Andrea Vavassori: “Torneo di Vicenza fondamentale, anche in singolo posso essere competitivo”

“Se continui a fare quello che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere ciò che hai sempre avuto”.  E’ difficile sapere se Andrea Vavassori conosca questa frase del pioniere americano Warren G.Bennis ma una cosa è certa: il ventiquattrenne tennista piemontese non ha “continuato a fare quello che ha sempre fatto” ma è cambiato tanto, soprattutto a livello mentale, e il miglioramento dei risultati è stato a dir poco incredibile.

“Wave”, come lo chiamano gli amici, ha infatti inanellato due settimane assolutamente fantastiche: ha centrato il primo terzo turno, in carriera a livello Challenger a Vicenza (sconfitto 7-5 al terzo dal finalista Baldi) ed attualmente è a Poznan dove ha raggiunto il primo quarto di finale, sconfiggendo il “gigante” tedesco Oscar Otte. Il torinese, per la prima volta in top 400 in singolare (395 del ranking ATP), come sempre è impegnato anche in doppio nel torneo polacco e dopo aver vinto e raggiunto la semifinale con lo spagnolo David Vega Hernandez, ha rilasciato alcune dichiarazioni a SpazioTennis.com. “Sono contento di essere tornato qui a Poznan, mi trovo molto bene ed il torneo è organizzato alla perfezione. Sono venuto qui con moltissima fiducia perchè nel torneo di Vicenza ne ho acquisita in abbondanza e ho capito che anche in singolo potevo essere assolutamente competitivo. A livello mentale, già da un po’, avevo cambiato qualcosa, avevo la necessità di farlo dopo la delusione del Foro, dove avevo giocato solo il doppio e non era andato bene. Ho parlato moltissimo con il mio mental coach ed ho capito che dovevo affrontare le partite in modo diverso. Ora, infatti, studio al meglio gli avversari con mio padre e quando scendo in campo ho la consapevolezza che ho fatto tutto il possibile. Tutto questo mi fa essere più libero e tranquillo anche a fine partita, indipendentemente dal risultato. Il “turning-point”, prima dell’exploit di Vicenza, l’ho avvertito a Gerusalemme dove ho giocato un buon primo turno con Olivo ed anche al secondo con Myneni, nonostante la sconfitta, ero soddisfatto”.

Dopo aver parlato del “cambiamento mentale” che lo ha portato ad avere risultati rilevanti a livello Challenger, il tennista piemontese ha spiegato il motivo per cui ad inizio anno la sua priorità fosse il doppio. “Non ho mai pensato di abbandonare il singolo, prosegue Vavassori. “Mi sono sempre allenato anche a casa per rendere al top però le nuove regole mi costringevano a tornare nel mondo Itf ma considero troppo importante restare, se si ha la possibilità, ad un livello più alto. Purtroppo in Italia, nell’ambiente più che da parte dei giocatori, c’è la mentalità di pensare troppo a far punti subito oppure andare a difendere un risultato, giocando un torneo più piccolo le settimane precedenti. Personalmente, invece, credo che sia importante confrontarsi sempre con un livello più alto: i due anni a livello Challenger mi sono serviti molto, perchè ti alleni e giochi con tennisti di ottimo livello. Le nuove regole, però, non mi permettevano di giocare quel tipo di tornei con continuità e allora avevo preso questa decisione. Poi, però, come ho detto prima c’è stata la magnifica settimana a Vicenza”.

La svolta della carriera di un tennista, come di un qualsiasi atleta, è determinata da tanti aspetti, uno tra questi è ovviamente l’affetto delle persone più care ed è proprio su questo, oltre all’analisi delle singole partite disputate fra Venezia e a Poznan, che si è soffermato “Wave”. “A Vicenza sono andato insieme a un mio carissimo amico, Federico Drago, e posso solo ringraziarlo e dirgli che è stato fondamentale per me perché mi ha sempre sostenuto per tutto il torneo. Inoltre ho ricevuto e ricevo grande supporto anche da mio padre, da tutta la mia famiglia e dal mio staff. Mi ritengo molto fortunato da questo punto di vista”.

 

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