Stefania Chieppa: “Mi mancano le emozioni del tennis”

Stefania Chieppa
di Michele Galoppini

Stefania Chieppa è uscita dal cerchio del tennis professionistico giocato davvero molto giovane rispetto a praticamente tutte le sue colleghe. Già a 25 anni, nonostante una buona classifica e vittorie contro avversarie importanti a livello ITF, la torinese pensava al suo futuro al di fuori del tennis giocato a livello internazionale, ma il tennis è stato ed è tuttora parte importante della sua vita. Giocatrice della Serie A italiana e Maestra Nazionale dal 2011, Stefania ha giocato al circolo di casa (Circolo della Stampa Sporting di Torino) il torneo di qualificazione alle prequali degli Internazionali BNL d’Italia e si è qualificata per il tabellone che deciderà le sorti delle WC al torneo, in gioco dal 4 al 7 maggio prossimi.

Stefania ha raggiunto nella sua carriera il best ranking alla 359esima posizione, sfiorando la top200 in doppio. Ha vinto due tornei ITF su terra e soprattutto 15 tornei di doppio. Proprio a Roma, nelle qualificazioni del torneo del 2009, ha ottenuto una delle vittorie più importanti della carriera contro l’allora top100 ed ex top20 Karolina Sprem, e chissà che anche quest’anno non riesca a ritagliarsi a sorpresa un po’ di spazio.

Di seguito potete trovare le sue parole.

Stefania chieppaVisto che l’occasione della nostra chiacchierata sono le prequalificazioni romane, come è stato il torneo al Circolo della Stampa Sporting di Torino? Che sensazioni hai avuto?
Il livello del torneo era particolarmente buono, anche paragonato agli altri tornei simili che si sono giocati in Italia. Ad esempio c’erano la Smirnova, la Canepa, la Bona, cha hanno tutte tanta esperienza, ed anche numerose giovani agguerrite. Ovviamente, grazie alla mia classifica sono potuta partire direttamente dai quarti di finale, che è un aiuto innegabile. I quarti sono stati relativamente semplici, ma la semifinale è stata un match difficilissimo contro la Piludu, ragazza pugliese con classifica 2.4, che gioca molto bene, sempre in spinta. Ho vinto al terzo set, ma la parte più difficile era trovare le energie per giocare. Ero sotto antibiotici da sei giorni ormai, avevo l’influenza e pure la bronchite, non ero proprio sicura di riuscire a vincere in quelle condizioni (ride). Però ci tenevo tantissimo, io lavoro qui al circolo, faccio la maestra di tennis qui, giocavo davanti a tanti ragazzi che conosco e che alleno, che tifavano e che mi hanno certamente dato un aiuto col loro tifo. Credo di aver vinto 3-6 6-0 6-2, ma devo dire che l’ho proprio scampata, ridotta così…

E la finale invece?
In finale ho giocato contro la Smirnova, ci conosciamo da tanti anni, nonostante le origini vive qui in Piemonte da tempo. Sapevo sarebbe stata una partita combattuta, così come ero cosciente che giocando al mio livello avrei potuto batterla, ma che giocare un pelo sottotono mi sarebbe costata cara. Il primo set è stato molto lottato ma l’ho perso 4-6. Poi finalmente ho cominciato a giocare meglio ma a sprazzi, era come se giocavo bene un paio di game e poi avevo bisogno di altri due game per riprendere le energie. Sono salita 4-2 e di nuovo mi sono fatta riprendere sul 4-4. I campi erano anche molto pesanti per la pioggia ed ho cercato di uscirne con tante variazioni, smorzate, cambi di ritmo e soprattutto palle molto cariche che so che le danno fastidio. Vinto il secondo per 6-4 ho poi ritrovato le giuste energie, poi nel terzo set hanno cambiato le palline, riuscivo a spingere, il braccio andava… ho avuto un’ottima reazione ed ho vinto. A lungo andare anche lei si è stancata e verso la fine è stato più semplice.

Non è la prima volta che tenti questa avventura, ma cosa ti ha spinto a rimetterti in gioco per le prequalificazioni?
Beh è facile. Sono nata qui, gioco da sempre qui, mi alleno qui, lavoro qui e gioco la serie A qui… è un po’ come essere la beniamina di casa, quindi è bello poter giocare in questo circolo e contemporaneamente tentare di qualificarmi per Roma. Poi ovviamente tutti lo sanno che non gioco più e che non possono aspettarsi troppo. Poi ho una famiglia, lavoro, soprattutto ho anche un figlio, ed un bambino di 22 mesi è un gran bell’impegno. A riguardo, la notte prima della finale ho dovuto chiedere a mia madre se poteva tenere il bambino da lei. Poi era malato anche lui, so che si è svegliato quindici volte, se ce l’avessi avuto con me non so se sarei arrivata al giorno dopo a giocare la finale (ride).

E che obiettivo ti prefiggi per Roma? Anche se è ovvio che la competizione è spietata…
A Roma, rispetto a Torino, la situazione sarà ben diversa. Là le ragazze che partecipano, anche se magari hanno la mia stessa età o sono più vecchie (ride), sono molto più allenate rispetto a me. Non pretendo niente di particolare a livello di risultati, ma spero di divertirmi e di non fare brutte figure (ride). Io sono molto competitiva ed in campo voglio comunque dare il 200% e quindi non è mai detto, sai, giocando anche più rilassata potrei giocare anche meglio del previsto. Mal che vada ho sempre una lunga serie di alibi (ride).

