ITF Brescia, Claudia Giovine: “Le prequali di Roma, fatte così, sono una cavolata”

Claudia Giovine Foto Alessandro Nizegorodcew
dall’inviato a Brescia, Michele Galoppini (@MikGaloppini)

Claudia Giovine non ha superato il primo turno del torneo ITF di Brescia, $50.000 di montepremi, sconfitta da un’ispirata Romina Oprandi. Match molto lungo e combattutissimo, chiuso solo 7-6 6-7 7-6 dalla tennista elvetica, capace di resistere alla potenza bruta della pugliese, forse anche ostacolata dai campi molto pesanti del circolo ‘Forza e Costanza’, da giorni investito da forti piogge. Abbiamo scambiato qualche parola con lei dopo il suo lungo match, sul torneo di Brescia e sul suo momento post Roma.

Hai terminato da poco il match di oggi con Romina Oprandi. Un match maratona purtroppo chiuso a tuo sfavore.
“Dall’inizio alla fine non sono stata costante e la Oprandi sta diventando un incubo in queste settimane [la Giovine ha perso dalla Oprandi nelle ultime due settimane]. Non sono riuscita a trovare la lucidità giusta per fare le cose che volevo fare. Lei è stata più brava di me a ‘stare lì’ nei momenti importanti, è stata più cazzuta se possiamo dire così. Io nei momenti chiave avrei potuto fare scelte più semplici e ovviamente non è andata come desideravo, purtroppo.”

A parte il match di oggi sembri abbastanza in forma. È così?
“Onestamente mi sento abbastanza bene, ci sono ancora i soliti alti e bassi che non mi permettono di giocare con continuità. La continuità la vorrei anche nel lavoro di tutti i giorni, per fare bene le cose che so fare al meglio. Ci stiamo lavorando, come stiamo lavorando anche su molti aspetti psicologici e caratteriali. E con calma… [sospiro e risata]”

Parlando di continuità, facciamo un passo indietro e torniamo agli Internazionali BNL d’Italia. Lì hai sbaragliato la concorrenza nelle prequalificazioni ed hai messo alle strette anche la McHale nel tabellone principale.
“Vero, purtroppo poi con la McHale ci si è messa di mezzo la stanchezza fisica. Sono arrivata al terzo set che ero onestamente sfatta, sia mentalmente che fisicamente. Ero a zero di energie e non so dove le ho prese anche solo per finire la partita. Anche in quel caso però è una questione di consapevolezza: le top sanno che bisogna sempre star lì aggrappate al match con continuità. Mi spiace molto, perché sapevo di potercela fare, ma ancora una volta è mancato quel passetto in più per rendersi conto di saperci fare e crederci di più di poter essere competitivi ad alto livello. Non è una questione di arroganza ma di consapevolezza.”

Nonostante il match con la McHale sei comunque soddisfatta del torneo di Roma?
“Sì sì assolutamente, ho anche avuto l’occasione di mettere da parte qualche euro in più per la stagione, è stata una grande boccata di aria fresca, sicuramente.”

Hai detto di essere arrivata molto stanca al match con la McHale. Pensi che l’attuale sistema di prequalificazione sia un po’ troppo dispendioso per le giocatrici?
Sì, è un po’ di anni che è così. Sarebbe meglio non esprimersi, ma diciamo che è una cavolata al momento. O prendi le più forti, o prendi quelle che fino a quel momento della stagione hanno portato i migliori risultati… prendi le meritevoli. Alla fine ovunque fanno così, in Francia fanno così, in America fanno così… perché noi dobbiamo ammazzarci come dei gladiatori per poi arrivare sfinite al momento chiave?! Non ha senso così.  Anche perché già lavoriamo e viaggiamo come delle forsennate tutte le settimane… e poi con questo sistema perdiamo molte settimane importanti di attività internazionale, nonché energie importanti.”

Cosa hai in programma per i prossimi tornei?
“Resto in Italia e di conseguenza sulla terra rossa, anche perché al momento ha poco senso andare altrove. È vero che il livello qui è molto più alto, ma è altrettanto vero che bisogna giocare contro le più forti per farsi le ossa e migliorare.”

Tornei sull’erba invece? Considerato il tuo gioco sarebbero ideali…
“Sì, ci ho pensato, ma magari più avanti. Vediamo a luglio. Avevo anche pensato ad una trasferta in America: vorrei parlarne con coach Goretti, perché ho visto ad esempio il WTA di Washington. Probabilmente sarà dura entrarci, però vediamo.”

Il tuo stile di gioco non è proprio così ‘italiano’, sei molto aggressiva e sempre in spinta. Da dove nasce questa differenza rispetto alle altre giocatrici azzurre?
“No, per nulla italiano [sorriso]. Mia madre è un po’ russa come mentalità ed avendo iniziato a giocare con lei sono stata impostata con questo stile tennistico. Da una parte la ringrazio, dall’altra mi fa prendere un sacco di rischi [risata]. Da una parte va bene, dall’altra sarebbe l’ideale cercare una buona via di mezzo. Stiamo lavorando anche lì, pian piano verrà fuori anche questa versione di me.”

Un’ultima curiosità. Cosa ne pensi del caso-Giorgi?
“Sono d’accordo, un po’ come dice Sergio Giorgi, sul fatto del guardarsi un po’ in casa propria e farsi i cavoli propri. Sergio ha lavorato con Camila fin da quando è piccolissima, peraltro io la conosco molto bene la Giorgi. L’ha formata e continua a lavorare tanto con lei, sia fisicamente sia sul suo tennis, da solo e con l’aiuto anche di altre persone, che finalmente riescono a dargli una mano. Hanno sempre fatto tanti sacrifici e continuano a farne, anche il fatto che la madre le fa i completini è un segno che ci tengono tanto e si danno da fare. Ci sono tante piccole cose che la gente nemmeno vede. Bisognerebbe cominciare a vedere i Giorgi anche dal lato umano, non è sempre facile conoscere le persone come sono realmente, ma bisogna provarci. Poi certamente lei è molto timida e non si apre con nessuno. Provare a prendere la situazione in altro modo, da parte di tutti, sarebbe l’ideale, ma sono tutti chiusi e vanno per la loro strada, pensando sempre la stessa cosa senza mai provare a comprendersi a vicenda. Così non si risolve niente.”

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