Carlos Boluda: “La paura è sparita”

Carlos Boluda

di Paolo Silvestri

Intevistiamo Carlos Boluda, chiedendogli di raccontarci il suo difficile momento, frutto dalle lesioni e in parte del peso del suo passato come “predestinato” del tennis spagnolo. Ma invece di insistere su quest’ultimo aspetto (per il quale rimandiamo semmai all’articolo Carlos Boluda: ieri, oggi e domani, uscito su Spazio Tennis qualche giorno fa), vogliamo soprattutto sapere com’ è la sua nuova vita a Madrid, a che punto è il suo tennis e quali sono i suoi progetti per il futuro. Con estrema educazione, e con la sobrietà di un ragazzo timido e riservato, ha gentilmente chiacchierato con noi.

Salve Carlos, e innzitutto grazie per concederci questa intervista.

Ciao, grazie a te.

Come stai fisicamente?

Beh, un po’ meglio, ma sono ormai cinque mesi che sono fermo.

Qual è esattamente il problema che hai?

Un problema ai piedi. Una fascite, un piccola rottura nella fascia.

E quando pensi di tornare a giocare?

Spero in un mesetto. Spero.

Ma puoi allenarti o sei completamente fermo?

Sì, mi sto allenando, ma è una lesione complicata. Va un po’ a giorni  e devo stare attento, perché e sufficiente che forzi un po’ di più o faccia un movimento strano e mi fa male.

Certo, le lesioni sono probabilmente la cosa peggiore del tuo lavoro. Uno si prepara, pianifica la sua stagione e poi, quando meno te l’aspetti, una lesione rovina tutto.

Sì, è complicato, ma io ho esperienza in questo settore (ride). Veramente non ho avuto fortuna finora.

E in questi mesi di stop vivi un po’ ossessionato con il recupero, oppure riesci a fare altre cose?

Sì, ci riesco. Quest’estate sono andato a casa mia ad Alicante, sono stato con i miei amici e la mia ragazza. Pero sì che è dura… poi ero molto contento per come avevo inziato l’anno. Che ci vuoi fare?

Ecco, infatti avevi cominciato molto bene con due finali, una in Turchia e una in Malesia.

Sì, stavo giocando bene, con fiducia. Ma mi sono lesionato a metà anno, a maggio. Purtroppo bisogna fare i conti con questo tipo di problemi.

Carlos BoludaChe sensazioni hai avuto in campo? Hai rirovato la tranquillità e la fiducia nel tuo tennis che avevi perso? 

Sì, dall’anno scorso sono venuto a Madrid e mi alleno con Oscar Burrieza, e poco a poco sto recuperando il mio tennis. L’ anno scorso avevo fatto una finale, e dopo… ho avuto un’altra lesione! Ma comunque il recupero del mio tennis non si è perso. Ho fatto una buona preparazione invernale e sentivo che andavo a un torneo e, certo… mi potevano battere, ma sentivo anche che quel torneo lo potevo vincere.

Allora quella sensazione di paura a scendere in campo di cui parlavi qualche mese fa è sparita.

Sì, quella sensazione di paura è sparita. Adesso che sono fuori da un po’ di tempo non sarà facile tornare, ma non è paura, è mancanza di ritmo e abitudine alla competizione.

Come va la tua vita a Madrid? Ti trovi bene o ti manca Alicante?

Vermente mi trovo bene, poi adesso ho cambiato casa e condivido l’appartamento con il mio migliore amico. Mi piace essere ordinato e responsabile con le mie cose, e poi con lui posso un po’ staccare la spina dal tennis.

Non conosco personalmente Oscar Burrieza, ma mi sembra, al di là dell’aspetto tecnico, una persona molto umana.

Sì, anche se come allenatore è molto duro, ma fuori dal campo si può parlare con lui. Ho molta fiducia in lui e il recupero del mio tennis lo devo a lui.

E avete già pianificato il vostro 2015?

No, non ancora. Per il momento l’idea è giocare ancora tre o quattro tornei a fine anno e riprendere ritmo, per poter cominciare bene il 2015, sperando che non arrivino altre lesioni.

Vedo che quest’anno spesso siete andati lontano, invece di giocare i futures spagnoli. È per evitare la pressione che puoi avere in Spagna?

No no. È il calendario che ha scelto Oscar, soprattutto per giocare sul duro e dei 15.000 dollari. Ma l’anno scorso ho fatto una finale qui e i primi tornei di quest’anno, anche. No, la pressione di giocare in Spagna è una cosa che ormai ho superato.

Carlos BoludaUna curiosità: ti piace viaggiare? Molti tennisti dicono che i viaggi sono la parte peggiore del loro lavoro.

Mah, dipende, a volte può essere duro, ma in generale non mi pesa più di tanto.

E hai tempo di visitare le città in cui giochi?

A volte ci portano, e poi se si vuole c’è sempre tempo per le visite, ma noi giocatori spesso ci impigriamo, torniamo stanchi in albergo e fra Internet una cosa e l’altra, poi non lo facciamo.

Senti, fino a un po’ di anni fa la statura non era così decisiva, ma nel tennis attuale le cose sono cambiate. Fino a che punto pensi che il fatto di non essere altissimo ti possa limitare?

Mah, ognuno ha le sue caratteristiche e i suoi punti di forza. Magari quelli alti hanno dei vantaggi, ma poi hanno più difficoltà negli spostamenti, e quindi chi non è tanto alto può sfruttare la velocità. Guarda per esempio Ferrer. Si tratta di lavorare di più con le gambe e la velocità. Cioè compensare con altre risorse.

E poi ci sono molti ottimi giocatori che non sono alti 1,90, come Rochus, che si è appena ritirato.

Infatti, bisogna giocare con quello che si ha a disposizione.

Carlos, come ti immagini fra quattro o cinque anni?

Nella top 100 e giocando i tornei grandi. Almeno quello è il mio desiderio. Poco a poco spero di arrivarci.

Hai avuto una vita storia tennistica molto intensa, con alti e bassi, ma hai 21 anni, sei ancora molto giovane e hai tutto il tempo per riuscirci. Tu non ti ricorderai, ma sai che sette anni fa ti avevo intervistato?

Si???

Sì, allora eri praticamente un bambino! Ma a questo punto spero di poterti intervistare di nuovo fra sette anni, quando sarai nella top ten!

Speriamo! (ride)

Grazie e buona fortuna!

Grazie a te!

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