Us Open: Novak Djokovic sfata la maledizione

Novak Djokovic
di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)

Numero uno contro numero due del mondo. Un robot più solido della wurtzite da una parte, l’essenza più pura del tennis dall’altra. Novak Djokovic versus Roger Federer. Più forti di chiunque altro, anche dell’incessante pioggia che ha posticipato l’inizio del match di oltre tre ore. Due campioni autentici al 42esimo confronto in carriera, la 14esima volta in un torneo dello Slam, la sesta agli Us Open.

Il serbo è giunto in finale lasciando per strada due soli set, perdendo sempre il secondo parziale, sia in occasione del match di ottavi contro Bautista Agut che opposto a Feliciano Lopez nei quarti di finale. La partita che sulla carta avrebbe dovuto dargli più grattacapi invece, quella di semifinale contro il campione uscente del torneo americano Marin Cilic, è terminata in appena 1 ora e 25 minuti.

Decisamente diverso il cammino di Roger Federer. Nessun set perso dal tennista elvetico a fronte di 52 games concessi in 6 partite con una media di quasi 9 giochi persi a match. Un livello di gioco altissimo, probabilmente tra i più propositivi ed offensivi messi in mostra dal genio della racchetta svizzero negli ultimi anni.

Dopo tanta attesa, finalmente alle ore 1:15 italiane ha inizio l’incontro. Roger Federer comincia al servizio e parte nei migliori dei modi con un ace centrale. Lo svizzero risulta essere sin dalle prime battute troppo falloso ma nonostante ciò dopo 16 punti e 3 palle break annullate riesce comunque ad assicurarsi il game d’apertura. Il serbo fa suo con facilità il gioco successivo senza che Roger riesca mai a rispondere. Djokovic spinge con grande profondità e, complice un Federer non ancora centratissimo, ottiene il break alla sesta opportunità ed al termine di uno scambio a dir poco esaltante, giocato a ritmi inumani da ambo le parti. Siamo sul 2-1 per Nole.

La risposta dello svizzero non si fa attendere. Nel game immediatamente successivo arriva il controbreak a 15. Un gioco delicato, in cui Djokovic cade per terra riportando delle evidenti escoriazioni lungo il braccio e la mano, e nel quale mette a serio rischio anche l’incolumità della caviglia. In men che non si dica siamo sul 3-2 Federer con il serbo che deve ricorrere al trattamento del fisioterapista per medicare le ferite. Nole pareggia i conti e si porta sul 3-3. Quando sembra che il settimo gioco possa essere una semplice formalità per Roger, succede ciò che non ti aspetti. Lo svizzero è avanti 30-0, sbaglia una comoda volèe e si complica la vita con attacchi e accelerazioni avventate. Troppa fretta, quattro punti consecutivi per il serbo ed è ancora break. Le condizioni di gioco, a causa della pioggia caduta e del campo ancora un po’ umido, sembrano essere più lente rispetto al solito. Novak conferma il break salvando, tra l’altro, una insidiosa palla break e consolida il vantaggio sul 5-3. Federer salva un set point dopo essere stato ancora una volta avanti 30-0, fa comunque suo il nono game, ma nulla può in risposta nel gioco successivo con il serbo che si aggiudica meritatamente il primo set con il risultato di 6-4.

Roger Federer apre le danze al servizio anche in questo secondo set. Soffre maledettamente la costante pressione dell’avversario da fondo campo ma, grazie al servizio ed a qualche buona soluzione di tocco, vince lo stesso il gioco ai vantaggi. Il game successivo è pura delizia per gli occhi: prima risposta del match SABR giocata da Federer (Sneak Attack By Roger), poi meraviglioso rovescio a tutto braccio lungolinea, gratuito di Nole e 0-40. Il serbo rimonta sino al 40-40 salva ancora altre due palle break e con una difesa degna del miglior Milan anni ’90 si aggiudica il game.

Lo svizzero non si demoralizza e fa suo il terzo gioco del secondo parziale a zero. Roger prova a rendersi più propositivo in risposta venendo a rete ma Nole lo passa in tutti i modi: meraviglioso passante lungolinea di rovescio in corsa, e due lob al limite della perfezione giocati di controbalzo e negli ultimi cm del campo. Il tempo di uno sbadiglio (dovuto all’ora tarda e non allo spettacolo offerto dall’incontro) che Federer dal punteggio di 2-2 si porta in un lampo sul 3-2 con il secondo consecutivo game tenuto a zero.

