Martedì 28 ottobre 2025, al Masters 1000 di Parigi – davanti al pubblico di casa – Nicolas Mahut ha salutato il tennis professionistico. È finita così una carriera lunghissima, iniziata più di venticinque anni fa e costruita passo dopo passo, tra erba, cemento e terra rossa. Un viaggio fatto di reinvenzioni, vittorie, sconfitte e di una dedizione rara per questo sport. Riavvolgiamo allora il nastro.
Chi segue il tennis solo da pochi anni magari non lo conosce bene, ma Nicolas Mahut è stato un giocatore che a suo modo ha scritto la storia di questo sport: perciò mettetevi comodi mentre ripercorriamo cosa ha fatto per il tennis francese e mondiale, e quali tappe hanno reso la sua avventura così unica e probabilmente inimitabile.
Dai trionfi da junior fino al career Grand Slam in doppio con Pierre-Hugues Herbert, passando per il match più lungo della storia del tennis: questo e tanto altro ha caratterizzato il percorso di uno dei più grandi interpreti del doppio moderno, oltre che di uno dei giocatori francesi più completi e longevi di sempre.
Capitolo 1 – Gli inizi del ragazzo di Angers
Nicolas Mahut nasce il 21 gennaio 1982 ad Angers, nella Loira. Cresce con la racchetta in mano e fin da bambino si distingue per la naturalezza nei movimenti.
Il talento è evidente, ma ciò che colpisce davvero – come raccontano i primi maestri – è la sua ossessione per la rete. Mentre i coetanei si abituano al ritmo da fondocampo, lui passa ore a provare la volée, il serve-and-volley, le smorzate. Il tennis di Mahut cresce con la voglia di creare variazioni.
A 17 anni domina la scena giovanile francese vincendo i titoli nazionali under 16 e under 18. Poco dopo arrivano anche i primi successi internazionali. Tra il 1999 e il 2000 conquista alcuni dei tornei più prestigiosi del circuito under: Orange Bowl, Sunshine Cup, Coffee Bowl, Coupe Galéa-Valério.
Ma il primo vero momento importante arriva nel 2000, quando trionfa a Wimbledon junior sconfiggendo in finale Mario Ancic. In quell’anno vince anche due Slam in doppio a livello junior, l’Australian Open insieme a Tommy Robredo e lo US Open con Julien Benneteau, chiudendo la stagione da numero 3 del mondo in singolare e numero 1 nel ranking junior di doppio.
Capitolo 2 – I primi anni nel circuito
Dopo l’esperienza junior, Nicolas Mahut comincia a farsi spazio nel circuito maggiore nei primi anni duemila.
Il suo tennis è chiaro fin da subito: servizio e volée, mano finissima, senso dell’anticipo e amore per l’erba, superficie su cui vince il suo primo titolo Challenger – categoria dove alzerà 12 titoli complessivi – a Manchester nel 2003.
Il grande exploit arriva nel 2007, quando centra la prima finale ATP in un torneo prestigioso come il Queen’s: nel cammino sconfigge Ivan Ljubičić e Rafael Nadal prima di arrendersi solo ad Andy Roddick.
Nel circuito maggiore, Mahut conquisterà quattro titoli ATP, tutti di categoria 250 e tutti sull’erba, la superficie che più gli appartiene. Nel 2013 firma una straordinaria doppietta: prima trionfa a ’s-Hertogenbosch, superando in finale Stan Wawrinka, poi vince a Newport, battendo Lleyton Hewitt.
Nel 2014 raggiunge il suo best ranking di numero 37. Due anni più tardi, nel 2015, torna a imporsi a ’s-Hertogenbosch, stavolta contro David Goffin, e nel 2016 completa il suo poker di titoli superando in finale Gilles Müller, ancora sui prati olandesi.
Capitolo 3 – Il match più lungo della storia
L’episodio che rimarrà per sempre impresso nella storia del tennis mondiale è senza dubbio il suo match contro John Isner a Wimbledon 2010, il più lungo mai giocato nella storia di questo sport.
È il 22 giugno 2010, primo turno sul Court 18 dell’All England Club. Da una parte il gigante americano, testa di serie 23, dall’altra il qualificato francese, entrambi con un tennis votato all’attacco. Nessuno immagina che stiano per entrare nella leggenda.
La partita inizia nel pomeriggio e sembra una sfida come tante. Isner vince il primo set 6-4, Mahut risponde 6-3, poi si porta avanti vincendo il terzo al tie-break 9-7. Il quarto set finisce 7-6 per l’americano ma a questo punto il match viene sospeso – alle 21:03 – per oscurità.
Il giorno successivo, il set decisivo sembra non finire più (all’epoca non esisteva il tie-break al quinto): incredibilmente vanno avanti fino al 59 pari quando la luce naturale non basta più e l’arbitro Mohamed Lahyani sospende l’incontro per la seconda volta.
Alla ripresa, il terzo giorno, il punteggio finale scriverà un record che nessuno ha più avvicinato (e mai potrà avvicinare): 70-68 al quinto set per Isner dopo 11 ore e 5 minuti di gioco complessivi.
Una maratona che entra di diritto nella mitologia di Wimbledon e dell’intero tennis mondiale. Mahut serve 103 ace, Isner 113. In totale si giocano 183 game e il solo quinto set dura 8 ore e 11 minuti.
Capitolo 4 – Il doppio
Anche durante la carriera da singolarista la passione per il doppio, per la rete e il gioco di tocco non lo abbandonano mai. In coppia con Pierre-Hugues Herbert, Mahut costruisce una delle partnership più vincenti e affiatate del tennis moderno.
