Troppo in alto troppo presto

È una frase che mi sono ritrovato a pronunciare molto spesso in questi anni. “Troppo in alto troppo presto” significa che a volte, grazie a 2/3 exploit, un/una tennista si ritrova in una posizione di classifica (e di esposizione mediatica) non veritiera. È come se un alunno di prima media, grazie a un tema mirabile lodato da tutta la scuola, venisse catapultato da un giorno all’altro agli esami di terza media. Alcuni, predestinati, arrivano subito in alto senza accusare il colpo: Rafael Nadal, Venus e Serena Williams sono alcune eccezioni che confermano la regola. Così come, presumibilmente, per Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.

Un esempio lampante del ‘troppo in alto troppo presto’ è Emma Raducanu, che non ha saputo affrontare al meglio la cosiddetta ‘gestione del successo’ post trionfo a New York. L’esordio a Melbourne contro Stephens è stato inizialmente debordante ma, nonostante la vittoria, si è notata una fragilità ancora presente nella britannica. Che questo successo, molto importante di quanto non dica un semplice primo turno, possa accendere nuovamente la stella di Emma?

Anche Lorenzo Musetti fa parte del club. Nella prima parte del 2021 ha ottenuto grandi risultati e c’è chi già parlava di top-10. Futuro top-10, però, non attuale; perché di aspetti tecnici, fisici e tattici da migliorare ce ne sono ancora tanti. Arrivare così in alto a 18 anni non è banale, non è semplice. Soprattutto quando al proprio tennis manca ancora qualcosa per confermare (prima ancora che migliorare) la posizione raggiunta. In questo caso è molto importante il team, così come la famiglia. Ed essere lucidi. Il più possibile.

Il tennis è uno sport individuale e in campo si porta ogni emozione, positiva e negativa: fragilità, incazzature, delusioni d’amore, sfiducia, tutto. C’è chi è arrivato in alto e poi è precipitato, come Donald Young. In parte è quello che è accaduto anche a Belinda Bencic, che non ha retto lo stress d’alta quota rovinando rumorosamente, intorno ai 18 anni, dal numero 7 al 165. Crollando fisicamente e mentalmente. Alcuni riescono a risalire la china e tornare ad altissimi livelli, come la svizzera, altri no, come Young.

Questi sono solamente alcuni esempi di ragazzi (ancor prima che tennisti) che si sono trovati ‘troppo in alto troppo presto’. Sbagliato parlare di fuochi di paglia, errato definirli predestinati. Il percorso di crescita è necessario quasi per tutti e bruciare le tappe, se non ti chiami Rafa Nadal, può essere molto pericoloso. La parola d’ordine, per l’atleta che si trova da giovane ad arrivare in alto in pochi mesi, è lucidità. Capire, farsi aiutare, comprendere le diverse situazioni, accettare le difficoltà. Solo così il giocatore (o la giocatrice) potrà diventare davvero grande, come tennista e come essere umano.

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