Carlos Alcaraz ha conquistato il suo secondo titolo agli US Open – il sesto Slam della carriera – superando Jannik Sinner con il punteggio di 6-2 3-6 6-1 6-4 nella finale di Flushing Meadows. Una prestazione solida, aggressiva e varia, che ha permesso allo spagnolo non solo di trionfare a New York ma anche di tornare numero 1 del mondo, sorpassando proprio l’altoatesino in vetta al ranking.
In conferenza stampa, Alcaraz ha espresso tutta la sua gioia per il traguardo raggiunto: “È una sensazione incredibile. Ho lavorato duramente per sollevare questo trofeo, e anche se è il secondo, è ancora un sogno che si avvera. Forse è stata anche la limonata che ho bevuto prima della partita…”, ha scherzato, rispondendo alla domanda di un giovane “corrispondente” dell’US Open Lemonade Stand.
Al di là dell’ironia, Alcaraz ha sottolineato l’importanza dell’obiettivo raggiunto: “Riconquistare il numero 1 del mondo era uno degli obiettivi principali della mia stagione. Riuscirci nello stesso giorno in cui vinco un altro Slam rende tutto ancora più speciale. È per questo che lavoro ogni giorno”.
Uno degli aspetti più interessanti della conferenza è stato l’approfondimento sul piano tattico studiato per affrontare Sinner. “Dopo la finale di Wimbledon sapevo che dovevo migliorare alcune cose. Ho passato due settimane a lavorare su aspetti specifici del mio gioco in vista di un’eventuale rivincita. Abbiamo rivisto la partita con il mio team e ci siamo detti: ‘Non importa se perdo, l’importante è fare le cose giuste’. Oggi ha funzionato“.
Il match è stato giocato su ritmi molto diversi rispetto alla sfida londinese, con Alcaraz spesso abile a variare colpi e geometrie. “Ogni giocatore ha il suo stile. Il mio si basa sulla varietà: drop shot, slice, topspin, gioco a rete… Mi sento capace di fare tutto in campo. Fin da piccolo ho avuto la sensazione di poter giocare in tanti modi diversi, ma ho dovuto lavorare molto per essere solido e fare meno errori”.
Rispondendo alle parole di Sinner, che si era definito “troppo prevedibile”, Alcaraz ha spiegato: “Non direi che lo leggo in modo prevedibile, ma lo conosco molto bene. Ho visto tante sue partite, lo studio sempre, anche perché mi piace guardarlo giocare. So quali sono le sue armi principali. Ma anche quando riesco ad anticiparlo, è difficilissimo tenere il suo ritmo negli scambi prolungati”.
A dare ulteriore valore alla sua prestazione sono state anche le parole del coach Juan Carlos Ferrero, che ha definito la finale “perfetta”. Un giudizio che Alcaraz ha accolto con orgoglio: “Non è facile sentirlo dire da lui. Ha uno status altissimo e pretende sempre il massimo. Se ha detto che ho giocato perfettamente, allora lo prendo volentieri. Per battere Sinner e vincere lo US Open, sapevo che dovevo fare una partita perfetta”.
Guardando al futuro, il prossimo grande obiettivo di Alcaraz sarà l’Australian Open 2026, dove avrà la prima chance per completare il Career Grand Slam. “È uno dei miei obiettivi principali. Vorrei completarlo, che sia il prossimo anno o tra due, tre, quattro anni. Sarebbe bellissimo. Se ci riuscisse prima Jannik, sarebbe comunque un grande risultato per lui, ma io voglio concentrarmi sul mio percorso”.
Con un solo set perso in tutto il torneo, Alcaraz ha ammesso che quella di New York potrebbe essere stata la sua miglior campagna Slam finora: “Penso di sì. Il livello è stato altissimo dall’inizio alla fine. Ho lavorato tanto sulla costanza e questo torneo mi ha dato la conferma che posso mantenere un livello elevato a lungo”.
Infine, una riflessione sul poco tempo per godersi le vittorie nel tennis: “È una delle poche cose negative di questo sport. Spesso si ha solo un giorno – o nemmeno – per festeggiare prima di pensare al torneo successivo. Sto cercando di imparare a prendermi dei momenti per apprezzare i successi, con il mio team e la mia famiglia. È importante fermarsi, guardare il trofeo, e goderselo davvero”.