Jannik Sinner liquida Vit Kopriva con un netto 6-1 6-1 6-2 e accede al secondo turno degli US Open 2025. Un punteggio eloquente che non necessita di molte aggiunte se non il tempo di gioco: 1 ora e 38 minuti, giusto qualche giro d’orologio in più della vittoria più rapida ottenuta dall’altoatesino in un main draw Slam (i 90 minuti contro Cerundolo a Wimbledon 2023, seguiti da i 94 contro Lehecka quest’anno al Roland Garros).
Il ritorno in campo del numero 1 del mondo, a poco più di una settimana dal ritiro nella finale di Cincinnati, è stato semplice, quasi scontato. Nessuna sorpresa: da giovedì scorso Sinner ha ripreso a lavorare senza sosta, e in allenamento non ha mai dato l’impressione di essere fuori ritmo. Non è nemmeno tempo di proclami. Partite del genere raramente offrono spunti utili in vista di impegni più probanti, soprattutto quando il rivale — numero 89 del mondo — ha caratteristiche perfette per essere dominato da un Sinner in controllo.
Al secondo turno potrebbe toccare ad Alexei Popyrin, avanti 6-3 6-4 3-4 contro Ruusuvuori nel momento in cui Sinner stringeva la mano a Kopriva. Le cose si farebbero ostiche quanto molto più interessanti. Dall’ingresso in campo all’eventuale difesa del titolo, le valutazioni sull’esordio restano parziali. Ma se per l’allievo di Vagnozzi e Cahill tutto è filato liscio, è solo un buon segnale: la normalità, per un numero 1, è già una forma di dominio.
1. UN INIZIO TRAUMATICO, KOPRIVA SI SCOPRE FRAGILE
“Proverò a fare del mio meglio, ho qualche piano”. Con queste parole Kopriva aveva cercato di darsi coraggio nell’inutile intervista pre-match: un’americanata che, soprattutto se stai per affrontare per la prima volta il numero 1 del mondo, rischia solo di metterti a disagio.
Sul piano tecnico, si è subito visto ciò che era ampiamente previsto alla vigilia, forse anche peggio. I primi venti minuti sono stati un’autopunizione: quando non ci pensava Sinner, ci pensava Kopriva a farsi male da solo. Quattro doppi falli da destra nei primi due turni di battuta (in totale saranno 8), una raffica di errori gratuiti, e soprattutto una totale assenza di personalità, tanto nella gestione tattica quanto nella tenuta emotiva. Un terreno inesplorato per un ragazzo che a livello Challenger è sinonimo di solidità e continuità.
2. SERVIZIO E RISPOSTA: IL DOMINIO DAI COLPI DI INIZIO GIOCO
Che il servizio leggero di Kopriva potesse soffrire contro uno dei migliori ribattitori del circuito era un tema tattico ampiamente previsto. I numeri lo confermano, ma anche a occhio nudo la differenza è stata lampante. Sinner rispondeva mediamente alla seconda palla stando quasi un metro dentro la linea; Kopriva, invece, era costretto quasi quattro metri indietro già sulla prima dell’azzurro, accorciando di poco la distanza sulla seconda.
Le cifre parlano chiaro anche sulle velocità di battuta: sulla prima, 199 km/h in media per Sinner contro i 173 di Kopriva; sulla seconda, 154 km/h contro 138. Uno squilibrio netto, che ha subito indirizzato il confronto.
3. SINNER A TEMA LIBERO
Se Alcaraz è uscito dal match contro Opelka soddisfatto, ma frustrato da un ritmo impossibile da trovare, Sinner ha avuto il sorteggio ideale per mettere in moto ogni parte del suo gioco. Ha potuto scambiare, provare, comandare a piacimento, senza dover mai temere il punteggio. Già sul 4-0 del primo set era chiaro: per lui era quasi un tema libero, ma gestito con attenzione anche nelle rare occasioni in cui Kopriva si è trovato avanti di due punti in risposta. Guadagnare campo, aprirsi gli angoli, trovare soluzioni sia da fermo che in movimento: tutto è filato via senza intoppi. Ovviamente troppo poco per giudicare e farsi un’idea più approfondita sul futuro.
4. RECORD E NUMERI: UNA DIFESA AL TITOLO CHE FAREBBE STORIA
La corsa alla vetta del ranking è il tema dominante di questo US Open, ma un’eventuale difesa del titolo da parte di Sinner aprirebbe scenari ben più storici e spazzerebbe via alcuni tabù. La conseguenza più ovvia sarebbe l’aggancio ad Alcaraz a quota 5 Slam, con la striscia di Slam consecutivi vinti sul cemento che si allungherebbe a 4, portando di conseguenza a 28 le vittorie di fila tra Melbourne e New York.
Numeri che, per quanto impressionanti, non sono utopici. Ma per chi crede nelle statistiche, c’è un dettaglio che stona: nessuno è riuscito a difendere il titolo maschile nelle ultime 16 edizioni dello US Open. L’ultimo a farcela? Roger Federer, con una storica cinquina tra il 2004 e il 2008.
Ma non finisce qui. Con un’altra finale, Sinner entrerebbe in due club esclusivi. Sarebbe il quarto nell’Era Open a centrare la finale in tutti e quattro gli Slam nello stesso anno, insieme a Laver (1969), Federer (2006, 2007, 2009) e Djokovic (2015, 2021, 2023). E diventerebbe anche il quarto a disputare cinque finali Slam consecutive nell’Era Open, dopo Federer (10 tra 2005 e 2007, 8 tra 2008 e 2010), Djokovic (6 tra 2015 e 2016, 5 tra 2020 e 2021) e Nadal (5 tra 2011 e 2012).