Prosegue il recupero di Rune: “Cammino senza tutore, calendario pesa tantissimo”

Giacomo Nicotera
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Holger Rune - Foto Ella Ling/Shutterstock

Il Kintsugi è un’antica arte e dottrina giapponese fondata sulla valorizzazione delle cicatrici come medaglie, insegnando a esaltare le rotture, le ferite e le imperfezioni tramite l’accettazione. Una resiliente visione della vita per fra fronte ai problemi e uscirne più forti, più consapevoli. Holger Rune sembra aver fatto tesoro di questo credo, trasformandolo nella sua filosofia. Nella sua lunga intervista al magazine statunitense Sports Illustrated racconta di come sta vivendo questo periodo di riposo e recupero dopo la rottura del tendine d’Achille rimediata lo scorso ottobre all’ATP 250 di Stoccolma. Ciò che è chiaro e traspare dalle sue parole è che non sarà di certo un infortunio a fermare la sua ascesa nel tennis mondiale.

Holger ha trasmesso fin da subito ai suoi fan la volontà di non fermarsi, nemmeno davanti agli stop fisici. Non hanno tardato ad arrivare sui social, infatti, foto e video di sessioni in palestra, oltre a veri e propri allenamenti anche con la racchetta in mano in posizioni proibitive, ma utili quantomeno per non perdere la sensibilità con la pallina. Immagini forti, simboliche, figlie della tenacia e dello spirito guerrigliero del danese, che non contempla minimamente nel proprio vocabolario la parola resa.

“Mi trovo a Doha, in Qatar, dove sto lavorando duramente sulla riabilitazione – racconta Rune-. Tutto sta andando come previsto. Sono passate sette settimane dall’operazione e il recupero procede addirittura un po’ più velocemente di quanto pensassimo: è sicuramente un segnale positivo”.

Il lavoro certosino per un recupero efficace nel minor tempo possibile è stato organizzato da tutto lo staff e, passo dopo passo, i risultati iniziano a emergere: “Ci fissiamo obiettivi settimana dopo settimana. Quando sono arrivato qui l’idea era quella di tornare a camminare: ora lo faccio senza tutore e, quando partirò, userò scarpe normali, solo con un leggero rialzo. Serve a non stressare il tendine, cosa fondamentale in questa fase”.

Il lungo stop lontano dal tour e dai tornei sta dando al classe 2003 la possibilità di migliorare la sua fisicità, focalizzandosi sull’aumento della forza senza esagerare: “Il tennis non è uno sport in cui bisogna aumentare la massa, ma trovare l’equilibrio fisico ideale. Stiamo curando molto anche l’alimentazione, perché ora non consumo le stesse energie di quando gioco”.

L’aspetto importante che ha voluto poi sottolineare riguarda il riposo, fondamentale nella carriera di un atleta: “Una delle lezioni più importanti che sto imparando è accettare che, a volte, serva davvero più riposo”.
E qui il danese si è poi tolto qualche sassolino dalla scarpa, lanciando un chiaro messaggio diretto ai vertici dell’ATP: “Il calendario pesa tantissimo: si gioca quasi ogni settimana da gennaio a fine novembre e recuperare diventa complicato. Ci sono semplicemente troppi tornei. Le richieste del calendario sono eccessive per il nostro fisico, non solo per il mio. La mia è stata una lesione grave, ma abbiamo visto molti altri giocatori fermarsi. I Masters 1000 su due settimane, in particolare, sono completamente inutili: credo che su questo siamo tutti d’accordo. Non voglio puntare il dito contro nessuno, ma non credo neanche alla sfortuna. Le cose succedono per un motivo e, in questo caso, il motivo principale è la fatica. Siamo esseri umani, non macchine. Giochiamo partite che durano anche cinque ore e non è qualcosa che si possa sostenere all’infinito. L’ATP dovrebbe adattarsi di più alle esigenze dei giocatori”.

Tornando al percorso personale, Holger ha messo in luce quanto possa essere difficile affrontare un infortunio così grave, ma fortunatamente ha potuto contare sul supporto del suo team e della sua famiglia: “Ci sono stati giorni difficili, ma sono stati momenti isolati. La mia famiglia e il mio team mi sono stati accanto fin dal primo momento ed è stato decisivo. Senza di loro sarebbe stato tutto molto più complicato”.

E senza mezzi termini, scagliando un velenoso dardo ai rivali che attualmente battagliano nel tour senza di lui, ha poi concluso alla sua maniera: “Ho una voglia enorme di tornare in campo, ma voglio farlo come la migliore versione possibile di me stesso: solida, capace di battere chiunque, non solo per una settimana ma per tutta una stagione. Credo di avere i mezzi per diventare il numero uno del mondo”.

Che possa essere proprio Holger a infilarsi all’interno del binomio Sincaraz? Il panorama del tennis, oggi monotono e stra-dominato, da una parte se lo augura. Perché se c’è anche solo qualcuno che oggi possa intimorire quei due, quasi invincibili per chiunque altro, e riportare spettacolo nel circuito, quel qualcuno è senza ombra di dubbio Holger Rune.

 

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