Tennis e moda: come sono cambiate le divise negli ultimi cent’anni

In Italia i mercatini sono parte della cultura popolare e del nostro folklore, con molta più personalità dei monotoni centri commerciali. In una sorta di viaggio nel tempo, ci si può ritrovare tra le mani un capo d’abbigliamento già visto ma mai posseduto, dai colori sbiaditi e dal caratteristico odore di chiuso. Come ritrovare una classica polo Fila anni ’70 a righe verticali, che ci riporta alla memoria le gesta di campioni del passato come Bjorn Borg.

Da oltre dieci anni il confine tra tennis e tendenze di moda si è fatto molto sottile, e la ricerca di nuovi materiali è più che mai tecnologica. Per migliorare al massimo le prestazioni degli atleti, le divise devono essere super traspiranti e leggerissime, comode ma anche sexy.

Negli ultimi anni il tennis è diventato uno tra gli sport più praticati a livello mondiale. Con un giro d’affari crescente tra spot pubblicitari e apparizioni tv gli atleti più popolari come FedererWilliams e il nostro Cecchinato, oltre a essere protagonisti nei pronostici, sono considerati sempre più dei modelli da imitare per l’abbigliamento che indossano.

Il segno del cambiamento

Dai completi totalmente bianchi degli esordi fino alle eccentriche uniformi fluo, quella sobrietà d’immagine richiesta si è andata perdendo nel tempo.

Agli inizi del ‘900 le divise dei tennisti consistevano in un abito lungo con cappello e corpetto di pizzo per le donne e pantaloni lunghi con camicia e gilet per gli uomini. Insomma, la comodità non era una priorità all’epoca. Suzanne Lenglen, negli anni ‘20, cambiò non solo il modo di giocare del tennis ma anche l’abbigliamento sportivo. Avendo praticato danza classica, i suoi movimenti leggeri e aggraziati nascondevano bene la sua attitudine competitiva da grande campionessa che fu.

René Lacoste e Fred Perry negli anni ‘30 vinsero diversi titoli, ma a renderli celebri furono soprattutto le loro polo innovative con il piccolo coccodrillo cucito sul petto, il colletto largo e le maniche corte a rendere fluidi i movimenti. Coccodrillo era il soprannome di Lacoste, per il suo modo di giocare lento e da fondo campo.

Benny Austin, negli anni ‘40 a Wimbledon, indossò per la prima volta dei calzoncini corti, ma per le donne ci vollero altri dieci anni per poter correre a gambe scoperte. La pioniera fu Lea Pericoli, celebre per il suo stile difensivo e atletico, oltre che per le acconciature, e gli abiti corti che lasciavano intravedere l’intimo.

Il tessile italiano protagonista

Negli anni ‘60 Sergio Tacchini introdusse per primo dei colori nelle divise, e campioni come John McEnroe adoravano indossare i suoi capi. Dopo tanti anni di assenza, nel 2013, il marchio è tornato a sponsorizzare giocatori come Novak Djokovic e tornei come il Monte-Carlo Rolex Masters.

Dalle sue iniziali, Leonardo Servadio creò Ellesse, un marchio che riuscì a competere nel business dell’abbigliamento sportivo. Divenuto popolare tra gli sciatori, a metà anni ‘70 iniziò a sponsorizzare tornei come l’Ellesse Women’s Circuit e giocatrici celebri come Chris Evert. L’uso di un cotone traspirante e il design moderno ne fecero un marchio glorioso tra i giovani.

Un altro brand italiano celebre all’epoca era Fila. Le mitiche polo a righe verticali rosse e blu furono indossate dai campioni Bjorn Borg, Guillermo Vilas e Adriano Panatta, e negli anni ‘80 e ‘90 da Boris BeckerMonica Seles Gabriela Sabatini.

Negli anni ‘80 fu celebre la rivalità tra Andre Agassi Pete Sampras: il primo si distingueva per il look trasandato, mentre il secondo adorava indossare delle t-shirt a scacchi molto ordinate. Erano totalmente cambiati anche i metodi di allenamento e il modo d’impugnare la racchetta: il tennis acquistò notevole velocità.

Al giorno d’oggi abbiamo la sobria eleganza in tinta unita di Roger Federer contrapposta all’eccentricità delle sorelle Serena Venus Williams, sempre pronte a sorprendere il pubblico. Il tempo in cui sul campo da tennis ci si vestiva rigorosamente di bianco è solo un lontano ricordo: oggi si punta al luxury-sportswear.

Oltre all’alto livello di spettacolo nei match, gli sponsor sono sempre più in vista e quindi le divise diventano uno status da mostrare ai fans. Il campo da gioco è divenuto il vero palcoscenico, contribuendo a far diventare il tennis uno sport al servizio delle case di moda.

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