Insieme vinceranno cinque tornei del Grande Slam, due Nitto ATP Finals e sette Masters 1000: un palmarès che li colloca tra le migliori coppie della storia. Il 6 giugno 2016, Mahut raggiunge il numero uno del mondo nella classifica di doppio.
Il loro primo successo Slam arriva agli US Open 2015, battendo in finale Jamie Murray e John Peers. Nell’estate del 2016, sull’amata erba dell’All England Club, i due francesi trionfano a Wimbledon, superando in un derby la coppia formata da Julien Benneteau ed Édouard Roger-Vasselin.
Nel 2018 conquistano il Roland Garros, battendo Marach e Pavić, e completano il cerchio l’anno successivo: all’Australian Open 2019 sconfiggono Kontinen e Peers, centrando così il Career Grand Slam.
Nel 2021, ancora a Parigi, arriva il quinto e ultimo titolo Major: un altro trionfo al Roland Garros, questa volta contro la coppia kazaka Bublik/Golubev.
I successi alle ATP Finals arrivano prima a Londra nel 2019, dove si impongono in finale su Klaasen e Venus, e poi a Torino nel 2021, battendo Ram e Salisbury nella prima edizione italiana del torneo.
Quella vittoria rappresenta l’ultimo grande trionfo della coppia a livello mondiale: negli anni successivi arriveranno soltanto due titoli ATP 250 e un Challenger, ma il loro posto nella storia del doppio era già scritto.
Herbert e Mahut sono stati, per lunghi anni, l’immagine del doppio: gioco di squadra, equilibrio, timing, unione e fiducia, una coppia capace di vincere su tutte le superfici, in tutti i contesti.
Nel corso della sua carriera Mahut vince e disputa finali anche in coppia con Benneteau, Llodra, Roger-Vasselin e il canadese Pospisil.
Capitolo 5 – La Coppa Davis e l’orgoglio francese
Oltre ai tanti titoli conquistati nel circuito ATP, Nicolas Mahut ha anche la soddisfazione di contribuire a uno dei trionfi più importanti del tennis francese.
Nel 2017 la Francia torna a vincere la Coppa Davis dopo sedici anni, conquistando la decima della sua storia. La squadra, guidata da Yannick Noah, trionfa davanti al pubblico di casa nello Stade Pierre-Mauroy di Villeneuve-d’Ascq, superando in finale il Belgio per 3-2.
Mahut gioca un ruolo decisivo nel cammino verso il titolo: in semifinale contro la Serbia vince il punto del doppio insieme al suo inseparabile compagno Pierre-Hugues Herbert, aprendo la strada a Jo-Wilfried Tsonga, protagonista poi della vittoria decisiva per l’accesso alla finale.
Contro il Belgio, nella sfida decisiva, Noah sceglie un’altra formazione per il doppio, ma Mahut resta parte integrante della squadra e del gruppo che riporta la Coppa a Parigi. Quella Davis rappresenta uno dei momenti più emozionanti della carriera di Mahut: un successo condiviso, costruito con spirito di squadra.
Capitolo 6 – L’ultimo giorno
Negli ultimi anni, la carriera di Nicolas Mahut si rallenta gradualmente. Pochi giorni prima del suo addio, Lacoste, storico sponsor e marchio francese per eccellenza, gli dedica un omaggio speciale: uno spot girato proprio a La Défense Arena, dove Mahut cammina sul campo centrale circondato da 150 maglie che ha indossato nella sua carriera.
E così, in un martedì autunnale, il cerchio si chiude dove tutto è cominciato: in Francia. Mahut sceglie di dire addio durante il Masters 1000 di Parigi, ospitato per la prima volta nella nuova struttura de La Défense Arena.
Il suo ultimo match lo gioca in doppio con Grigor Dimitrov, contro la coppia formata da Hugo Nys ed Édouard Roger-Vasselin, un avversario ma anche un vecchio compagno di mille battaglie, con cui in passato aveva condiviso successi e momenti importanti.
Sul campo c’è la storia di un uomo che ha dato tutto al tennis. Alla stretta di mano finale, Mahut non riesce a trattenere le lacrime e lascia i polsini all’incrocio delle righe.
Dagli spalti parte un lungo coro “Nico, Nico” che abbraccia tutto il campo 2 della nuova arena parigina; c’è anche suo figlio Natanel, visibilmente emozionato. A fine match, Mahut scambia la maglia con Dimitrov, l’ultimo compagno di doppio di una carriera durata più di vent’anni.
Va ricordato che un primo saluto gli era già stato fatto qualche mese prima, al Roland Garros, al termine della partita persa contro Bolelli/Vavassori, con il pubblico di casa che gli aveva tributato un lungo applauso sul Court Simonne-Mathieu.
Quel momento aveva già il sapore di un’imminente fine, ma a Parigi l’emozione è definitiva: l’ultima stretta di mano, l’ultimo saluto, l’ultimo inchino a uno sport che gli ha dato tutto.
Come ha detto lui stesso nel suo ultimo giorno da professionista, non sono solo importanti i trofei, i titoli o gli Slam. A contare davvero sono le difficoltà, i momenti di incertezza, i dubbi, persino gli errori, e tutto ciò che si fa per superarli: è questo che forma e rende una persona più completa.
Con gli occhi lucidi e un sorriso pieno di malinconia, Nicolas Mahut ha salutato il tennis come lo aveva sempre vissuto: con classe, semplicità e cuore.
 
					 
		 
		 
		 
		 
		 
			 
		