Anett Kontaveit, una voce fuori dal coro

I record sono fatti per essere battuti. Dev’essere questo il pensiero della nuova numero 6 del mondo, Anett Kontaveit da Tallin, ogni volta che scende in campo. Il titolo conquistato a San Pietroburgo, per ora il sesto della sua carriera, le ha consentito di diventare una delle sei tenniste della storia a far segnare almeno 20 vittorie consecutive sul cemento indoor (con lei Steffi Graf, Monica Seles, Lindsay Davenport, Justine Henin e Jana Novotna).

Una striscia aperta nel 2021 ad Ostrava, proseguita a Mosca, Cluj-Napoca, San Pietroburgo e non ancora chiusa, rende la formidabile estone la miglior giocatrice del momento su questa superficie. Questa splendida storia inizia la vigilia di Natale del 1995 nella splendida e gelida città medievale sulle rive del Mar Baltico. Il giorno dopo, sotto l’albero, c’è già una racchetta. Mamma Ulle è un tecnico federale molto apprezzato e ha già deciso tutto. A soli 6 anni, la piccola Anett mette per la prima volta i piedi in campo, dividendo le sue giornate fra scuola, tennis, danza e le prove del coro. Più avanti, per fortuna, ne resterà soltanto uno.

Ancora è una bimba ma i primi risultati raccontano già molto. Le sue malcapitate coetanee cadono giù sistematicamente come birilli. Il duro lavoro con i suoi allenatori Goran Marijan e Koza Wos la porta ad affermarsi agli “Estonian Women’s Championships” del 2009 (la più giovane di sempre ad aggiudicarseli) e a confermarsi nell’anno successivo. Il 2011, anno fondamentale della sua carriera, è quello in cui decide di iniziare a giocare sistematicamente nel circuito ITF. Vince subito tre tornei da 10.000 dollari di montepremi a Tallinn, Savitaipale e Stoccolma. Nello stesso anno, raggiunge i quarti di finale al Roland Garros (juniores), ma soprattutto si mostra ufficialmente agli occhi del grande pubblico con la vittoria dell’Orange Bowl (torneo nell’arco del quale batte Eugenie Bouchard e Yulia Putinsteva, entrambe top 300 WTA). Nel 2012 inizia ad alternare 10.000 $ a 25.000 $. Vince ancora nella sua Tallin, e negli Slam, eccezion fatta per l’uscita prematura agli Open di Australia, sfodera delle ottime prestazioni: semifinale a Parigi e a Wimbledon (sconfitta da Beck e Bouchard, rispettive vincitrici del torneo), mentre a Flushing Meadows raggiunge la sua prima finale, dovendosi arrendere solo alla padrona di casa Samantha Crawford. Questi risultati le valgono il best ranking a livello giovanile (numero 4).

Dal primo main draw Wta in quel di Miami, a marzo del 2013, di strada ne è stata fatta tanta. Oltre i titoli, oltre le prestazioni. In un’intervista rilasciata recentemente alla Wta ha dichiarato: Non so se mi prenderete sul serio, ma vi posso assicurare che non ho mai amato il cemento indoor, né, prima dell’anno scorso, avevo mai pensato di poter ottenere grandi risultati su questa superficie. Non so neanche dire quale sia il segreto”. 

Qualora lo sapesse, e ci stesse dicendo una bugia, avrebbe le sue buone ragioni.

 

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