Lorenzo Musetti: “Le lacrime di Chengdu? Mi sono lasciato andare. Dovevo sfogare ciò che avevo dentro”

Redazione
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Lorenzo Musetti - Foto Dubreuil Corinne/ABACA

Dalle lacrime di Chengdu al sorriso ritrovato di Pechino. Lorenzo Musetti non si ferma, perché la stagione tennistica non lo permette. E forse, nemmeno lui lo vuole davvero. “Non sei sconfitto quando perdi, sei sconfitto quando molli”, ha raccontato l’azzurro in esclusiva al Corriere dello Sport intervistato in Cina da Lorenzo Ercoli. Non è solo una frase da social, è la sintesi perfetta dello stato d’animo con cui il tennista toscano sta affrontando questo finale di stagione.

Reduce dalla dolorosa sconfitta in finale a Chengdu contro Tabilo, dopo aver avuto due match point, Musetti ha avuto giusto il tempo di salire su un volo per Pechino dove ha subito affrontato sponsor, media day, interviste e persino giochi con mascotte e ideogrammi. Poche ore di sonno, ma tanto entusiasmo e voglia di rimettersi in gioco. “Mi sono lasciato andare, è servito a sfogare ciò che avevo dentro – ha raccontato in merito alle lacrime di Chengdu –. Per me resta una settimana positiva, seppur con un finale amaro. Quello che ho scritto sui social rispecchia l’attitudine che dovrò avere per tutta la mia carriera”.

Il rammarico per non aver sollevato un trofeo che mancava da tre anni c’è, ma lo sguardo è già rivolto avanti: “Speravo di alzare il trofeo, ma dopo due giorni fa già parte del passato. Sono pronto ad andare avanti”. Le prossime tappe, Pechino e Shanghai, diventano allora centrali anche in ottica Nitto ATP Finals. “Ho sorpassato De Minaur, era uno dei miei obiettivi. È una corsa entusiasmante, anche se con un po’ di pressione. Come ha detto Billie Jean King: ‘Pressure is a privilege’. Giocare con i migliori otto del mondo a Torino sarebbe speciale, un sogno da bambino. E poi il pubblico italiano si merita di vedere due azzurri in campo”.

Musetti non nasconde di coltivare grandi ambizioni. “Mi sono avvicinato molto in termini di consapevolezza. Jannik e Carlos sono i leader del nostro sport e sono i più difficili da battere, ma affrontandoli ho capito meglio quanto mi separa da loro. Voglio tenere alta l’asticella”.

C’è poi l’obiettivo Coppa Davis, da giocare in casa a Bologna. Dopo due successi in cui non è stato del tutto protagonista, Lorenzo vuole ritagliarsi un ruolo da titolare. “Ce l’ho un po’ lì il fatto di non essere mai stato realmente protagonista. È un obiettivo fare bene con la maglia della nazionale”. Ma occhio al calendario: “Il prossimo bimbo potrebbe nascere in una data molto vicina alla Davis. Veronica è sempre disponibile e probabilmente prenderemo una decisione sul finale, parlandone anche con il capitano”.

Intanto, Musetti si gode il piccolo Ludovico, a cui ha già messo in mano una racchetta. “Gli piace giocare, anche se ovviamente non l’ho ancora portato in campo. Il tennis è uno sport complicato, però l’idea di poter giocare insieme a lui mi rende felice”.

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