Diario di bordo da Vercelli 2

(Foto di Marta Polidori)
di Marta Polidori (inviata a Vercelli)
Giornata dal tempo traditore e beffardo, che pur minacciando pioggia non ce la dava mai.
Freschino malefico ed io, rimasta tutto il giorno fuori – per i miei amati lettori e come una brava scolaretta – ho dovuto lottare contro la tosse e il raffreddore, ma sarà stato il mio spirito competitivo o il giacchino che mi teneva al caldo, alla fine ho vinto io.
La prima partita che mi capita sott’occhio è quella sul campo 1, tra il serbo Boris Pashanski numero 386 e lo spagnolo David Estruch numero 453. Il primo possiede un gioco prevalentemente aggressivo, un servizio lento e un po’ tagliato, ma su quest’ultima non saprei garantire perché è la prima volta che lo vedo giocare e una rondine non fa mai Primavera. Estruch carica tanto col braccio quanto carica poco con le gambe nel servizio, ma gliele ho viste talmente scariche che non saprei dire se sia per un eventuale risentimento quanto per spossatezza o di ordinartia amministrazione. Mi sembra una partita un po’ noiosa e cammino fino all’ultimo campo a caccia dello ‘’scoop’’, continuando a non trovare assolutamente nulla. Sarà che questo tempo affloscia anche i propositi migliori? Di certo la mattina è stata insapore, risate estemporanee a parte…
L’ultimo campo ospita il match tra Andres Artuned Martinavarr, numero 499 (dalla Spagna con furore) dal servizio preciso e potente ed un impostazione tipicamente ‘’latina’’, e Morgan Phillips, inglese numero 491 dalla costruzione tecnico-tattica intelligente. Mentre diventa 6-2 6-0 per Phillips, diventa 6-0 6-2 a favore di Pashanski dall’altra parte.
Comincia la partita di Edoardo Eremin nella terra di mezzo, quindi tra il campo 1 e il campo 3, contro l’austriaco testa di serie numero 3 Michael Linzer, numero 311. Il nostro italiano alla 573esima posizione del ranking mondiale, e targato classe 1993, si fa in quattro per arginare l’austriaco antipatico – ha contestato una palla con modi molto poco eleganti -, ma perde 7-5 7-6(3) col rischio serio di andare al terzo set.
Spezzerò una lancia in suo onore perché al di là del buon gioco, organizzato, versatile e all’occorrenza aggressivo equilibrato, possiede un’enorme forza di volontà che tiene il pubblico col fiato sospeso.
Siccome l’incontro dopo gioca Napolitano mi assento un attimo per mangiare qualcosa; in ogni caso la partita di Edoardo è stata piuttosto lineare, lottata tutto il tempo e mi è veramente dispiaciuto che abbia perso.
Faccio la conoscenza di due giudici di sedia e ritorno alla carica.
Mi sistemo come una fetta di salmone tra due fette di pane a cavallo dei campi 1 e 2, visto che sul primo gioca Matteo Donati contro Timo Nieminen e sul secondo Luca Vanni e Stefano Napolitano.
Donati, numero 1218, è una giovane promessa classe 1995 che oggi non si è mossa granché con le gambe, probabilmente per la finale disputata ieri a Firenze e comunque il suo avversario finlandese è il numero 320, la partita si è quindi conclusa 6-2 6-0; Vanni è dello stesso anno di Claudio Grassi, cioè 1985, mentre Napolitano, beh, è piuttosto conosciuto quindi non ho molto da dire oltre il suo nome. Mi hanno colpito l’eleganza di Stefano, la sua singolare sportività e il modo pacato e rasserenante con cui ha affrontato la partita seppur abbia perso.
Ha combattutto e non ha mollato nemmeno un punto, quando Vanni (dal servizio micidiale!) si è trovato a dover chiudere sul 5-2 al secondo set Stefano gli ha portato via altri due game, ulteriore piccola soddisfazione, ma il match è terminato comunque 7-5 6-4 per Vanni, che so domani giocherà contro Grassi.
La mia giornata si conclude precocemente verso le 16.30 , ma tirerò avanti ancora fino alle 19.00 perché attendo che la carrozza mi riporti a palazzo, non avendo la patente.

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