Fabio ed Helene, binomio vincente

Helene Pellicano
di Paolo Angella

La scorsa settimana, come vi abbiamo raccontato, si è disputata al Circolo Tennis “Rocco Polimeni” di Reggio Calabria la fase finale del Masters under 16 e under 14 e, probabilmente, l’impressione maggiore è stata riportata dalla tredicenne maltese Helene Pellicano, che ha vinto la competizione nella categoria delle under 14. Helene si allena orami da tre anni in Italia, a Sanremo, con Fabio Lavazza, che assieme a Bob Brett, ex coach di Becker, Ivanisevic e Cilic, ha fondato la Brett & Lavazza Academy. Con loro collabora il preparatore atletico Ennio Capano.

Incontriamo Fabio e Helene, per cercare di capire quanto lontano potrà arrivare questo binomio, che, per ora, a livello di under 14 ha vinto tutto quello che c’era da vincere in Europa.

Fabio, raccontaci il tuo incontro con Helene.

Ci siamo incontrati la prima volta al Lemon Bowl di quasi tre anni fa ormai. Io avevo accompagnato alcuni allievi della mia Accademia che disputavano il torneo. Helene e la sua famiglia avevano deciso di fare qualche esperienza all’estero, visitando alcune Accademie di tennis. Ci siamo parlati, loro sono rimasti soddisfatti della mia proposta di collaborazione e abbiamo iniziato a lavorare assieme. Dal giugno 2013 si sono trasferiti in Italia lei e sua madre, a Sanremo, Helene sta imparando la nostra lingua, si è iscritta ad una scuola italiana e io, da allora, alleno esclusivamente Helene.

Descrivici come gioca Helene, quali sono i suoi colpi più incisivi e dove invece deve ancora lavorare molto.

Helene è una attaccante da fondo, ha nel dritto la sua arma principale. Cerca subito di chiudere i punti senza aspettare l’errore dell’avversaria. Ovviamente stiamo lavorando su tutti i colpi per cercare di migliorarli. In generale, nelle ragazzine di questa età, il gioco a rete è sempre quello più deficitario. Questo vale anche per Helene.

Lavorando con una ragazza così giovane, immagino che sia stato delicatissimo decidere come impostare il suo gioco.

Lei è arrivata con una buona velocità di base e una visione di gioco molto aggressiva, poi è chiaro che in una ragazzina di dieci anni bisogna impostare tutte la parte tecnica e tattica e lo stiamo facendo tuttora, cercando di adattarci alle sue naturali inclinazioni.

Pellicano LavazzaOrmai, a livello di under 14, avete vinto tutto quello che c’era da vincere, ora avete in programma un salto di categoria?

Helene ha già debuttato in due tornei ITF under 18 prima del Master, giocandoli molto bene, e dimostrando di essere competitiva a questi livelli. In Moldavia è arrivata in semifinale dove ha perso al terzo set, quando stava vincendo 6-3 5-4, da Lisa Piccinetti e a San Marino ha perso sempre al terzo set con Elisa Visentin. Il resto della programmazione finora era stata fatta sugli under 14 sperando di fare più punti possibile per arrivare a qualificarci per il Master. Ce l’abbiamo fatta e poi lo abbiamo anche vinto. Adesso, a novembre, andrà a giocare due tornei ITF under 18 negli Emirati Arabi. Poi chiudiamo la stagione e a inizio 2016 andremo a fare un altro paio di under 18, per poi tornare a fare qualche under 16 e under 14, perché il regolamento impone, giustamente, un limite di tornei di categoria superiore, quindi per mettere sulle gambe abbastanza partite torneremo per qualche torneo anche alle categorie inferiori.

Non è facile prevedere il futuro tennistico di ragazze così giovani, ma credi che sia davvero una predestinata a grandi palcoscenici?

