La Favola di Davide

di Roberto Bontempi

Ci sono imprese che restano impresse nella memoria e che acquistano uno spessore ancor maggiore con il passare del tempo, quando la storia delinea più chiaramente i reali valori delle persone e, in questo caso, degli sportivi. Così, la magica settimana di inizio febbraio 2002, che ha portato il nostro Davide Sanguinetti ad aggiudicarsi l’ormai defunto (e mai abbastanza rimpianto) torneo ATP di Milano in finale su Roger Federer, e che già allora aveva il sapore dell’impresa, acquista oggi, alla luce di quello che ha fatto lo svizzero in questo decennio, un sapore ancor più speciale… Il sapore di una favola…

C’era una volta, nel mondo incantato di Tennislandia, un valente giovanotto che proveniva da una terra bella affacciata sul mare, che tutti conoscevano con il soprannome di Dado. Questo baldo ragazzotto, dai capelli neri come la pece e dagli occhi buoni come un cerbiatto, da poco sposato con una onesta dama di nome Tatiana, aveva mostrato, già in passato, di saperci fare piuttosto bene con la racchetta, vivendo una valorosa avventura nel mondo di Tennislandia durante la quale aveva aiutato il suo Regno tricolore ad arrivare vicino a vincere per la seconda volta, dopo tantissimi anni, la preziosa ed ambita Insalatiera d’oro e durante la quale era riuscito ad arrivare dove nessuno tra i suoi conterranei, era riuscito a spingersi da decenni: nei quarti di finale della gara del Tempio…

Però, si sa, il tempo passa per tutti e il buon Dado sembrava ormai aver dato il meglio di sé nell’arte della racchetta. Ormai scivolato al numero 87 tra i più forti di Tennislandia, dicevano, non  riuscirà certo a tornare quello di una volta… Lui, però, non era dello stesso parere, visto che, per affinare le sue arti, aveva chiamato al suo fianco un ex valoroso adepto della racchetta, Pistol. Pochi capelli e una simpatica pancetta, Pistol aveva quasi la sua stessa età e, da qualche tempo cominciava a raccogliere qualche buon successo come Aiutante dei tennisti, soprattutto quelli della Terra dell’Est con gli occhi a mandorla. I due andarono subito d’accordo e divennero buoni amici. Pistol convinse Dado a lavorare ancora più duramente e lavora, lavora, giorno dopo giorno egli, inaspettatamente, diventò sempre più bravo. Per lui il tempo sembrava andare quasi a rovescio, non nel senso della sua arma migliore, ma al contrario… Infatti Dado migliorò tutte le altre armi a sua disposizione: il servizio, il diritto e soprattutto, l’arma invisibile, ma quella più importante per vincere nel mondo incantato del tennis: la mente.

Un giorno, impegnato nel suo consueto giro del mondo, Dado, accompagnato dal fido Pistol, tornò nel Regno tricolore per disputare un importante torneo in una bella città, fredda e piena di nebbia. In quel torneo, proprio dieci anni prima, un altro tennista del suo Regno, l’unico della storia, era riuscito a vincere il trofeo, facendo piangere di gioia tutti. Nessuno poteva immaginare che…  Ma andiamo per ordine. Dado doveva vincere cinque sfide per alzare al cielo il primo trofeo della sua avventura a Tennislandia. Se ne avesse persa anche una sola, sarebbe stato eliminato per sempre. Almeno fino all’anno successivo…

Il suo cammino fu irto di ostacoli. Il primo avversario di Dado fu un tennista del Regno dei Tulipani di cui nessuno ricorda il nome, che aveva meno armi di lui ma che quasi quasi riuscì a farlo subito fuori. Si sa, a Tennislandia nulla è scontato… Ma sta di fatto che, uscito salvo per miracolo da questa dura sfida, Dado si trovò costretto ad affrontare uno dopo l’altro una serie di valorosi cavalieri, certamente più forti di lui e contro i quali sembrava non avere scampo. Prima, il terzo tennista più forte di Tennislandia, un biondino dalla faccia più buona di lui ma che sapeva picchiare duro quando c’era bisogno e che tutti conoscevano con il soprannome di Mosquito; poi un ottimo combattente dalla pelle scura, proveniente dalle Terre calde, che di Tennislandia era il numero 29 e che si faceva chiamare Youness; infine un abile maghetto superbo ed irriverente ma facile a smarrire la strada, che proveniva dalla vicina e odiata terra dei Galletti, ventesimo giocatore più forte di tutti, conosciuto come Nicolas.

Beh, non ci crederete, ma Dado fu così magicamente ispirato da battere nettamente tutti questi valorosi avversari e ad arrivare, così, alla sfida finale.

L’ultimo avversario, però, era il più forte di tutti. Cioè, né lui né Dado lo sapevano ancora, ma questo sfidante, dopo poco tempo, sarebbe diventato (ed è ancora oggi, forse….) il più forte di tutta la storia del magico mondo di Tennislandia. Nessuno, a Tennislandia, aveva mai più visto un tennista così bravo, con così tante armi, così educato, così bello da irradiare luce accecante in un mondo, sì ancora magico, ma dominato prevalentemente da esseri bruti… Insomma, questo giovanotto ancora un po’ scapestrato ma pieno di talento, noi lo citeremo con l’unico nome che merita: il Re. Il Re, però, allora, era ancora un principino un po’ viziato e non ancora abituato a lottare per guadagnarsi i trionfi che voleva raggiungere. Certo, era già il tredicesimo più forte di Tennislandia, però sembrava quasi che questi trionfi, quelli importanti, dovessero loro andare a cercarlo e non viceversa…  Fatto sta quel giorno avvenne quello che nessuno immaginava… Dado giocò benissimo: tutte le armi funzionavano a meraviglia, soprattutto l’Arma invisibile, quella che, nel primo parziale, gli aveva consentito di recuperare uno svantaggio di 4-1 e di vincere nettamente il tie-break per 7-2. Quella stessa che, nel secondo parziale, lo aveva aiutato a tornare in partita da 1-5 fino a 4-5. Quella, infine, che gli ha consentito di annullare una palla break nel primo gioco del set decisivo e di inanellare 5 giochi di fila ad un Re troppo impegnato a fare cose difficili piuttosto che a vincere punti e che non aveva ancora affinato l’arma invisibile…

Alla fine, pieno di gioia, Dado si sdraiò sfinito e piangente sul campo di battaglia, sommerso dalla gioia di tutti gli abitanti del Regno tricolore che, finalmente, tornarono a gioire dieci anni dopo. Inaspettatamente.

Dopo quella meravigliosa avventura, Dado continuò a girare per lungo e per largo nel magico mondo di Tennislandia, insieme al fido Pistol, cogliendo ancora importanti successi fino a quando, in tarda età, decise egli stesso di diventare Aiutante di tennisti. E in molti giurano di averlo visto raccontare ai suoi piccoli la favola di quando sconfisse il Re…

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