Simone Bolelli, quando il lavoro paga..

di Roberto Commentucci

Ho potuto assistere, grazie allo streaming, all’incontro di secondo turno del ricco challenger di Bratislava vinto questa sera per 64 62 da Simone Bolelli sull’ucraino Stakovsky, un giocatore del 1986, discreto doppista, ma oltre la duecentesima posizione del ranking in singolare, autore nel primo turno dell’eliminazione del ceco Zib, un ex top 100.

Era dal mese di settembre che non vedevo giocare Simone, e quindi ho sfruttato l’occasione per fare il punto sul suo attuale momento di forma e per valutare come procede il suo lavoro di sviluppo tecnico e fisico.

Simone ha vissuto un 2007 in chiaroscuro, al punto che i fan del ragazzo si dividono fra chi ritiene che è stato un anno perso e chi invece sostiene che è stata la stagione della consacrazione, quella dell’ingresso del bolognese nel tennis che conta. La verità forse sta nel mezzo, ma per cercare di capirci qualcosa di più analizziamo nel dettaglio il percorso del tennista di Budrio.

Bolelli ha iniziato l’anno al numero 127 del ranking. I primi sei mesi dell’anno sono stati eccellenti, con ottimi risultati sia a livello challenger (finali a Bergamo e Casablanca, vittoria a Tunisi) sia a livello Atp (terzo turno al MS di Miami, secondo turno a Parigi e a Wimbledon). In questo periodo il bolognese ha dimostrato di poter battere giocatori importanti (Monfils, Tursunov, Pavel, Safin, Garcia Lopez) e di poter essere competitivo su ogni superficie. A fine giugno Simone toccava il suo best ranking, al numero 65. Purtroppo, durante il torneo di Wimbledon, il Bole iniziava a soffrire di un fastidioso stiramento ai muscoli addominali, che ne condizionerà il rendimento nella seconda parte della stagione.

Dopo un lungo stop, Simone torna a giocare sul cemento americano, dove riesce a vincere una sola partita, contro il francese Benneteau, che peraltro gli vale un importante secondo turno all’US Open. Gli ultimi tornei a livello Atp, giocati principalmente sul cemento e indoor, non riservano particolari soddisfazioni, ci mostrano un tennista non troppo convinto della propria forza, con poca fiducia, come testimoniano soprattutto i due tie-break persi a Tokio contro il sudafricano Moodie. Tuttavia, il Bole riesce a restare nei primi 90 del mondo e, avendo saltato più di due mesi di attività a causa dell’infortunio, decide di continuare a giocare anche a novembre e si iscrive ai più importanti challenger di fine stagione. Arriviamo così a Bratislava, dove domani giocherà contro lo slovacco Capkovic, con buone possibilità di avanzare ancora.

Quel che mi preme dire è che oggi ho visto un giocatore ritrovato, solidissimo al servizio, incisivo come al solito nel diritto e molto concentrato. Simone non si è mai concesso pause, e sul suo servizio ha lasciato all’avversario davvero le briciole (due sole palle break nel secondo game del match). Eppure, poteva essere un match insidioso, perché l’ucraino, pur essendo un po’ leggero nello scambio da fondo, possiede le armi per dar fastidio a Simone: ha fatto vedere un buon servizio, un solido schema serve & volley e una discreta capacità di variare il ritmo (angoli stretti, approcci in back, discese a rete in controtempo). Un Bolelli poco convinto avrebbe potuto trovare delle difficoltà. E invece ho potuto registrare, con gran piacere, ed anche un pizzico di sorpresa, dei miglioramenti sia tecnici che fisici nel gioco del bolognese. Anzitutto il rovescio, che è decisamente più solido ed incisivo, viene indirizzato più spesso in lungolinea, gli consente di comandare lo scambio anche dal lato sinistro e porta parecchi vincenti. E poi, Simone mi è parso migliorato in risposta: contro la seconda di servizio di Stakovsky (che non sarà Karlovic, ma è 1,93 e non serve affatto male) cercava costantemente di essere aggressivo, si metteva con i piedi ben dentro al campo e ha giocato alcuni anticipi di rovescio davvero pregievoli. Altri segnali confortanti li ho colti in una maggiore attitudine a seguire a rete le accelerazioni: tre o quattro punti li ha finiti a rete con delle ottime voleè, confermando ancora una volta che al volo saprebbe giocare benissimo, se solo avesse le gambe per andarci più spesso. Anche nella corsa laterale mi è sembrato un po’ più rapido, mentre c’è ancora molto da lavorare nei cambi di direzione e nella risposta contro la prima palla.

E’ chiaro che questi timidi segnali di miglioramento andranno verificati contro avversari più probanti di quello di oggi, ma quanto ho visto mi sembra comunque importante, dal momento che è la prima volta, negli ultimi 2 anni, che chi scrive riscontra qualcosa di “nuovo” nel gioco e nella condizione atletica di Simone.

Forse il lavoro inizia a pagare. Se gli infortuni lo lasciano in pace, il prossimo anno il ragazzo ci farà divertire.

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