ITF: diario di bordo da Siviglia

ITF Siviglia - La finale
di Paolo Silvestri

È il primo giorno della primavera, ma sembra l’ultimo dell’inverno. I grafici dell’Agencia Estatal de Meteorología oggi non hanno avuto molto lavoro, limitandosi a prendere il simbolo di una nuvoletta piena di gocce, e con un rapido taglia e incolla appiccicarne decine sulla cartina della Spagna, accompagnandole con un inappellabile “probabilidad precipitación: 100%”. Nonostante le condizioni avverse, decido di provare lo stesso ad andare al Centro de Tecnificación de Tenis Blas Infante, sede della Federazione Andalusa di Tennis, dove si svolge la finale dell’Itf femminile. Fa pure freddo, e sono bardato come se dovessi mettermi in coda in seggiovia, anziché andare a vedere una partita di tennis in una delle città più meridionali d’Europa. Lungo la strada non si vedono né le case bianche del Barrio de Santa Cruz, né i famosi patios con i fiori, né le vestigia architettoniche della dominazione araba: solo un’anonima e trafficata circonvallazione da cui si vedono anonimi caseggiati e trafficati capannoni industriali, che solo la presenza sporadica di qualche palma fa mentalmente collocare nel profondo sud.

Martina TrevisanAllora, mentre guido, vi racconto qualcosa di questa settimana di torneo, anche se ci sono potuto venire poco, soprattutto per via delle condizioni meteorologiche. E dire che il tutto era iniziato all’insegna del bel tempo. Quando sono venuto per la prima volta, domenica scorsa, il sole splendeva e la prime voci che ho sentito entrando nel circolo sono state nella lingua di Dante. Molte delle ragazze italiane presenti nelle quali (Savoretti, Matteucci, Giovine, Sanesi, Arcidiacono e Remondina), stanno guardando il match di secondo turno di Giulia Gatto-Monticone, l’unica che poi passerà al quadro principale, dove sono già ammesse direttamente Gioia Barbieri e Alberta Brianti. Girovago un po’ fra i campi di allenamento, mi prendo un caffè e torno a vedere gli incontri. Ci sono quattro campi uno in fila all’altro, ma i miei occhi sono calamitati solamente da una delle otto giocatrici impegnate, che per la mia retina è l’unica a colori, mentre le altre sono in bianco e nero: è Martina Trevisan, che riconosco subito (per quanto tappezzata di cerottoni azzurri) ma che non avevo mai visto dal vivo. Rimango letteralmente ammaliato dal suo modo di giocare, tanto che mi vedo tutta la sua dura maratona contro un’avversaria che dovrebbe pagarle qualche lezione di tennis e di educazione. Soffro, e a pochi metri da me soffre ancora di più Tathiana Garbin, che crede nelle potenzialità di Martina. E chi non ci crederebbe?Però nelle tavole della legge c’è scritto che “non di soli winners vive il tennista”, e questo è l’errore della giocatrice italiana, che perde di un soffio proprio perché spara fuori troppi tentativi di colpi vincenti. Ironia della sorte, quasi in contemporanea, suo fratello Matteo vince la finale del future di Parenzo, in Croazia. Penso davvero che sia un delitto, per quanto il tempo giochi ancora a loro favore, che i fratelli Trevisan per un motivo o per l’altro non riescano a calcare palcoscenici consoni alle loro grandi potenzialità.

Vedo anche vincere facilmente una grande leonessa alla ricerca del ruggito di un tempo, Maria Elena Camerin (ex top 40), poi stoppata al turno decisivo proprio dalla Gatto-Monticone. Giulia sarà l’italiana ad andare più lontano nel tabellone principale, spingendosi fino ai quarti, dopo essere stata protagonista al primo turno di un incredibile scontro fratricida con Alberta Brianti, che si lascia incredibilmente sfuggire di mano un vantaggio di 6-3 5-0. A proposito di grandi (ex) leonesse, mi sono purtroppo perso un interessante match di primo turno fra Virginie Razzano (nº 16 nel 2009) e Olga Govortsova (nº 35 nel 2008), durissimo scontro vinto dalla bielorussa, e che avrebbe potuto perfettamente essere qualche anno fa la finale di un torneo di maggiore rango.

Pioggia

Ieri ho visto le semifinali, programmate più tardi del previsto, per via dell’eclissi solare. Ma questo cielo plumbeo il sole manco lo lasciava intravvedere, immaginatevi un po’ l’eclissi. Nonostante le molte italiane, e naturalmente le molte spagnole, il penultimo turno non ha nulla di mediterraneo, in consonanza con il clima: Govortsova vs. Hogenkamp e Zanevska vs. Kontaveit.Quattro code di cavallo bionde e quattro giocatrici tipologicamente simili, invitate d’onore al “festival del bombardone senza criterio”, almeno questa è l’impressione che ne traggo. Un tennis precotto, poco duttile, che mi sembra si giochi senza tenere conto di chi c’è dall’altra parte della rete, senza strategie né adattamenti tattici. Tremendamente noioso. Vedo il primo match, poi vado al bar a prendermi una banana, torno, inizia la seconda partita, torno al bar e ordino un caffé, guardo l’orologio, leggo le mail, faccio un paio di telefonate, poi… inizia a piovigginare ed è il pretesto perfetto per fuggire. Martina, dove sei?

Olga GovortsovaNel frattempo sono arrivato al circolo. Parcheggio e la prima persona che vedo, impegnato in un’animata conversazione telefonica, è José Luis Escañuela, il presidente della federazione spagnola, sivigliano d’oc. Le previsioni meteorologiche per il momento sembrano essere smentite, quindi mi sistemo sul campo centrale per la finale fra la Govortsova e la Zanevska. Dopo pochi giochi inizia a piovere forte e il campo centrale si riversa nel bar dove a fatica riesco a prendermi una cerveza, anche se il tempo è da vin brulé. Dopo una mezz’ora la pioggia smette e si ritorna in campo, questa volta fino all’epilogo, che vede la vittoria relativamente agevole della Govortsova, anche oggi senza emozioni. Durante la premiazione mi viene in mente una curiosa coincidenza numerica. Esattamente cinque anni fa, quando il torneo aveva un montepremi di 10.000 dollari, un’altra ex 35 del mondo aveva vinto la finale su questo stesso campo: Karin Knapp. Quella vittoria, dopo un lungo periodo di appannamento dovuto a seri problemi di salute, era stato l’inizio della suo ritorno al tennis che conta. Cha sia di buon auspicio per la giocatrice bielorussa.

 
 

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