La partita continua a mantenere l’ordine dei servizi senza particolari sussulti sino al 5-4 Federer e 30-30. Lo svizzero ha sulla racchetta il punto che lo porterebbe a set point ma sbaglia la direzione della volèe. Novak ne approfitta e lo punisce con uno dei suoi soliti recuperi ai limiti del paranormale. Roger prova a scuotersi e con una soluzione pregevole di rovescio (palla corta con effetto ad uscire) va ad un punto dal set. Djokovic sventa anche questo pericolo con un gran servizio e respinge l’ennesimo assalto dello svizzero. Il genio elvetico si procura un altro set point con uno splendido rovescio ma sbaglia clamorosamente un facile dritto dal centro a campo aperto attraverso cui avrebbe fatto suo il secondo parziale. Nulla di fatto dunque per Federer ed è 5-5 con il pubblico schierato apertamente e totalmente dalla sua in stile Coppa Davis. La partita ora può prendere una piega quasi definitiva. O forse no? Lo svizzero ha una reazione da campionissimo, tiene la battuta senza troppi patemi e brekka Nole alla seconda occasione utile del 12esimo game. Il rovescio con cui ottiene il secondo parziale per 7-5 è poesia in movimento. Il punteggio ora è di un set pari.

In pochi minuti nel terzo set il punteggio è già sul 2-1 con break in favore di Djokovic. Bravo il serbo ad approfittare di due errori grossolani di Federer, dettati dalla costante pressione da fondo campo del proprio avversario e dalla mancanza di lucidità nelle occasioni clou del match. Lo svizzero ottiene però l’immediato ed insperato controbreak, conquistato più per demeriti dell’avversario che non per effettivi meriti del tennista di Basilea. La tensione ed il tifo della gente non si placa, così come il vento che soffia senza sosta sui campi di Flushing Meadows. La partita sembra non abbia ancora un filo conduttore chiaro, lo spettro di un andamento simile a quello della finale di Wimbledon 2015 alberga nella mente degli appassionati. Siamo 4-3 senza break ed è ancora tutto ma davvero tutto in bilico.

In una bolgia degna di un Galatasaray – Besiktas valido per l’assegnazione del titolo in Super Lig turca, Roger Federer non raccoglie due preziosissime palle break a disposizione nell’ottavo gioco del terzo set e si fa raggiungere sul 4-4. Che sia la svolta del match? Nelle fasi calde dell’incontro, lo svizzero pecca di precisione e sbaglia più del dovuto, accusando una evidente stanchezza, soprattutto a livello degli arti inferiori. Nole opera il break e serve sul 5-4 per il terzo set. Il serbo da campione vero sventa due palle del controbreak e si aggiudica anche il terzo parziale per 6-4. Da annotare un overrule tanto coraggioso quanto mai opportuno di Eva Asderaki, il giudice di sedia della finale, su un rovescio in corridoio di Federer in una fase delicatissima dell’incontro. Personalità da vendere anche dal seggiolino questa notte.

La benzina nelle gambe di Roger sembra essere finita, l’odore del sangue ora si sente e Djokovic può far sua la preda. Break subito in apertura di quarto set del tennista nativo di Belgrado e secondo titolo qui a Flushing Meadows sempre più vicino. Nole consolida il break appena agguantato e si porta sul 2-0. Il gioco successivo non si gioca, il serbo sembra essere maggiormente concentrato sui propri turni di battuta anche se, ad onor del vero, Federer serve decisamente bene. Il serbo si muove con una rapidità incredibile nonostante le quasi 3 ore di gioco e non lascia presagire eventuali quanto improbabili rimonte. Gli occhi di Mirka non dicono nulla di buono, un rovescio lungolinea di Djokovic consente al serbo di andare sul 3-1. Federer non vuole mollare senza lottare e le emozioni non sono ancora finite. Lo svizzero tiene il servizio e si procura nel game successivo un’inaspettata palla break. Lo scambio è duro, Roger comanda bene ma sbaglia ancora una volta scelta tattica giocando il dritto incrociato piuttosto che lungolinea. Nole non perdona e si issa sul 4-2 a due soli game dal successo in terra americana. La fine è vicina? Djokovic ottiene il break nel gioco successivo e conferma quanto detto precedentemente: fisicamente ed atleticamente non c’è gara. Dal canto suo Roger può recriminare alcune scelte tattiche sbagliate nei passaggi chiave dell’incontro. Non è mai troppo tardi finché non è finita. Federer opera a sorpresa il break grazie ad una splendida stop volley e si porta sul 5-4. Reazione tardiva? Sì, anche se Nole deve annullare ben tre palle break prima di sentir dire dal giudice di sedia il tanto sospirato: “Game, set and match”. Il punteggio finale è 6-4 5-7 6-4 6-4.

Novak Djokovic sfata finalmente una maledizione che sembrava non volerlo abbandonare: fino ad oggi aveva disputato 5 finali a Flushing Meadows ed ottenuto una sola vittoria nel 2011 contro Rafael Nadal. E’ il decimo Slam della carriera del giocatore di Belgrado, il terzo solo in questa stagione. Le statistiche sono decisamente impressionanti: 207 vittorie negli Slam a soli 28 anni, 57esimo successo agli Us Open, 63esimo nel 2015. Riportati esattamente in parità i precedenti con Roger Federer con 21 successi a testa. Chissà se nella sua mente starà pensando al Grande Slam mancato o si godrà il magic moment senza ulteriori pensieri. Numeri da capogiro, tipiche di un campione vero. D’altronde sono i numeri di Novak Djokovic.

Chapeau!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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