di Alberto Cambieri
Nella stagione appena conclusa si sono messe in mostra molte giovani e nuove tenniste in grado di terminare l’anno in interessanti posizoni del ranking e di esprimere un tennis di alto livello, soprattutto in prospettiva, anche contro giocatrici esperte e non facili da affrontare. Se tuttavia un decennio fa si assisteva spesso ad ascese rapidissime da parte di giocatrici con età compresa tra i 15 e i 18 anni come Sharapova, Golovin o Vaidisova, ora è molto più complicato, se non impossibile, riuscire ad arrivare ad altissimi livelli in tempi così rapidi: il gioco infatti si è fatto molto più fisico di un tempo e non basta più avere colpi sciolti, buona personalità ed essere ben determinate a raggiungere i piani alti del ranking per riuscire ad emergere con agio senza prima affrontare il duro mondo degli ITF, non appena terminata la carriera juniores o in concomitanza con essa. Oltre a questo aspetto bisogna ricordare come la WTA stessa abbia anni fa introdotto una regola assai rigida sul numero di tornei che una giocatrice prima della maggiore età può disputare nel circuito principale del tennis femminile; ciò ha comportato da un lato una netta diminuzione di premi, sottoforma di wild card, per tenniste giovani e che hanno saputo ben destreggiarsi nel circuito juniores o che hanno saputo attirare fin da piccole le attenzioni di talent scout ed appassionati, ma dall’altro ha preservato potenziali future stelle del tennis femminile e dello sport in generale dal rischio di “consumarsi”, fisicamente e mentalmente, in tempi troppo rapidi come avvenuto in passato a giocatrici già citate come Golovin o Vaidisova ma, perchè no, anche ad ex numero uno come Austin, Hingis e Capriati (sebbene poi molte abbiano tentato in qualche modo di rientrare nel circuito con minor o maggior successo).
Particolarmente interessante è dunque osservare come in tempi più recenti vi siano giocatrici che riescono a raggiungere rapidamente i piani alti del ranking, ma non sempre ciò è stato sinonimo di risultati più prestiogiosi rispetto ad atlete più “lente” a maturare e sviluppare al 100% il proprio potenziale: se Stephens e Robson, ad esempio, sono arrivate piuttosto velocemente tra le prime 50 giocatrici del mondo, del biennio ’93-’94 è stata senza dubbio, per ora, la Bouchard ad ottenere i risultati più prestigiosi sia in termini di classifica che di risultati. Non è mai infatti facile per giocatrici fin da giovanissime abituate a convivere con la pressione da parte di fans e federazioni riuscire a sviluppare nella maniera voluta il proprio gioco e vivere nella maniera corretta la vita nel tour: non si contano infatti gli esempi di astri nascenti o presunti tali che non sono mai riusciti a sfondare nel mondo della WTA nonostante ottimi trascorsi da juniores (vedi Larcher de Brito, Kromacheva, Kucova e Gavrilova, solo citando giocatrici degli anni più recenti) ed è dunque sintomo di ancor maggior personalità e notevoli doti tecniche riuscire ad assestarsi anche solo tra le prime 100 prima dei 18 anni di età.
