Diario di Bordo dalla Capri Watch Cup: la finale

Munoz al Challenger Napoli
da Napoli, Fabio Ferro
Oggi al T.C. Napoli è un po’ come il ballo delle debuttanti. I due contendenti sono alla prima volta in un torneo di tale livello, un 125.000 dollari. C’è attesa per il match e il circolo è pieno di appassionati giunti per la finale. Incontro un amico che avevo visto durante le semifinali, mi aveva detto che no sarebbe venuto per la finale. “Non potevo mancare, ho seguito Donati fino a ieri e oggi sarebbe stato stupido non venire. Ho recuperato un biglietto”. Ha un sorriso stampato sulla faccia ed è l’emblema della passione per il tennis. Purtroppo ci separiamo per la folla ed io recupero la solita posizione in linea con la riga di fondo. Sono un appassionato del gesto del servizio, mi piace la tecnica e adoro vedere i diversi punti di spinta e appoggi che i professionisti adoperano. “Dimmi come servi e ti dirò chi sei” è la mia filosofia verso i tennisti, soprattutto verso i pro.

Lodevole iniziativa degli sponsor del torneo, che forniscono un paio di occhiali da sole a tutti i presenti alla finale, invitando ad indossarli. Ci provo, tolgo i miei Persol replica Steve Mc Queen e infilo quelli fornitimi dalle hostess. Mi giro a guardare la tribuna e noto che tutti li hanno indossati, sembra quasi di essere al cinema per un film in 3D. Ripongo l’omaggio, metto i miei. Molto meglio.Inizia il match, si lotta e si tira fortissimo da subito. Sia va sulla diagonale di rovescio-dritto mancino. Sia Donati che Muñoz spingono forte, ma è Donati che infiamma subito con tre vincenti pregevoli. Comanda il gioco Matteo, ma concede tre errori forzati che non gli portano il break, anzi. Matteo, un po’ sopra ritmo, consente a Daniel Muñoz di prendere il break nel quinto gioco. 3-2 per lo spagnolo, va a servire offrendo una palla break ancora, ma la salva e sale 4-2 con buona continuità. Ancora un break e Muñoz è 5-2, mente Matteo si lascia andare allunino gesto di stizza di tutto il torneo, una palla scagliata su Viale Dohrn, ma, per fortuna, nessun “ahia” si sente in lontananza. Lo spagnolo sale di livello e dimostra tutta la sua volontà e capacità di poter stare tra i primi 100. Il game che chiude il set, infatti è a senso unico. 62 Muñoz.

Fabio Ferro

Il secondo set vede uno scenario tattico diverso, com il madrileno che consista il campo e muove Donati con una facilità estrema. Va dato atto a Matteo di averle provate tutte, senza mollare, ma i valori messi in campo da Daniel Muñoz sono tanti, troppi per un Donati stanco e troppo lontano dalle righe per fare veramente male all’avversario. Il pubblico, sullo 0-3, prova con un coro “Matteo-Matteo”. Ma lo spagnolo non cede un metro, continua nella sua spinta incessante e con soluzioni di fino improvvise. Ha talento il trentatreenne, ha tanta mano e tanta forza, ma soprattutto ha deciso che è il momento di dimostrarlo. Ormai gioca costantemente sulla riga e si lascia andare ad un vincente di diritto al fulmicotone che gli consente di chiudere il game del 4-0. Una signora dietro di me, probabilmente poco avvezza al tennis agonistico, si lascia andare ad un commento sul dritto vincente: ” n’at poc’ o’ arapev’ doje part'” che, tradotto, è “per poco non lo spezzava in due”. C’è il tempo per Donati di recuperare un game, che lo porta a 1-5, ma ancora troppi errori, il fisico troppo scarico e troppa solidità dell’avversario lo condannano ad un 6-1.

Match finito, 62 61 Muñoz, meritato, ma splendida settimana per entrambi gli atleti che si scambiano complimenti alla stretta di mano e, entrambi sorridenti, posano per le foto di rito prima di sottoporsi alle nostre interviste.

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