Vika e Caro, trionfo e disfatta

di Sergio Pastena

Due punti, due miseri punti. La differenza che ci può essere tra trionfo e disfatta. Lo sa bene Vika Azarenka, che sul 6-6 del tie-break del terzo, nel primo turno contro la Barthel, si è trovata a servire la seconda nella consapevolezza di aver avuto percentuali pessime senza la prima fino a quel momento. Saltato il fosso, la bielorussa ha lasciato la miseria di ventuno games in cinque partite alle avversarie, confermandosi la dominatrice del momento e portando a quasi 2.000 punti il distacco sulla seconda.

Così a simboleggiare la disfatta resta Caroline Wozniacki, che aveva cominciato l’anno al numero uno e ora si ritrova in sesta posizione: uscita indenne a stento dal match contro la Arvidsson, la danese è stata brutalizzata dalla Ivanovic confermandosi in un momento di fortissima crisi. Vero, anche la Kvitova si è fermata presto, addirittura prima di lei, ma se è vero che Caroline, al momento, non sarebbe neanche tra le prime dieci della Race 2012, non è difficile capire come sia un momento pessimo per lei. E così si arriva a Miami con le gerarchie rivoluzionate e i segnali migliori che, Azarenka a parte, arrivano da Maria Sharapova, la giovane vecchia.

Appena 25 anni (da compiere), ma quasi la metà passati all’interno del circuito, Masha è arrivata fino alla finale, fermando la corsa della nostra Robertina Vinci e soffrendo solo contro un’ottima Kirilenko prima di inchinarsi in finale a Vika. Bene anche la già citata Ivanovic così come la Kerber, migliore di una pattuglia tedesca che, nonostante lo stop della Petkovic, sta ottenendo ottimi risultati. Per inciso: a parte la Barthel (guarda caso tedesca anche lei), la Kerber è stata quella che ha messo di più in difficoltà la Azarenka, cedendo con un onorevole 6-4 6-3.
Capitolo italiane: tra il rimpianto della Errani (dalla sua parte c’era una mezza autostrada), la conferma di Robertina Vinci e una Pennetta che ha fatto ciò che doveva, spiace decisamente che il virus di Indian Wells abbia colpito anche Francesca Schiavone. Al di là del risultato in sè, due i motivi che lasciano l’amaro in bocca: la leonessa era dal lato “orfano” della Wozniacki e, inoltre, sarebbe stata un’ottima occasione per riconquistare la Top Ten. Intendiamoci, l’aggancio è ancora lì a portata di mano, ma a Miami serviranno almeno i quarti di finale e non sarà semplice.

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