I punti in saldo di Memphis…

di Sergio Pastena

Benjamin Becker è un uomo fortunato. Per carità, nel 2011 un infortunio l’ha tenuto fuori dai giochi per metà stagione, ma la ruota gira e in questi giorni è andata nel suo verso. Rientrato nell’Atp 500 di Memphis come ultima “Direct Acceptance” in virtù di un ranking protetto fissato al numero 80, il tedesco è arrivato fino alle semifinali prima di essere battuto da Milos Raonic. Porterà a casa 180 punti: se escludiamo l’unico torneo vinto in carriera (‘s-Hertogenbosch 2009) non ne aveva mai fatti così tanti in un sol colpo: anche negli Us Open del 2006, quando arrivò agli ottavi partendo dalle qualificazioni, ne aveva presi 165.

Fortunato, dicevamo, ma perché? Perché per arrivare alle semifinali ha dovuto battere un Sela fuori forma, il solito incostante Malisse e, per finire, il polacco Kubot. Il numero 74, 75 e 54 del mondo. Non vorrei farmi influenzare dal fatto che il tedesco mi stia istintivamente sulle scatole per colpe non sue: mi sta antipatico il nome (tenevo per Edberg) e ha posto fine all’ultima cavalcata di Andrè Agassi. Tuttavia è anche vero che un tabellone del genere, per un Atp 500, è assolutamente ridicolo.

Poco male, penserete: Thomas Johansson non ha forse vinto uno Slam senza incontrare un Top Ten? Vero, ma i big c’erano tutti e persero, cose che capitano: i tabelloni-autostrada fan parte del gioco. A Memphis, invece, difficilmente Becker avrebbe potuto trovare avversari peggiori, a meno di non considerare tale un Roddick imbolsito e in piena crisi. Sì, perché quello appena trascorso è stato il peggior Atp 500 di sempre.

Un po’ di storia: la categoria degli Atp 500 è stata introdotta nel 2009: prima c’erano gli Atp International Series Gold. Memphis faceva parte di quel gruppo di tornei, che assegnavano 250 punti invece dei 200 dei tornei “standard”: un piccolo bonus, insomma. Quando si è passati alla formula 250-500-1000 c’è stata una ristrutturazione: già alcuni tornei erano scomparsi (ad esempio Anversa e Singapore), altri nel 2008 sono rientrati nei ranghi dei 250, mantenendo la sede (come Stoccarda) oppure spostandosi (come Kitzbuhel e New Haven), altri ancora sono entrati a far parte del gruppo ristretto degli Atp 500. Tra questi anche il Regions Morgan Keegan Championships di Memphis.

Alcuni eventi, si sa, rimangono nel circuito Atp o mantengono un certo rango per ragioni particolari. Newport, ad esempio, ha tabelloni da Challenger, ma è uno dei pochissimi tornei su vera erba (forse l’unico), la sede della Hall of Fame e un torneo dalla tradizione spaventosa. Montecarlo spesso non ha draw pari a quelli degli altri Masters Series, ma è un altro torneo storico e nessuno può fare incolpare gli organizzatori per le defezioni, dato che è l’unico Masters che i big non hanno l’obbligo di giocare. Acapulco, per tornare agli Atp 500, a volte sembra un Atp 250 mascherato, ma è la tappa conclusiva della Gira e il suo status serve a tutelare un mercato importante come quello sudamericano.

E Memphis? A che serve Memphis?

Quando prima ho sparato che quello del 2012 è stato il peggior Atp 500 di sempre, non davo una valutazione soggettiva ma mi basavo sui numeri. Il conto è semplice: la media del ranking delle otto teste di serie di quest’anno era 28,75 e con questa “performance” il torneo americano ha superato l’edizione inaugurale di Acapulco, che aveva visto una media di 28,33. E il torneo messicano, in questi anni, ha migliorato sensibilmente la media arrivando al 16,88 del 2012. Direte voi: molti Atp 500 hanno un tabellone a 56. Obiezione respinta: se anche per Amburgo, Barcellona e Washington consideriamo la media ranking delle 16 teste di serie, lo stesso non supera mai quella raggiunta da Memphis. Ancora, l’edizione di quest’anno ha visto la più bassa “prima testa di serie” della storia degli Atp 500: John Isner, al momento dell’iscrizione numero 14 delle classifiche. Unica consolazione, un cut-off non disastroso (ma comunque molto alto per un Atp 500) per via della presenza di tanti tennisti “medi” alla ricerca del colpaccio. Nella tabella sotto potete vedere i dati.