Io ho iniziato la carriera di allenatore con i ragazzini, poi mi sono dedicato a professionisti adulti e non avevo più nessuna intenzione di tornare con giovanissimi. Se ho cambiato idea e ho fatto “un passo indietro” e sono qua con Helene è proprio perché credo fortemente che questa ragazza possa diventare una professionista importante, tra le migliori. Poi è chiaro a tutti, che dire già a questa età dove possa arrivare esattamente è impossibile, perché possono subentrare mille fattori e mille variabili a cambiare la situazione, ma se guardiamo i risultati, la volontà e la determinazione, le prospettive ci sono tutte.

Helene non è l’unica ragazza così giovane che è già competitiva con ragazze più grandi di lei, ci sono motivi particolari secondo te in questa precocità nelle ragazze così giovani?

Negli ultimi anni stanno, in effetti, cambiando i tempi del passaggio dall’under 14 all’under 18. Le ragazze nate ad esempio nel 1996 o 1997, anche le più brave, diventavano competitive a livello di under 18 solo alla fine del secondo anno di tornei under 14, adesso abbiamo già almeno 3-4 ragazze europee del 2002 che sono in grado di disputare tornei under 18 prima della fine del primo anno di partite under 14. E’ un aspetto molto interessante che, secondo me, è dovuto alla tipologia di gioco, perché prima le ragazzine under 12 e under 14 vincevano solo mettendo tante palle in campo e cercando di non sbagliare, aspettando l’errore dell’avversaria, mentre ora, Helene e le altre che vincono a questa età, lo fanno cercando sempre il vincente. Sto anche facendo uno studio per conto della federazione su questo aspetto molto interessante e ho notato che, a questa età, la media di colpi dopo il servizio non si allontana dai due o tre colpi, alcuni anni fa era molto molto più alta. Le più brave vogliono chiudere lo scambio, non vogliono più aspettare l’errore dell’avversaria. È molto importante e ne guadagna anche lo spettacolo.

Credi che nel tennis sia più importante lavorare a livello tecnico o mentale?

La componente psicologica è importantissima, soprattutto nel professionismo, ma anche a livello giovanile. La prima caratteristica che deve avere un giovane tennista è l’ambizione. Credo che in Italia manchi un pochino di ambizione tra i giovanissimi, che sono molto bravi, ma forse non pensano di esserlo. È sempre bene porsi obiettivi molto alti, all’inizio possono sembrare quasi irraggiungibili, ma poi bisogna lavorare sodo per cercare di ottenerli. Compito dell’allenatore è anche quello di cercare di far guardare l’allievo più lontano di quello che normalmente possa vedere dai propri occhi. Questo aiuta tantissimo ad aver fiducia nei propri mezzi e a spingersi sempre più avanti con gli obiettivi. Certo c’è il rovescio della medaglia, questo può anche creare false aspettative, è l’allenatore che deve capire fin dove ci si può spingere con le ambizioni e gli obiettivi. Ti faccio un esempio pratico. Noi abbiamo iniziato a giocare negli under 14 quest’anno, primo anno di attività. Obiettivo della stagione che ho posto ad inizio anno è stato quello di arrivare al Master. Abbiamo guardato cosa era successo lo scorso anno e l’unica ragazza che aveva raggiunto il Master nel primo anno di attività era stata Anastasia Potapova, quindi per raggiungere quello che ci eravamo prefissati abbiamo fatto una programmazione come la sua dell’anno precedente. Sembrava forse troppo ambizioso per tanti e invece ci siamo riusciti.

Tra le ragazze italiane, chi ti piace di più come prospetto futuribile?

Sono tante le ragazze italiane in questa fascia di età molto brave, Elisabetta Cocciaretto, Federica Rossi, Melania Delai hanno già vinto molto, mi dicono che è molto brava anche Federica Sacco, ci siamo allenati con Alessia Truden e anche lei gioca benissimo. A livello tecnico sono sicuramente pronte, ovviamente, tornando al discorso precedente, non so quali siano le aspettative e le ambizioni di queste ragazze. Mi auguro per tutto il movimento italiano che ne abbiamo molte e che possano arrivare a diventare brave professioniste.