Se guardiamo le Top 100 attualmente possiamo notare come tra le classi ’96 e ’97 vi siano interessanti nomi come Bencic, Konjuh, Siniakova e Vekic; sembrano essere tutte e 4 future stelle del tennis ma è interessante notare come abbiano avuto tutte trascorsi assai diversi che rendono piuttosto chiari quali possono essere le chiavi dei loro futuri successi o gli elementi su cui hanno bisogno di lavorare per arrivare effettivamente ai livelli tanto desiderati. La più precoce delle 4 ad arrivare tra le Top 100 è stata la croata Vekic a fine 2012, dopo aver raggiunto la finale al torneo di Tashkent al primo main draw WTA nel quale è riuscita ad entrare (dopo aver superato le qualificazioni); tenendo in considerazione anche ottime performace da juniores ha attirato su di se’ l’attenzione di moltissimi e, dopo un 2013 in cui ha raggiunto altri incoraggianti risultati come la finale a Birmingham al primo evento sull’erba tra le professioniste, nel 2014 ha vinto a Kuala Lumpur il primo torneo WTA battendo in finale tra l’altro una Top Ten come la Cibulkova. A vederla oggi però sono molti i limiti che ancora manifesta e sembrano parecchie le lacune che deve riuscire a colmare nell’immediato futuro: il gioco di gambe è spesso ancora lento e troppe volte perde il controllo dei suoi colpi potenti proprio a causa di una ricerca non ottimale della posizione con gli arti inferiori; inoltre fatica a leggere le situazioni che si vengono a creare in campo. Personalmente, sono rimasto colpito dall’ultimo match da lei giocato a livello WTA quest’anno: a Mosca contro la Begu (poi finalista in un torneo spesso trascurato dalle grandi perchè a fine stagione e in concomitanza con il Master di fine anno, ma pur sempre di livello Premier) al primo turno ha vinto in maniera nettissima il secondo set, riuscendo a comandare il gioco con le sue accelerazioni sfruttando anche i tanti regali della rumena; invece di continuare però con la stessa tattica nel terzo set è sembrata non capire le ragioni del suo netto successo nel secondo parziale e, invece che costringere la Begu a commettere errori nel momento in cui tentava di recuperare lei il comando degli scambi, ha forzato spesso in maniera esagerata i suoi colpi, finendo fuori giri col le accelerazioni e rispondendo in maniera poco lucida ed ordinata. La lettura tattica dei match, insieme alla necessità di costruire un gioco più dinamico (non per forza deve imparare a giocare a rete o usare variazioni come la Vinci, ma nel tennis moderno è necessario completarsi anche in fase di difesa), accettando le situazioni in cui un’avversaria riesce a spingere più di lei costringendola a correre, deve necessariamente essere per lei l’obiettivo principale su cui lavorare nelle prossime stagioni per riuscire a raggiungere i risultati tanto sperati.
Chi invece, seppur della stessa età della Vekic, è riuscita a scalare parecchie posizioni seppur con più “ritardo” rispetto alla croata è stata la ceca Siniakova, capace di raggiungere importanti risultati da juniores come la vittoria al Bonfiglio nel 2012 e di guadagnare posizioni in classifica in modo graduale. Proprio il fatto di non essere “esplosa” grazie ad un unico risultato colto a sorpresa come invece è successo alla Vekic nel 2012 può averla aiutata a migliorare e lavorare sul suo gioco senza troppe pressioni ma riuscendo a trovare un proprio equilibrio, cosa che nel folle mondo del tennis professionistico è necessario avere: esprime un tennis non troppo divertente, ma è solida sia da fondo che a livello di tenuta mentale e dà la sensazione per chi la guarda da fuori di non poter perdere o subire troppo contro giocatrici più indietro di lei in classifica proprio perchè a piccoli passi ha imparato a leggere le diverse situazioni che nascono all’interno di una partita e ha vissuto in modo costruttivo il passaggio da juniores a ITF e poi da ITF a WTA. Grazie anche alle tante atlete di vertice della Repubblica Ceca, può ancora lavorare senza eccessive pressioni addosso e completando un gioco che può farsi sempre più completo ed insidioso per molte giocatrici di alto livello.
