Una sconfitta che (forse) non fa male

dal Foro Italico, Marco Mazzoni

Tutto pareva perfetto. Un sole stupendo baciava la primavera romana, forse finalmente arrivata nonostante le previsioni meteo per la giornata fossero a dir poco minacciose, e fortunatamente errate. Il Centrale era pieno, vivace, pronto a vivere una giornata di tennis Doc con un programma allettante: il derby iberico Nadal – Ferrer ed i n.1 al mondo Serena e Djokovic, impegnato quest’ultimo in un match sulla carta “vero” contro Berdych. Il tutto per scaldare il tramonto, con Sharapova vs Errani e quindi Federer contro Janowicz, una delle sorprese del torneo e giocatore più adrenalinico del momento.

Invece la giornata romana, all’improvviso, è girata male. Ore 12 circa, una telefonata gela organizzatori e pubblico: è Masha, in hotel. Si ritira, ha la febbre. Gioisce solo la Errani, che vola così dritta in semifinale, senza sudare, Vika diventa match delle 19.30 ad aprire il programma by night. Non una bella notizia, Errani a parte…

Serena fa il compitino, poi arriva Nole in campo. Parte spingendo di brutto, e vola via in pochi minuti, dominando il campo. Sembra quasi tornato quello del 2011, quando tutto gli riusciva facile, facilissimo. Quando ogni centimetro del campo e situazione pareva sotto il suo controllo. Quasi a giocare al gatto con il topo. Berdych quasi una comparsa, a tirar le sue classiche bordate, ma nel complesso inerme di fronte agli angoli precisi e continui del serbo. 6-2 per Nole. Sbadigli. Il canovaccio del secondo pare identico, tanto il pubblico è più accaldato dal sole che delle emozioni agonistiche. Chi smanetta al cellulare, chi aspetta con ansia Rafa. 5-2 per Djokovic in un batter d’occhio anche nel secondo. Berdych non ci sta a perdere e tiene il suo servizio. Quando sul 5-3 30-15 tutti si apprestavano ad alzarsi per applaudire Nole, a due punti dall’accesso alla semifinale, accade il secondo (grave) imprevisto della giornata: Nole spegne la luce. Click. Un black out improvviso. I colpi filano fuori, in rete, dappertutto ma non a far male a Tomas, che incredulo ringrazia e torna prepotentemente in partita. Novak non si riaccenderà più, producendo un tennis via via sempre più moscio, lento, poco incisivo. Berdych annusa l’occasione, e corre come un treno, lasciando partire il braccio appena possibile, ancor più del solito, e giocando libero produce meraviglie balistiche, le migliori del suo notevole repertorio. Nel suo essere così “svagato” in campo, per una volta si accorge che l’altro è altrove, forse già a Parigi con la testa, o chissà dove. Tomas ringrazia e porta a casa il set, scappa avanti nel secondo e non trema al momento di chiudere. Alza le braccia al cielo, è in semifinale a Roma. Novak vola ancora sudato in sala stampa, e con un sorriso sardonico (e il solito ottimo italiano) dice poche, precise, parole: “Ho perso la concentrazione, ero lì a due punti dal chiudere e non so che è successo. L’ho rimesso in partita e poi lui è stato bravo a spingere forte, è un top 10 ed ha mezzi per vincere. E’ stato più bravo, ma io gliel’ho regalata. Non me lo so spiegare… E’ un peccato perché lui ha giocato bene, ma anche io stavo giocando molto bene, e volevo di più da Roma e anche da Madrid. A questo punto mi riposerò qualche giorno e poi inizierò la preparazione per Parigi, che è il mio obiettivo stagionale…”.

Che Roland Garros fosse il suo obiettivo era chiaro, non è così chiaro se abbia davvero “mollato” Madrid e Roma. Madrid forse, magari inconsciamente; Roma direi di no. Però questa sconfitta è quanto meno curiosa, nei modi e nei tempi. A questi grandi campioni perdere non piace. Mai. Vincere aiuta a vincere, dice un vecchio e sempre attuale adagio. Però, a conti fatti …quanto dispiace davvero aver perso questa partita a Novak?
La vittoria, sfumata per due piccoli 15 girati al contrario, gli avrebbe consegnato il sig. Nadal in semifinale. Niente di nuovo per Novak, che sa di dover batter Lui nei tornei sul rosso, tiranno della terra battuta da più di un lustro. Però, avvolgiamo un attimo il nastro della stagione 2013.

Novak ha affrontato Rafa una sola volta, a Monte Carlo. E l’ha battuto molto bene, dominandolo a tratti come nel 2011, il suo anno d’oro, quando lo sconfisse per 6 volte su 6. I due non si affrontavano dalla finale del Roland Garros 2012, per “colpa” di Rafa che è stato 7 mesi ai box. Avvolgiamo ancora un po’ il nastro delle loro sfide. Dopo il 2011 totalmente Pro-Novak, all’inizio del 2012 i due si sfidarono nella finale degli Australian Open. Vinse Novak, in quella battaglia campale tutti ricordiamo. Ma lì iniziò la rimonta, la rincorsa di Nadal, che s’è prima rimesso in scia, quindi ha affiancato e poi superato Djokovic in tutti gli appuntamenti sul rosso, soprattutto a Parigi.

Sfumato l’appuntamento romano (e mentre scrivo pure Rafa è impelagato contro Ferrer), a questo punto i due si potranno affrontare solo a Parigi, l’obiettivo supremo di entrambi. E adesso Novak ci arriva forse con un piccolo vantaggio, quello di aver vinto l’ultima loro sfida. Proprio sul rosso. Proprio nel “feudo” di Rafa a Monte Carlo, e in modo molto convincente, quasi come in quel 2011 che piacque tantissimo al serbo e che fu il peggior incubo nella carriera dell’iberico.

Non penso sia giusto affermare che Nole abbia perso di proposito contro Berydch, ma per come sono andate le cose chissà che non gli dispiaccia affatto di non dover affrontare “il Toro” prima di Parigi, arrivando così al Bois de Boulogne con il piccolo vantaggio psicologico di quella memoria positiva. Piccolezze, forse. Ma in sfide così complicate e dure come quelle che vedono in campo Rafa e Nole, oltre alla freschezza fisica sono proprio dettagli come questo che possono fare tanta differenza. E magari far passare di mano la coppa…

 

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