Diario di Bordo da Londra 2012 (13)


(Matteo Torrioli e Alessandro Nizegorodcew a Casa Italia)

da Londra, Matteo Torrioli e Alessandro Nizegorodcew

A: Oggi l’arrivo a Casa Italia è stato intorno alle 15. Perché? Per seguire in streaming il doppio misto Vinci/Bracciali che hanno solamente sfiorata la semifinale olimpica. Arrivo a Westminster e incontro subito il mio amico Andrea mentre sul maxi schermo della Hall Federer e Del Potro sono 15 pari. Ah, dimenticavo: ovviamente i nostri due assistenti sono sempre presenti…

M: Ho tifato come un pazzo la squadra maschile di sciabola. Troppe volte, in questi giorni, avevo letto di un Montano svogliato, che non gliene fregava nulla. Adesso?

A: Le giornate a Casa Italia, come ormai avrete capito, iniziano verso le 19. Ed è per questo che, dopo aver seguito la vittoria del bronzo a squadre della sciabola maschile e la grande impresa del beach di Lupo e Nicolai, io e Matteo Torrioli prendiamo la fatidica decisione: oggi si cena!

M: Un commento sulla prova di Lupo e Nicolai è d’obbligo. I nostri atleti hanno dimostrato che quando giocano senza paura possono fare male a chiunque. Nicolai, sia fisicamente che tecnicamente, ha poco o nulla da invidiare a Dalhauseer. Lupo è una specie di scheggia, pronto a recuperare ogni pallone in difesa. Adesso dovranno fare la cosa più difficile: far finta che non sia successo nulla. Qualcuno li chiamava “lucky loosers” ma nessuno dovrà dire che sono stati dei “lucky winners”. Una medaglia è alla loro portata quindi….forza ragazzi!

A: In tutti questi giorni, dal 26 luglio ad oggi, mai una volta ci eravamo presi il lusso di ingerire cibi commestibili e men che mai piacevoli al palato. Ma oggi è arrivato il momento. I colleghi di Gazzetta Tv (tra cui il bravissimo Stefano Cantalupi) ci hanno consigliato un ristorante italiano a due passi da Casa Italia: Osteria dell’Angolo. Matteo è in condizioni psico-fisiche a dir poco raccapriccianti e io sto perdendo l’uso delle papille gustative, probabilmente in sciopero dopo l’ennesimo piatto di Jacked Potato…

M: Quello che ha scritto Alessandro è già molto esauriente. Purtroppo qui a Londra manca la cultura del cibo. All’ora di pranzo, che per gli inglesi è indefinita, si vedono decine e decine di persone entrare in questi supermarket express che, praticamente, consistono in un corridoio, ed afferrano dagli scaffali ai lati patatine, snack e bibite gassate, da consumare poi in un prato o mentre si cammina. Ma mettersi seduti proprio no?

A: Prima di entrare (io ero ancora in diretta in collegamento con Carlo Gugliotta) veniamo accolti da due ragazzi del ristorante che ci trattano subito in maniera regale. Entriamo e, al momento dell’antipasto, c’è commozione nei nostri occhi, nelle nostre parole, nelle mani che tremano pronte ad infilzare chi una mozzarella di bufala chi invece un carpaccio di capesante (provenienti dalla Cornovaglia) e gamberi (provenienti dalla Sicilia). E poi una pasta sublime, con successivo caffè e limoncello offerti dalla casa… con un solo ma decisamente ottimo bicchiere di vino. La commozione è ormai nell’aria, le forze sono tornate, sia fisiche che soprattutto mentali, e si torna all’assalto di Casa Italia.

M: Già leggere il menù sulla porta mi ha dato forza. Dopo giorni di maledette jacked potato (a volte con sopra pollo e maionese, altre con i fagioli e formaggio, altre volte ancora con sostanze non meglio definibili), scoprire che anche a Londra esiste la pasta fatta in casa mi ha causato una specie di attacco di isteria. Ho cominciato a ridere, tutto mi faceva ridere. Mi sentivo un po’ giù di morale e, prima ancora di addentare il primo boccone, il solo pensiero di poter mangiare e non semplicemente nutrirmi era confortante. Sembravo uno di quei drogati di Mac Donald che vanno a prendere la loro dose giornaliera di cheeseburger, con la semplice differenza che stavo andando in un ristorante consigliato dallo Stato Italiano. I ragazzi italiani che gestiscono il locale ci hanno trattato come delle star. Come ha detto Alessandro, ero commosso, ma nel vero senso della parola. Già le cipolline e le olive per l’aperitivo mi avevano rimesso al mondo. Poter assaporare il mare in quelle cappesante ed i veri pomodori negli straccetti con la nduja è stata, poi, un’emozione incredibile. Certe cose le apprezzi solo quando non ce le hai. Paolo, il restaurant manager, ci ha detto di aver lavorato per tre anni con Gordon Ramsay: nei prossimi giorni un’intervista è d’obbligo.

A: Troviamo subito Paolo Nicolai e Daniele Lupo, che intervistiamo immediatamente. Arrivano gli sciabolatori, che intervistiamo ancor più prontamente. Salgo al bar per concludere con qualche altro ospite e trovo lo sfortunato quarto Niccolò Mornati, davvero molto deluso per il mancato raggiungimento di una medaglia. C’è anche il mitico Daniele Molmenti, intento a posare in 506798 foto di tifosi e appassionati. Ho pensato di fermarlo ma le foto erano veramente troppe e ho desistito. Non ho desistito invece con Alessio Sartori, argento nel canottaggio, che ha accettato la mia richiesta di intervista subito, grazie anche al “metodo Torrioli”, divenuto nella giornata precedente amico della moglie (che detto così suona malissimo, me ne sono accorto solo ora). Arrivano le ragazze della pallanuoto, ma abbiamo già 700 interviste e, per una volta, forse torniamo a casa prima delle 24. Che Spettacolooooooo… (cit.)

M: Infatti andiamoci piano, anche perché il signor Sartori è piuttosto grosso. Praticamente, durante l’intervista a Monica (questo il nome della signora Sartori), ho capito che si stava per commuovere. Dato che anche io sono molto sensibile e rischiavo di piangerle dietro, ho deciso di interrompere l’intervista, cosa che lei ha molto apprezzato. Dopo, infatti, ci siamo messi a chiacchierare del più e del meno, scambiandoci anche gli indirizzi mail per poter avere il file audio. In ogni caso il mio metodo sta funzionando. Mentre tutti i giornalisti si sbattono per intervistare i campioni, io cerco la più alta concentrazione di carrozzine e donne: lì ci sarà sicuramente qualche parente dei medagliati. A proposito di spettacolo. Ieri ultimo collegamento da Londra con Virigilio. Da giorni mi aveva chiesto di salutargli Giovanni Malagò. Detto fatto, ieri gliel’ho passato in diretta, anche se Malagò non ci credeva. Bene, prima domanda di Malagò a Virgilio: “la Roma ha venduto Rosi e Josè Angel?” Che spettaaaacolo!

Leggi anche:

    None Found