Schoorel, una spanna sopra agli altri


(Thomas Schoorel e Marta Polidori – Foto Andrea Cherchi)

da Vercelli, Marta Polidori

Thomas Schoorel è un colosso di 203 cm, che ha militato attorno alla novantesima posizione nel ranking mondiale nel 2011. Di fianco a lui sembro un portachiavi, ma è una persona di un piacevole più unico che raro.

Il giorno in cui l’ho intervistato è stato in grado di prendermi anche in giro, offrendomi di sedermi o avrei avuto problemi ad arrivare col registratore. Mentre facevamo la foto da allegare all’articolo mio padre ha avuto qualche problema tecnico (non riusciva a far rientrare sia me che lui per intero nell’inquadratura), al che lui si è quasi messo in ginocchio.

Quando entro al circolo per assistere alla finale vedo lui in disparte, assieme ad un altro giocatore che non ho riconosciuto, dirigere un’immaginaria orchestra sulle note dell’inno tedesco.  Mi fa pensare che sia una di quelle persone che nonostante abbia ottenuto molto più di tanti altri non si corromperà mai, non scenderà mai a patti con la parte peggiore di sé. È un macchietta, un personaggio sdrammatizzante che prende la vita meno seriamente e se la complica poco. Questa è la sua forza. Questo probabilmente è il suo perché ed il motivo per cui vale la pena di scrivere un articolo, al di là dei suoi numeri.

Sinceramente, dopo averlo visto e sentito più volte e dopo tutte le voci che giravano su di lui al circolo (partite con Federer, best ranking…), il timore di approcciarlo per una ipotetica intervista era forte, forse ancor di più visto che i bambini si fermavano a chiedergli l’autografo. In più io l’inglese in teoria lo so bene, (si tratta solo di rendermene conto), ma non lo parlo mai e nella mia testa volevo figurare come una diciannovenne con pluriennale esperienza. Lui è stato molto gentile; anche se mi sono inceppata su qualche termine mi ha raccolta, ma senza farmela pesare, e a giudicare da come ha preso seriamente la cosa gli sono risultata tanto gradevole quanto sensata (il che ha contribuito a darmi fiducia e vincere l’imbarazzo).

Dopodiché, queste sono le premesse senza le quali leggere questo articolo sarebbe privo di senso, o che forse stuzzicandovi l’appetito ora vorrete sapere: Thomas Schoorel è nato ad Amsterdam l’8 Aprile 1989, in Olanda. È dotato di un grande servizio, ricordando i suoi 203 cm, e di un potente diritto.

Inizia a giocare a tennis all’età di cinque anni, a livello juniores si fa notare principalmente per i suoi risultato in doppio; vince il Bonfiglio nel 2007 in coppia con il connazionale Roy Bruggeling e nello stesso anno raggiunge i quarti di finale nel Roland Garros, sempre assieme a Bruggeling, e la semifinale a Wimbledon in coppia con Tim Van Terheijden. Tra i professionisti riesce a vincere sette titoli nel circuito itf in singolare e tre nel doppio. Nel 2011 riesce a superare le qualificazioni per l’Open di Francia e viene sconfitto al secondo turno dallo svizzero Stanislas Wawrinka.

Famosa la sua partita contro sua maestà Roger Federer a Doha nel 2011 (di cui interi pezzi sono reperibili su YouTube), che vi consiglio di andare a vedere per rendervi conto del livello del giocatore e dello spettacolo che ha dato a Vercelli, nonché fornisce valore agli italiani che ne sono usciti sconfitti.

Ha dei fondamentali fantastici: spinge indifferentemente di diritto e di rovescio. Ottima tecnica, grande sensibilità e riesce ad aggiustare qualsiasi tipo di palla, anche sulla terra resa quasi inagibile di Vercelli. Il fatto di essere appena rientrato da un infortunio gli rende complicato esprimere a pieno il suo livello di gioco, per lui questo torneo sembra un allenamento (eccetto Brizzi, che potrebbe serenamente rientrare nei cento). Possiede un bellissimo rovescio ad una mano portato in maniera stupenda.

È un giocatore di attacco, nonostante l’altezza è davvero molto mobile, assolutamente straordinario.

Com’è andato il tuo ultimo match a Vercelli?

“L’ultimo match stava andando molto bene per me; intendo che Alberto Brizzi ha giocato veramente bene, è rimasto sempre con un piede dentro il campo, anticipava la palla. Non andava molto il servizio e quindi ho dovuto giocare molte seconde. Poi ho giocato un lungo match il giorno prima e ne ho risentito un po’. Non penso di aver giocato un brutto match comunque.”

Sei stato attorno alla novantesima posizione nel 2011, ma hai avuto un infortunio?

“Alla fine del 2011 ho avuto problemi alla spalla, mentre nel 2012 mi sono dovuto sottoporre ad un intervento chirurgico al gomito, sono caduto e mi sono rotto un piccolo pezzo di osso. Comunque dopo l’intervento va meglio.”

Tu hai giocato a Doha contro Roger Federer nel 2011, è esatto?

“Sì, ho per 7-6 6-3 e ho avuto tre set point, ho giocato una buona partita. Il 2011 è stato un buon anno, il 2012 è stato pessimo e questo è il primo torneo che gioco nel 2013. Sono contento di essere arrivato in semifinale, ovviamente avrei preferito giocarmi anche la finale, ma va bene così. Oggi è andata abbastanza bene. Giocherò Padova, Vicenza, forse Pozzuoli o Napoli. Giocherò anche quattro match a settimana, forse cinque (non lo sai mai), se posso giocare questo tipo di match in poche settimane.”

Dove ti stai allenando?

“Mi sto allenando con la Federazione in Olanda, a venti minuti da Amsterdam, ci sono Robin Haase e altri con cui faccio pratica.”

Pensi di poter tornare tra i primi cento?

“Bè, certo se non lo pensassi non sarei qui. È una strada lunga quella da fare, il mio ranking ora si aggira attorno ai 300 e ho bisogno di vincere molti tornei futures e vincere di nuovo i challenger. È lunga e dura, ma va bene, penso di potercela fare a tornare tra i primi cento, devo lavorare molto.”

Da quanto giochi a tennis?

“Mmm, mia madre dice che ho preso la racchetta in mano per la prima volta a tre anni e fatto la prima lezione a cinque, quindi possiamo dire dai cinque.”

Preferisci la superficie veloce o la terra rossa?

“Mi piace la terra rossa, è una superficie su cui so giocare. Anche se non sono abituato a giocare fuori, perché in Olanda il tempo è davvero brutto. Mi piacciono entrambi, non ci penso, in Olanda mi alleno molto sulla terra rossa. Devo migliorare col footwork, perché cose che normalmente si fanno sul duro non mi vengono così facili sulla terra rossa.”

Nonostante ormai mi sia un poco sciolta, resta un personaggio singolare. Di una semplicità talmente spiccata da essere quasi contraddittoria nel contesto in cui è immerso, ma è proprio per questo che mi ha così colpita, all’infuori di tutto il suo contorno.

Queste sono le storie che mi piace raccontare. Sono situazioni piacevoli, personalità che trasmettono, e gli auguro davvero di ritornare tra i primi cento e anche più su, per me le possibilità le ha tutte.

Good luck Thomas!

 

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