“Vincere uno Slam ha cambiato tantissime cose, qualche volta riguardo l’ultimo game di quella finale“. Parola di Juan Martin Del Potro. Dal successo a Flushing Meadows nel 2009 al tentato assalto al numero uno del ranking mondiale nel 2019 passando per i tanti infortuni subiti, l’ex numero tre del mondo ripercorre le tappe principali della propria carriera ai microfoni di ESPN.
IL PRIMO SLAM NON SI SCORDA MAI
Era il 31 agosto del 2009 quando Del Potro vinse il primo e unico titolo Slam in carriera. Un successo ottenuto battendo in finale Roger Federer (3-6 7-6 4-6 7-6 6-2) e che il nativo di Tandil ripercorre così: “Ricordo ancora l’ultimo game di quel match. Ero sopra 5-2 ma dissi a me stesso che avrei dovuto brekkarlo altrimenti nel game successivo avrei servito con una pressione enorme pensando che avrei potuto vincere il primo Slam della mia carriera. Non so se ci sarei riuscito. Dopo la vittoria iniziarono a cambiare i miei contratti e sia le aziende di moda sia quelle di racchette iniziarono a chiamarmi“.
I PROBLEMI FISICI
Una carriera, quella del tennista argentino, fortemente condizionata dagli infortuni al polso e al ginocchio come per sua stessa ammissione: “Spesso ho dovuto ricorrere a delle iniezioni al ginocchio e ho subito ben tre operazioni al polso, forse perché ho preso delle cattive decisioni. Lo sport ti mette sempre sotto pressione e una volta che hai raggiunto un grande risultato non puoi più fermarti. Ero Top 5 o Top 3 ai tempi e non volevo assolutamente perdere il mio ranking. Le iniezioni erano una soluzione a breve termine ma chiaramente avrei avuto problemi maggiori dopo. Dopo la mia prima operazione al ginocchio non sono riuscito a recuperare al meglio e con la seconda ho provato a sistemare le cose. Una serie di problemi fisici mi hanno portato fuori pista e mi sono dovuto ritirare“.
LA VETTA MANCATA E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Un vero e proprio bivio quello attraversato da Del Potro tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019: “Quando ho raggiunto la finale dello US Open nel 2018 ero numero 3 del mondo – afferma l’argentino -. Ero completamente esausto ma andai ugualmente in Asia perché avevo previsto che dopo l’Australian Open del 2019 sarei potuto diventare il numero 1. Avevo matematicamente la possibilità di riuscirci ma quello fu il momento in cui crollò tutto: mi ruppi il ginocchio e iniziò l’intero incubo della mia gamba. Posso dire di essere stato un po’ sfortunato nel corso della mia carriera ma è parte dello sport. Adesso chiedo anche pareri all’intelligenza artificiale: parlo molto con ChatGPT e faccio spesso esami. Quando i dottori mi vedono mi dicono ‘ancora tu, non sappiamo più cosa fare per te’“.