In generale vedi una crescita nel movimento tennistico italiano, soprattutto a livello di giovani e giovanissimi?

È una domanda molto difficile, mi pare di capire, a livello europeo, soprattutto parlando con gli scout che girano nei tornei più importanti, che l’annata del 2002 sia molto positiva con tante ragazze molto brave, nel 2001 invece ce ne sono alcune fortissime, ma la media non è così elevata come per le 2002. In Italia la crescita mi sembra un po’ più lenta, non so se ci sia un problema di ambizioni individuali oppure sia la stessa federazione che preferisca andare avanti a piccoli passi per paura un po’ di “bruciare” queste ragazze. Io avrei un po’ più di coraggio e aumenterei le aspettative, poi è chiaro che si rischia di perdere qualcuna per strada che non sarà in grado di reggere lo stress di obiettivi importanti, ma credo che per arrivare davvero al professionismo la strada sia questa.

Tu dirigi, assieme a Bob Brett, un’importante accademia di tennis, parlaci anche di questa esperienza.

Al momento ho deciso di seguire a tempo pieno Helene e quindi fisicamente sono poco presente in loco, però l’accademia è molto viva, ci sono tanti bravi allenatori e preparatori fisici, lo stesso Bob Brett, il prossimo anno riuscirà ad essere presente almeno 6 mesi. Noi cechiamo sempre di tirare fuori il massimo dai nostri allievi. Il rapporto tra allenatore e tennista è sempre di uno a uno o al massimo uno a due, quindi ogni allievo ha sempre il suo coach personale che lo segue non solo nella parte tecnica, ma anche in quella manageriale e di programmazione, insomma è il posto giusto per chi vuole davvero provare a entrare nel professionismo.

Poi incontriamo Helene Pellicano, ha solo tredici anni, ma parla e risponde come una piccola professionista, con Fabio all’inizio parlavano in inglese, adesso in un misto di inglese e italiano, con noi si sforza di parlare in italiano, che capisce benissimo, dimostra una grande determinazione e la voglia di diventare una tennista professionista, ma comunque non ha cambiato il suo essere ragazzina semplice e tranquilla.

Pellicano LavazzaHelene, raccontami il Master, e la soddisfazione per averlo vinto.

Sono davvero molto contenta, sono andata in Calabria per divertirmi, per giocare bene, ma non pensavo di vincere, invece ci sono riuscita.

A Malta come hanno vissuto i tuoi successi amici e parenti?

Sono molto contenti, Malta è molto piccola, non ci sono tante persone che giocano a tennis, adesso, vedendo quello che faccio io, stanno iniziando a giocare anche altre ragazze e mi fa molto piacere.

Come ti trovi in Italia? Un po’ ti manca Malta?

In Italia mi trovo benissimo. Mi sento ormai a casa. Malta mi manca molto, ho lasciato amiche e parenti, ogni tanto torno a trovarli, però adesso sono qua e sto facendo quello che ho sempre voluto fare e quindi sono molto felice di essere in Italia e di poter giocare a tennis a questi livelli.

Con lo studio come ti organizzi?

È molto difficile, due volte alla settimana faccio matematica e inglese on line con la mia vecchia scuola di Malta e poi mi sono iscritta anche a una scuola italiana, cerco di impegnarmi molto anche con lo studio oltre che con il tennis.

Quale è il tuo sogno? Cosa vorresti vincere tra dieci anni?

Fin da bambina ho sempre sognato di vincere Wimbledon.

Infine c’è qualche giocatrice professionista a cui ti ispiri?

Quelle a cui mi ispiro sono soprattutto Simona Halep e Sara Errani, non si arrendono mai, proprio come me.

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