Cronache da Wimbledon – Volume 10 – La Soddisfazione di Fabio

Fabio Fognini
di Marco Caldara (articolo in partnership con Tennis.it)
E’ un Fabio Fognini raggiante quello che si è presentato davanti ai giornalisti per la conferenza stampa. Consapevole di aver vinto un grane incontro ma allo stesso tempo tranquillo e già orientato verso il match successivo, un match abbordabile che lo vedrà opposto allo statunitense Michael Russel (che al primo round ha faticato col modestissimo Pere Riba), ostacolo che, per il Fognini visto con Verdasco, dovrebbe essere pura formalità, dandogli poi la possibilità di affrontare uno fra Benneteau e Andreas Beck nel match valevole l’accesso agli ottavi di finale.
Un altro match gestito alla perfezione, tanto che sembravi tu e non Verdasco quello più tranquillo, e l’hai sempre tenuto a distanza. Sensazioni?
Sicuramente si. Era un match che ero consapevole poter vincere, perché già nell’ultimo confronto, nonostante si giocasse sul rosso, ci ero andato molto vicino e lui aveva sofferto parecchio, spuntandola forse anche grazie ad un episodio che mi aveva mandato fuori giri. Sono molto soddisfatto, ho gestito bene la partita ed ho ottenuto la prima vittoria con un top10. Non ho mai ceduto il servizio e ho concesso una sola palla break. Per il resto è andato tutto bene, ero consapevole di potermela giocare, di poter lottare, e alla fine l’ho portata a casa.

L’unico “suicidio” è stato nel tie-break del terzo set, quando dopo aver recuperato da 3-6 hai commesso doppio fallo sul set-point, no?
Si. Non ho detto nulla e ho accettato quel brutto errore perché era un momento di grane tensione e di conseguenza ci può stare. Poi ho subito chiesto di poter andare in bagno in modo da prendere un po’ di tempo per respirare e concentrarmi, e sono rientrato in campo con le idee chiare sul da farsi.
Verdasco a tratti ha servito molto bene, ma sembrava che tu leggessi senza troppi problemi il suo servizio, anche se sulla prima palla non era semplice. Non trovi?
Lui è il classico mancino al quale è sempre difficile rispondere, ancor di più su una superficie come questa. Penso però che abbia iniziato a servire bene dal terzo set in poi, in quanto nei primi due parziali io rispondevo e vedevo sempre bene o male dove la sua battuta era direzionata. Dal terzo in poi invece lui ha iniziato a tirare più forte e a fare più punti, variando spesso angoli è velocità. E’ stata dura, però alla fine vi ho fatto Doni.
Se dovessi fare un paragone, credi di aver giocato meglio oggi o con Monfils?
Sono due match molto diversi, e anche l’ambiente è importante. A Parigi ho giocato sempre in svantaggio e sono successe varie cose, che ormai tutti sappiamo. Per quanto concerne il livello di gioco e la continuità ho fatto meglio oggi. Mi sentivo di vincere e di volergli complicare la vita a tutti i costi, e ci sono riuscito.
Meglio oggi anche perchè questo match è sull’erba e quindi più complicato, in quanto sulla terra ci sei cresciuto. Sei d’accordo?
L’erba non è la mia superficie preferita, anche se credo di non averci mai vinto perché non ci ho mai giocato, però mi è sempre piaciuta e secondo me posso giocarci sopra bene. Ho un buon tocco di mano e sono abbastanza veloce, quindi riesco a leggere bene il “tiro” della’avversario, e neutralizzarlo. Poi è vero che parlano i risultati però non mi è mai dispiaciuto giocare sull’erba, anzi mi piace perché richiede un tennis diverso da quello che si utilizza sulla terra e sul cemento.
Seppi ha detto che sull’erba bisogna pensare meno, e questo lo aiuta. E’ così anche per te?
E’ vero. C’è meno tempo per pensare perché si ottengono più punti gratuiti col servizio e se si spinge la risposta l’avversario va subito in difficoltà. Sono d’accordo.
Hai parlato del match precedente con Verdasco. Cosa era successo di preciso?
Ero andato in vantaggio per 6-2 1-1 40-15, e poi ancora 4-4 40-15, sempre in risposta. Poi sul 5-4 per lui, 15-30, ho servito un kick sul suo diritto e poi ho attaccato col diritto sul suo rovescio. Il giudice di linea l’ha chiamata larga, mentre Fernando mi ha detto che era buona. A quel punto è sceso il chair umpire, e ha dato ragione al giudice di linea. Quest’episodio mi ha un po’ scosso e da quel momento sono calato, perdendo secondo e terzo set, con Verdasco che è salito di livello, e da grande giocatore com’è mi ha “messo i piedi in testa”.
Senti che da allora, anche attraverso quello che è successo a Parigi, sia scattato qualcosa nel tuo modo di affrontare le sfide? Una maturità nuova?
Io penso che ogni partita abbia il suo perché. Sicuramente questi sono incontri che fanno bene a livello mentale e portano esperienza, perché vedo che nella vita di uno sportivo ci saran sempre momento non buoni, e io ne ho passato uno proprio quest’anno. Non è solo perché ho vinto un match con uno più forte di me e top10 che ora mi sento al settimo cielo. Sono contento e devo cercare di mantenere questo livello di gioco, e questa è la cosa che sempre mi è risultata difficile, sin da quando da juniores sono passato professionista.
Ti si è aperto un tabellone abbastanza promettente. Secondo turno con Russel, che ne pensi?
Sicuramente l’americano è più scarso di Verdasco, ma sarà un match decisamente diverso. Qualche anno fa Michael ebbe due match-points con Kuerten al Roland Garros e Guga poi vinse quel torneo, segno che nonostante sia un buon secondo turno, lo statunitense è un giocatore da rispettare. Io starò molto carico e sento che questa vittoria mi può dare tanta fiducia. Sarà un match da 50 e 50 e non voglio fare giudizi sul mio avversario.
A Parigi alla prova del nove hai trovato Wawrinka, qua Russel. Meglio?
Questo fa parte del tennis. Se oggi avessi perso averi giocato il doppio e sarei andato a casa Giovedì. Questo sport è strano e lo sappiamo. Oggi devo solo essere felice per la vittoria con un ottimo top10 e restare concentrato per la prossima, che sicuramente è un altra opportunità di giocare un match sull’ erba, in modo da cercare di portarla a casa.

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