Duck Hee Lee, una storia ricca di silenzi e gesti


Nato il 29 maggio 1998 a Jechon, in Corea del Sud, Duck Hee Lee è il secondo giocatore più giovane ad entrare nella classifica ATP, dopo Stefan Kozlov. Ma lui non è un giocatore come tutti gli altri. Lui è un ragazzo speciale, ha un qualcosa in più che lo rende straordinario: è sordo sin dalla nascita.
Sì, proprio così, è sordo sin dalla nascita. I suoi genitori, Sang Jin e Mi Ja, hanno scoperto ufficialmente la sua sordità nel 2005; lo hanno portato in ospedale e i medici, brutalmente, hanno fornito loro un apparecchio acustico. Ma ciò non ha comportato alcun cambiamento nel suo modo di vivere; anzi, lui non si è mai perso d’animo.
Un amore smisurato per il tennis lo porta ad impugnare la sua prima racchetta all’età di 7 anni, spinto dai genitori che volevano che lui iniziasse a giocare a tennis perché suo cugino è stato un tennista. Ed è proprio suo cugino, Chung Hyo Woo, il suo allenatore per molti anni. Cresciuto e allenato nella sua città natale, i suoi genitori hanno capito che sarebbe diventato un giocatore nel 2010, quando ha vinto l’Eddie Herr Championships, una specie di campionato del mondo riservato agli Under 12.
Esordisce nel giugno 2011 nel circuito ITF a Gimcheon City, in Corea, dove si ferma al secondo turno del Main Draw del torneo di singolare e al primo turno del Main Draw del torneo di doppio. Il suo primo sigillo ITF arriva nel marzo 2012 a Malacca, in Malaysia, nel torneo di doppio in coppia con il malesiano Abdul Razak. Invece, in singolare, il suo primo titolo arriva nel giugno 2012 a Noumea all’Open Junior BNP PARIBAS de Nouvelle-Caledonie contro l’austriaco Tepsic per 6-3 6-2.
Nel gennaio 2013 partecipa al suo primo Grand Slam nella categoria Junior e, sui campi di Melbourne Park, supera le qualificazioni ed esce di scena al secondo turno del tabellone principale per mano del cileno Garin. Nel giungo 2013, ritroviamo il suo nome nel primo turno del Main Draw del secondo Slam stagionale Junior, il Roland Garros; ma, sui campi parigini, viene sconfitto subito dall’italiano Filippo Baldi. Per la seconda volta, il cileno Garin si rivela un avversario ostico per Duck, nel primo turno del Main Draw Junior di Wimbledon. Partecipa anche al quarto ed ultimo Slam stagionale ma, sui campi di Flushing Meadows, esce al primo turno.
Il 2013 è l’anno in cui Duck entra per la prima volta nella classifica ATP dopo aver superato un turno in un future giapponese: ha 14 anni e 321 giorni. L’anno dopo vince il suo primo titolo future, a Hong Kong: ha 16 anni e 1 mese. E’ il sesto più giovane di sempre a vincere un torneo professionistico solo dopo Gasquet, Nadal, Djokovic.
Ma, l’obiettivo di questo elenco di risultati è solo quello di evidenziare il talento e le doti immense di un ragazzo al di fuori dalla norma. Non ha mai sentito la voce dei genitori, di un amico, di un allenatore, e nemmeno il suono di una pallina. E chi pratica questo sport, è in grado di capire quanto sia difficile giocare senza sentire nulla, senza poter ascoltare il suono della pallina sulle proprie corde; ma lui non si è mai arreso, non hai mai pensato che questo suo handicap potesse comportare delle difficoltà.
Credo di potercela fare. Per questo non mi arrenderò. Per questo continuerò a lavorare.”
Sono parole ricche di significato che offrono un grande spunto per riflettere e per capire quanto sia importante la forza di volontà di un ragazzo di soli 18 anni.
Nel tennis, la sordità è considerata un handicap troppo pesante; infatti, esiste un circuito parallelo dedicato esclusivamente ai tennisti sordi. Ma Duck non ha mai preso in considerazione questo circuito; infatti, racconta:
“La gente descrive la sordità come un handicap, ma non credo che sia il mio peggior svantaggio nei confronti degli avversari perché la vedo come un mio vantaggio, come una specie di dono speciale che gli altri non hanno; infatti, durante le partite non vengo distratto dal pubblico, dall’avversario o da qualsiasi altra cosa. Posso concentrarmi sul tennis, sul mio gioco e basta. Non lo vivo come un problema; non ci sento dalla nascita, quindi ho sempre giocato a tennis con il mio metodo. Dove non arrivo con l’udito, posso rimediare con la vista e l’istinto.”
Lui si sente un tennista normale, ha un talento immenso e vuole spingersi lontano. Ma, il suo problema più grande è comunicare. Durante le interviste, è costretto ad utilizzare un traduttore per capire le domande dei giornalisti. Durante le partite, comunica con il coach tramite gesti e movimenti delle labbra; il suo allenatore è un vero e proprio punto di riferimento per lui perché, in campo, non potendo ascoltare le chiamate dei giudici di linea, lo guarda dopo ogni punto per capire cosa sia successo.
Il suo attuale coach, lo spagnolo Jose Lopez, in un’intervista, afferma: “Ovviamente abbiamo problemi di comunicazione con gli arbitri; prima di ogni match, devo parlare con l’arbitro per chiedere di non dargli un warning a causa della nostra comunicazione. Non è un coaching, ma qualcosa di necessario. Non abbiamo bisogno di aiuti o di commiserazione, bensì cerchiamo di farlo giocare nel modo più naturale possibile.”
Duck è il primo tennista sordo nella storia del tennis ed è davvero un grandissimo esempio per tutti, piccoli e grandi, sportivi e non. E’ un ragazzo uguale a tutti gli altri, vive ogni giorno la vita di tutti i tennisti presenti sul tour. Ha un importante handicap, ma ha una forza ed un talento che lo differenziano dai suoi coetanei.
Io vorrei essere giudicato solo per quello che faccio sul campo – racconta – non sono andato a scuola perché giro il mondo, ma i miei amici mi considerano uno di loro. Non pensano alla mia disabilità e tra noi comunichiamo senza problemi. Non vorrei che la mia carriera fosse considerata come uno strumento per superare una barriera. Io voglio soltanto fare del mio meglio.”
E, dopo queste parole, bisogna soltanto riflettere e capire quanto lo sport sia importante nella crescita come strumento di unione e di integrazione. Duck è attualmente numero 139 nel ranking ATP, ed è in 16esima posizione nella Race to Milan. Da un ragazzo del genere, cresciuto con questi principi e con questi valori, non possiamo che aspettarci solo grandi cose, con la sicurezza che sarà ricordato per sempre come il primo tennista sordo nella storia del tennis.

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