Grande Slam, e se togliessimo il Prize Money per gli sconfitti al primo turno?

Sam Groth
(Sam Groth – Foto Ray Giubilo)
di Claudio Maglieri

Il giocatore che mi ha dato lo stimolo a buttare giù queste due righe è stato Samuel Groth. Si, proprio lui, il beach boy australiano: poche settimane fa si è presentato al Roland Garros senza la benché minima preparazione, ha giocato un primo round indegno contro Rafael Nadal e se n’è andato con in tasca i suoi 30.000 euro (la cifra destinata ai giocatori sconfitti all’esordio).

Un triplo 6-1, una partita senza storia e sono certo che le cose sarebbero andate nella stessa maniera anche con un altro avversario dall’altra parte della rete. Perché Groth, che sulla terra non gioca nemmeno sotto tortura, è andato a Parigi con l’unico scopo di rimpinguare il suo conto in banca: nessuna ambizione di successo, solo un cartellino da timbrare in virtù di un ranking favorevole.

Niente contro di lui, ci mancherebbe: nessuna violazione del regolamento, giusto per essere chiari. Il problema, in realtà, è piuttosto radicato, di casi analoghi al suo ce ne sono stati moltissimi in passato (anche in campo femminile): quante volte è accaduto che un giocatore partecipasse a uno Slam solo per incassare il prize money e che scendesse in campo senza alcuno stimolo, nei casi peggiori anche da infortunato? Perché nessuno, diciamocelo, rinuncerebbe a quel mucchio di denaro (che in molti casi garantisce la sopravvivenza per una stagione intera). Agli Australian Open di pochi mesi fa, gli eliminati al primo turno si sono portati a casa la bellezza di 34.500 dollari australiani, mentre ai Championships dello scorso anno gli sconfitti all’esordio hanno raccolto 29.000 sterline. Cifre da capogiro.

Però, però…così non va bene. Perché negli Slam capita non di rado che un primo turno venga falsato, con in campo un giocatore che in testa ha solo il ricco assegno da incassare a fine match senza alcuno sforzo. E non è giusto, non solo perché quel tennista ha di fatto occupato il posto di un altro giocatore magari più motivato: in teoria, bisognerebbe sempre scendere in campo per vincere, o almeno per provarci. Invece, soprattutto nei primi turni di un Major, succede a volte in contrario. Anni fa, almeno, i terraioli (per fare un esempio) avevano la decenza di saltare la stagione sull’erba, ma oggi (con certe possibilità di guadagno) chi farebbe un ragionamento simile? Nessuno, e infatti ci capita a volte di assistere ad autentiche non-partite.

La proposta? Togliere il prize money destinato al primo turno e raddoppiare la cifra per gli sconfitti al secondo round. Nessun risparmio, solo un messaggio forte e chiaro agli scansafatiche e ai furbetti: vuoi i soldi? Allora vieni qui e impegnati. Non lo faranno mai, ma sarebbe bello: così tutti quei tennisti disinteressati, consapevoli di non avere alcuna chance di passaggio di un turno, eviterebbero il viaggio e lascerebbero il posto a qualcun altro con motivazioni maggiori. Certi incontri di primo turno, obiettivamente, non meriterebbero nemmeno la presenza dei ball boys.

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