 

E’ qui che si pone un problema serio: Del Potro, per arrivare in finale a Marsiglia, ha dovuto fare fuori Davydenko, Gasquet e Tsonga. Tre vittorie che gli hanno garantito 150 punti, trenta meno di quelli di Becker. Almagro, a cui non è capitato un tabellone malvagio, a Buenos Aires per arrivare allo stesso punto ha dovuto liquidare Andreev e Wawrinka. Marsiglia, va detto, aveva superato Memphis fin dalla prima edizione, quest’anno anche il torneo argentino ha dato la paga ai cugini americani: tornei che valgono giusto la metà dei punti. Anche qui vi proponiamo i dati sul ranking medio delle teste di serie.

La colpa di questa situazione, va detto, non è solo degli organizzatori, che comunque non hanno mai reso molto attrattivo il torneo: Memphis, vista la superficie, è la riserva indiana dei grandi battitori (non a caso lo stesso Becker è uno che spara bombe a 220 km/h) e difficilmente tennisti che puntano anche sul gioco vanno a fare a pallate coi bombardieri se non ne vale la pena. E in questo caso non ne vale la pena, perché Memphis è piazzato malissimo in calendario: in teoria dovrebbe servire, assieme a Delray Beach, a preparare Indian Wells e Miami in una specie di tour americano che però ben pochi fanno, almeno tra i big. Perché? Perché dall’altro capo del mondo c’è Dubai con i suoi petroldollari. Avevamo segnalato il problema già l’anno scorso in un punto Atp (link): se un big ha giocato a Rotterdam la settimana prima e non può mancare a Dubai in quella successiva, fare una toccata e fuga a Memphis è letteralmente una follia. E’ per questo che molti riposano oppure giocano a Marsiglia. Un anno fa il problema era ancora in embrione: Memphis aveva già un tabellone peggiore del torneo francese, ma era messo meglio della Copa Claro e vantava due Top Ten in tabellone. Quest’anno non c’era nessuno dei primi dieci e Memphis ha registrato il peggior lotto di teste di serie della giovane storia degli Atp 500.

Il calendario 2013 prevede una programmazione immutata, ma quanto meno per il prosieguo l’Atp dovrebbe porsi il problema. I casi sono due:

1) Si scambiano di posto Dubai con Memphis e Marsiglia con Delray Beach: il torneo francese ne risulterebbe penalizzato, ma almeno i big potrebbero scegliere un lineare percorso Davis (se in Europa)-Rotterdam-Dubai per poi fare Memphis-Indian Wells-Miami. Oppure, se gradiscono l’American Tour, volare negli Usa dopo la Davis e giocare i tornei da San Josè in poi

2) Si declassa Memphis ad Atp 250 e si promuove Marsiglia ad Atp 500. Il torneo francese è molto ben organizzato, anche da un punto di vista di marketing, e togliere un evento “medio” agli americani non sarebbe certo una catastrofe, visto che manterrebbero pur sempre uno Slam, tre Masters Series e l’Atp 500 di Washington, oltre ad una serie infinita di Atp 250

Ci sarebbe anche la terza ipotesi: lasciare tutto com’è e continuare a dare il doppio dei punti per un torneo che vale meno di tanti Atp 250, fino a quando a Memphis non vincerà qualche sconosciuto e si oltrepasserà la soglia del ridicolo. Considerando il modo in cui di solito l’Atp gestisce i calendari, questa è forse l’ipotesi più probabile.

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