Bjorn Borg: “Non voglio intromettermi nella carriera di mio figlio Leo”

Redazione
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Leo Borg - Foto Jesper Zerman/BILDBYRÅN/Shutterstock

Essere il figlio di Bjorn Borg porta un enorme carico di aspettative, soprattutto se si sceglie di fare il tennista professionista. Ne sa qualcosa Leo Borg, attualmente numero 537 del ranking ATP. Dal canto suo, papà Bjorn cerca di “non immischiarsi” come ha recentemente dichiarato a Marca. Tra i temi toccati dalla leggenda svedese anche il rapporto con il figlio. Qualche anno fa provò a dargli dei consigli ricevendo una risposta secca: “Papà non capisci niente”. Leo mantiene quindi “il suo team con cui viaggia”, ciononostante il padre resta a disposizione: “Sa che se vuole sono qui”.

 Per onor di cronaca, i risultati di Leo Borg – nato nel 2003 – non sono particolarmente elettrizzanti, soprattutto se paragonati a quelli di alcuni coetanei. È vero che ogni sportivo ha la propria carriera e la propria parabola di crescita ma, pur escludendo l’eccezionale ascesa di Musetti, Draper e Shelton, il confronto con altri tennisti nati a inizio anni 2000 è pesante.

Da Flavio Cobolli e Luciano Darderi già capaci di vincere tornei ATP, fino a Giovanni Mpetshi Perricard e Francisco Comesana stabilmente in Top 100. Abbondantemente dentro i migliori 200 giocatori del mondo ci sono talenti importanti e in costante crescita, molti dei quali più giovani di Borg: Blockx, Prizmic, Landaluce per citarne alcuni.

Il salto di qualità che ci si attendeva dallo svedese, invece, tarda ad arrivare. A settembre 2023 ha toccato il best ranking al numero 334, poi la parabola è stata discendente, fino a precipitare fuori dalle prime 600 posizioni. Sul finale del 2025 si è visto qualcosa di buono, come la vittoria contro Ofner al primo turno dell’ATP 250 di Stoccolma.

Solo i prossimi mesi ci diranno se si tratta di segnali di risveglio o di un fuoco di paglia. Ad oggi Leo Borg ha dimostrato di poter arrivare in fondo ai tornei solo a livello ITF e nemmeno con continuità: nel 2025 si è aggiudicato quello di Doha a gennaio, ha raggiunto la semifinale a Pola nel mese di maggio e poco altro. Per non essere semplicemente “il figlio di Borg” urge un cambio di passo.

Luca Innocenti

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