La classe ’97 sembra essere però quella destinata a far parlare di se’ maggiormente negli anni futuri e a portare a casa il maggior numero di trofei “pesanti”: le 2 vincitrici dei 4 Slam juniores del 2013, Bencic (Wimbledon e Roland Garros) e Konjuh (Open d’Australia e degli Stati Uniti) hanno impressionato nel mondo delle under 18 e nella stagione seguente sono riuscite a far parlare di se’ anche a livello WTA: i risultati raggiunti dalla “stellina” svizzera sono sotto gli occhi di tutti e le sono valsi il premio da parte della WTA come “Newcomer of the year”. Ci sono senza dubbio tutti i presupposti per rendere nel 2015 la sua classifica ancora più interessante di quanto non sia oggi: partita da appena fuori dalle prime 200, nel 2014 ha scalato circo 170 posizioni fino ad assestarsi in 32esima posizione, che potrebbe permetterle di avere diritto ad un testa di serie nell’imminente Australian Open. A destare maggior impressione sono stati diversi aspetti del suo tennis, come i miglioramenti a livello fisico (è diventata più veloce e potente) e tattico (anche se è sempre stata la sua forza, unita ad un impressionante tempo sulla palla, quasi ovvio per una giocatrice nata sotto l’ala di Martina Hingis e di sua madre, Melanie Molitor), ma anche la rapidità con cui è riuscita a raggiungere una classifica a due cifre: è stata per appena un paio di mesi nel range 100-200 del ranking e ha dovuto disputare le qualificazioni in un torneo dello Slam solo in Australia, riuscendo a raggiungere fin da aprile la classifica necessaria per poter accedere direttamente ai main draw dei tornei Major. Nella stagione appena conclusa ha raggiunto risultati di livello su praticamente ogni superifcie come testimoniano i quarti raggiunti sul cemento di New York (con annesse vittorie su Kerber e Jankovic) e la finale nel neonato torneo cinese di Tianjin, le seminfinali di Charleston sulla terra verde e il terzo turno a Wimbledon sull’erba. Può sembrare inoltre particolarmente affascinante il confonto con la Bouchard: la canadese infatti aveva concluso il 2013 in posizione simile alla svizzera quest’anno al termine delle prima stagione vissuta quasi interamente sul circuito WTA: se la Bencic riuscirà ad affinare ulteriormente le sue armi e crescere dal punto di vista mentale (chiave per lo splendido 2014 appena concluso da parte della canadese) riuscirà in brevissimo tempo ad essere competitiva ai massimi livelli, così come molti talent scout le hanno da sempre predetto.
Infine è particolarmente incoraggiante la stagione della croata Ana Konjuh; la nazionalità è la stessa della Vekic, ma le qualità sembrano essere superiori. Il suo è un tennis moderno, proprio come quello della sua connazionale classe ’96, ma sembra essere più dinamico ed è accompagnato da un carattere che per ora sembra più adatto a portare una giocatrice a compiere il definitivo salto di qualità. Trovarla a fine anno in 92esima posizione è particolarmente sorprendente, non tanto per il gioco e le qualità da sempre note ad esperti (il servizio e il dritto in particolare sono particolarmente pesanti e le doti atletiche sono notevoli, nonostante una mole più massiccia rispetto a quella della Bencic, ad esempio), quanto per le vicissitudini che ha dovuto affrontare nel suo 2014: dopo l’Open d’Australia, in cui si è qualificata come la svizzera e ha perso contro la stessa avversaria dell’elevtica (la futura vincitrice Li Na), ha dovuto subire una delicata operazione, da tempo programmata, al gomito destro che l’ha tenuta fuori dai campi per oltre 3 mesi; in seguito è subito riuscita a tornare sui suoi livelli e migliorarsi costantemente fino a ragiungere risultati di rilievo come il terzo turno a Wimbledon (impressionante la serie di ace messa a segno nel match di secondo turno contro la Wickmayer) e le semifinali di Istanbul, perse contro la Vinci (avversaria battuta però nel primo match stagionale ad Auckland, suo primo scalpo contro una Top 20 in carriera) dopo aver però superato un’altra giocatrice più che promettente nei quarti, Elina Svitolina. Un solido finale di stagione le ha poi permesso di chiudere per la prima volta in carriera una stagione tra le prime 100 del ranking e di guardare con ottimismo alla prossima annata: d’altronde non solo i tifosi di tennis necessitano spesso di novità, ma anche le giocatrici stesse non vedono l’ora di confrontarsi su palcoscenici sempre più prestiogiosi come gli Slam contro altre atlete emergenti. Se nel 2013 la possibilità di vedere Bencic e Konjuh una contro l’altra negli Slam, nonostante abbiano monopolizzato le vittorie nel tornei Majors in quell’anno, non vi è stata, gli appassionati non aspettano altro che si presentino occasioni simili in futuro e perchè no, già dal prossimo anno; sicuramente le altre 2 protagoniste di questo articolo, insieme ad altre giocatrici i rampa di lancio come Townsend, Witthoeft e Dodin (fuori per ora dalle prime 100) e alla già Top 50 Keys (senza dimenticare la Robson, desiderosa più che mai di tornare a livelli che le competono dopo un 2014 trascorso intermanete ai box per una delicatissima operazione al polso destro), vorranno lasciare il più presto possibile il segno in occasioni che contano davvero e per più tempo possibile perché, se è vero che raggiungere il vertice è difficile, rimanerci a lungo lo è ancora di più.