre si era offerta spontaneamente di seguirlo.

In effetti Blaz si dovette ricredere subito. Il tennis collegiale non è la “morte delle velleità del professionismo”, leggenda diffusa in maniera ingiusta in tutta Europa, bensì un ambiente stimolante dove poter coniugare sport e studio. Paghi due e prendi uno, insomma. “Ed io garantii a Blaz che lo avrei stressato alla ricerca della perfezione, perché se non avesse dimostrato l’impegno che mi aspettavo da lui, allora sì, sarebbe stato tutto tempo perso.” L’intuzione di Ty, però, era di quelle che contraddistinguono le carriere dei grandi allenatori: nel giro di due anni Rola divenne campione nazionale di doppio assieme a Chase Buchanan e l’anno successivo, che poi sarebbe il maggio scorso, avrebbe colto il successo in singolare, primo giocatore della storia di Ohio State a fregiarsi di tale titolo. Se fosse stato americano, Blaz avrebbe esordito nel tabellone principale dei recenti US Open, e così non è stato, ma Rola non è rimasto ad aspettare e nel corso dell’estate si è tolto diverse soddisfazioni a livello challenger, tanto da essersi proiettato attorno alla posizione numero 200 della classifica mondiale. Non male, per uno costretto a giocare solo nei periodi di pausa. La tentazione di diventare un pro’ è tanta, ma dall’altro lato c’è anche un’ambita laurea in “International Business Administration” da conseguire: non c’è neanche da chiedersi cosa vorrebbe facesse Tucker.

E’ chiaro che ormai Blaz vale un tennista professionista, si pensi solo al fatto che nell’ultima stagione ha perso un unico singolare, ma quest’ultimo anno potrebbe dargli ancora qualcosa. A livello scolastico, chiaro, ma anche a livello sportivo, visto come vive le competizioni e quale uomo squadra sta diventando. E’ raro che se ne vada dal campo prima che qualcuno dei suoi compagni abbia concluso, resta fino alla fine ad incitarli e, al termine dell’incontro, non lesina i consigli.” Sul fatto che Rola sia uno sportivo a tutto tondo, poi, non vi sono dubbi, ed un avvenimento accaduto proprio nel corso dell’ultimo campionato nazionale ne è riprova.

Durante la finale, disputata contro l’atleta dell’Università della Virginia Jarmere Jenkins, Rola si trovava a giocarsi il secondo match point, sul proprio servizio, sul punteggio di 40-30, quando “tirai un servizio esterno che, secondo il mio avversario, che aveva mancato la risposta, era finito fuori, ed io, onestamente, avvicinandomi a rete, confermai tale impressione. Entrambi chiedemmo invano quantomeno di rigiocare il punto, ma non ci fu verso: la palla era stata chiamata buona dal giudice di linea e l’arbitro di sedia non aveva alcuna intenzione di mutare la decisione. Per cui avevo vinto il titolo, ma il modo non mi era piaciuto. Purtroppo ci sono cose nella vita che non possiamo controllare e fortunatamente, in questo caso, la situazione mi fu comunque favorevole”.

Da quel giorno Rola ha acquisito nuovi fondamentali che lo hanno spinto con più vigore ad affermarsi nel mondo del tennis pro’: due semifinali perse d’un soffio nei challenger di Tampere e Sao Paulo, finale in quello di Rio de Janeiro e un ranking che, università permettendo, gli garantirà di prendere quantomeno parte alle qualificazioni degli Slam del 2014. Quindi, a conti fatti, al netto del tempo trascorso, la soluzione americana è stata un vero successo che ha portato ben più dei frutti sperati. Sia a lui che alla madre. Già, vi ricordate che la madre aveva voluto accompagnarlo a tutti i costi in America durante la sua prima esperienza? Bene, il motivo era piuttosto particolare. “La madre aveva accompagnato il ragazzo, ma era evidente che era solo in parte interessata al futuro del mio figlio: in realtà voleva trovare il modo di acquistare un IRobot”. Sì, avete letto bene

Un giorno andammo a pranzo ad High Street (una delle vie principali di Columbus) e ci imbattemmo in un negozio di aspirapolveri. Entrammo, lei vide un modello della Roomba (marca produttrice) e se lo accaparrò. Da quel momento Majda era una donna felice, come io ero contento del modo in cui Blaz stava vivendo quelle giornate. Non so quanto questo particolare abbia aiutato, ma so che a partire da quell’acquisto i due adorarono il loro soggiorno, tanto che Blaz alla fine decise di rimanere con noi.” In questo weekend Rola è stato convocato per la prima volta in Davis Cup. L’avversario, il Sudafrica privo di Kevin Anderson, non era dei più ostici da affrontare sulla terra battuta di Lubiana, ma il ragazzo di Ptuj ha avuto anche l’onore di scendere in campo da secondo singolarista, traslando l’omonimo Kavcic a numero 1 e togliendo quindi il posto al primo tennista sloveno, Grega Zemlja. Il match è andato via in maniera liscia, tre set a zero contro il non più freschissimo Rik De Voest, tanto che il giorno seguente si è ripresentato ai nastri di partenza in doppio, regalando il punto numero 3 alla sua nazione. Un esordio coi fiocchi, che ha reso contenti tutti gli sloveni.

Ed anche la signora Majda, ma non solo per questo motivo. “Ah, certo, a distanza di tre anni il modello della Roomba funziona ancora un gran bene.” E tutto il resto passa in secondo piano.

(*)Le informazioni per questo articolo sono state tratte dal sito ufficiale dell’Università dell’Ohio.

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