Non è la prima volta che passi i tornei che ti qualificano alle prequalificazioni, ma agli Internazionali BNL d’Italia partecipasti proprio nelle qualificazioni, nel 2009, quando battesti addirittura Karolina Sprem, ex top20.
Sì, ricordo perfettamente quell’edizione. Sono entrata in tabellone proprio all’ultimo momento, mi avevano avvisata alle 9 del mattino stesso per la cancellazione di un’altra giocatrice ed io ero lì quasi per caso ed avevo firmato come ALT. Mi sono ritrovata a giocare sul campo 5 o sul campo 6, non ricordo, quelli dove di solito mettono tutti gli italiani; c’era tantissimo tifo per me, quasi non avevo realizzato. Giocavo a mente libera e probabilmente mi ha aiutata. Certamente non mi aspettavo di vincere. È stato bellissimo, emozionante.

Stefania Chieppa Ti mancano le emozioni del tennis giocato ed il tennis giocato stesso?
Sì, e mi piace ancora tantissimo giocare, adoro la competizione e sono molto competitiva. Ora non gioco praticamente più a livello internazionale, ma mi piace poter ancora giocare la Serie A ed i tornei Open durante l’anno. E mi alleno ancora cercando di tenere alto il mio livello, perché ci tengo a fare bene e a giocare bene. Poi vincere, mentre lavoro e sono anche una mamma, è una soddisfazione personale ancora più grande. Ed è bello avere anche mio marito, Gianluca Luddi ex top-200 ATP, qui con me a Torino. Mi ha fatto anche da allenatore e lavora anche lui qui. Averlo nel pubblico a supportarmi anche in quest’ultima occasione è stato molto bello, con lui e con i ragazzini ho condiviso e condivido tante cose.

Pensi proverai anche a giocare qualche torneo ITF ora che sei rientrata in gioco per Roma?
Probabilmente no. Innanzitutto lavoro, poi seguo anche le ragazze ai tornei e sono senza classifica e riuscirei ad entrare solo grazie a wild card (sospira). Insomma, non dico no a prescindere ma è molto difficile. Mettere i piedi sui campi del Foro Italico è un’occasione, è imperdibile e me la devo giocare, ma tornare alle competizioni è un altro discorso, anche se sono abbastanza giovane e non ho giocato tanto a livello professionistico. Lasciamo spazio alle giovani, dai (ride). Se ci penso, già a 24-25 anni avevo staccato la spina: al tempo ero attorno alla 300esima posizione e ci sono stata per un po’, anno dopo anno ho cominciato a pensare che quello era il mio livello e che non avrei potuto dare di più, mi sentivo, diciamo, già abbastanza vecchia per quella classifica. E così ho deciso di pensare, man mano, ad altro. Come ti dicevo, nel 2009, a 26 anni, ero a Roma un po’ per caso e non pensavo già più costantemente ai tornei ITF. Se potessi tornare indietro probabilmente farei un’altra scelta, anche perché ora il tennis è cambiato, ed avere 24 o 25 anni non è essere “vecchi” (sospira).

È noto che hai intrapreso anche una carriera a livello televisivo con SuperTennis. Come è nata l’idea di entrare a far parte della tv per il tennis?
Anche in questo caso un po’ per caso (ride). Sono stata ospite negli studi di SuperTennis per una trasmissione, ancora quando era agli inizi come canale. Sapevo che cercavano collaboratori. Poi io in passato sono stata parte di alcune agenzie di moda per fare qualche soldo, ho studiato Scienze Politiche con riferimento all’ambito della Comunicazione, ho avuto esperienza in campo pubblicitario, e così ho fatto il provino e sono entrata a far parte di SuperTennis. Anche per gli Internazionali BNL d’Italia ho fatto interviste, ho lavorato per gli sponsor, ho fatto da speaker. E certamente non posso dimenticare l’esperienza bellissima di Circolando, che da 5 o 6 anni ormai faccio con Giorgio Galimberti.

E per il futuro sono già in programma altri progetti per SuperTennis?
Non ti so dire. Certamente io sono aperta a progetti futuri, anche perché mi piace lavorare in questo campo, considerato anche che non mi porta via troppo tempo dal mio lavoro e da Torino.

Da Maestra Nazionale, cosa ne pensi delle nostre giovani leve in ottica WTA?
Ci sono tante ragazze che sanno giocare molto bene e qualche giocatrice che tra tutte spicca. Ma credo che bisognerebbe cercare di alzare un po’ il livello in generale. Ad esempio, magari ce n’è una molto buona per anno, ma ho come l’impressione che manchi sempre quel qualcosa in più. Sta finendo la generazione migliore che il tennis femminile abbia mai avuto e Pennetta, Vinci e Schiavone sono prossime al ritiro, ma non vedo grossi nomi importanti, per ora, che possano ricambiare.

Anche se eri impegnata con il torneo e con il lavoro, hai avuto modo di seguire le recenti vicissitudini relative a Eugenie Bouchard e alla mano non data all’avversaria in occasione della cerimonia di apertura del match tra Canada e Romania? Che ne pensi?
Mah, io non capisco. Poi non c’era un motivo particolare, non è che la sua avversaria aveva fatto qualcosa di male da giustificare il gesto. Non è bello, io stessa insegno sempre ai miei allievi la massima educazione e dare la mano è un semplice ma importante segno di rispetto. Poi il tennis è uno sport, rispetto ad altri, dove la disciplina e l’educazione sono sempre parti importanti. Potrei capire se la tua avversaria ti facesse qualcosa durante il match, ed alla fine ti rifiuti di dare la mano. Potrebbe avere senso, ma così, a priori e con quelle motivazioni proprio non ci sta.

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