La “new generation” spazzerà via le “eterne promesse”?

Alexander Zverev

di Marco Mazzoni

Il 2014 si sta avviando alla conclusione, con un rush finale che si preannuncia molto interessante. In attesa degli ultimissimi eventi e risultati, è già certo che questa stagione sarà ricordata come l’anno della nostra semifinale Davis e per l’aver finalmente innescato un cambiamento che si aspettava da tempo. 2 Slam su 4 non sono andati nella collezione personale dei “soliti noti”, già questo è un fatto degno di nota. Ma l’aspetto più intrigante è stato il continuo affacciarsi nel tennis che conta delle tanto attese “New Balls”, i giovani delle classi 90-93 che hanno stentato assai ad emergente e finalmente hanno iniziato a salire ed ottenere risultati importanti. Ma per l’appassionato doc, quello che segue attentamente le dinamiche degli ITF e Challenger proiettandosi davvero sul futuro, l’annata è stata impagabile per l’ascesa di tanti giovanissimi concentrati nelle classi 1996-1997, addirittura ’98. Alcuni hanno già esordito con discreto impatto anche in qualche ATP, calamitando l’attenzione di tutti per la loro giovinezza e soprattutto qualità. Facile fare i loro nomi: Borna Coric (atteso oggi da un match impossibile quanto affascinante contro Nadal a Basilea), Alexander Zverev, Thanasi Kokkinakis, Andrey Rublev, Stefan Kozlov. A questi si possono aggiungere altri tre, un filo più indietro, come Christian Garin, Roman Safiullin e per orgoglio patriottico non scartiamo il nostro Gianluigi Quinzi, reduce da un’annata troppo complicata e sfortunata per essere davvero giudicabile. 8 possibili grandi giocatori, forse addirittura campioni, sui quali molti scommettono come potenziali nuovi leader del nostro sport.

Alcuni hanno già dimostrato ampiamente di poter competere ad armi pari sull’ATP Tour. Penso alla solidità di Coric, che forse nel lotto preso in questione è quello “più pronto”, più giocatore, dotato dei mezzi più adatti a sfondare velocemente sul circuito vista la tendenza dominante. Non inganni la probabile imbarcata che oggi potrebbe subire da Rafa… “El Toro” resta il tennista più ostico da affrontare, per tutti, e porrà alle corde di Borna dei problemi tecnici che sicuramente non ha ancora mai sperimentato. Resta un bel test, soprattutto a livello agonistico, per vedere quanto riuscirà a reggere l’impatto di un avversario così forte in un contesto di altissimo livello.

Come tennis puro, gli preferisco Zverev. Il tedesco di origine russa è giocatore con margini di crescita enormi, credo superiori a quelli di Coric sul piano fisico e soprattutto mentale. Tecnicamente ha una gamma di soluzioni sterminate, con cui può farti il punto da ogni posizione del campo e gestire senza affanno ogni situazione di gioco, offensiva e difensiva. Dicono sia un ragazzo complesso come mentalità, che racchiude il meglio ed il peggio dell’animo russo, di quella drammatica indole che li fa esser uno dei popoli più affascinanti e allo stesso tempo incomprensibili, e quindi difficili da gestire ed amministrare. In uno sport come il tennis dove la solidità mentale è importante più di un winner, potrebbe essere un limite terribile, ma all’anagrafe fa 17 anni, quindi di tempo per lavorare – e maturare – ce n’è in abbondanza.

Kokkinakis è un ragazzo dal potenziale enorme, forse perfino superiore al suo amico e connazionale Kyrgios. La combinazione di spinta dal fondo partendo dal servizio di Thanasi è qualcosa di terrificante, il tutto inserito in un fisico prorompente. Potente, fortissimo, ma assai fragile. Ha già sofferto molti problemi e infortuni, soprattutto alla schiena, probabilmente derivati anche dalla fase naturale di sviluppo che in pochi anni l’ha portato a sfondare il metro e novanta non supportato da una adeguata crescita muscolare. Stress e rotture che paiono risolti ma che a volte possono lasciare strascichi importanti. Anche lui necessita di tanta disciplina in campo: è molto disordinato, può sfondare chiunque con una serie di bordate micidiali, come perdere di vista il campo per qualche minuto e buttare tutto al vento. Ha bisogno di giocare, di fare esperienze positive per crescere di autostima e convinzione dei propri mezzi, come di qualche sconfitta per lavorare sulle fasi nere della prestazione, ancora assai invadenti. E’ un materiale grezzo di altissima qualità, che potrebbe esplodere l’anno prossimo e diventare già molto pericoloso.

Stefan Kozlov è ancor più piccolo, solo classe 1998, ma in pochi mesi ha ottenuto buoni risultati a livello Challenger, arrivando a giocarsela ad armi pari con avversari esperti e ben inseriti nella top100 ATP. E’ così giovane che parlarne potrebbe quasi sembrare un azzardo; ma poi lo vedi in campo a disegnare angoli davvero “agassiani” con una delicatezza e sicurezza da giocatore vero, che diventa facile immaginarlo a breve già competitivo a livello ATP, forse non più di due anni. Piccolo non solo d’età ma di struttura quanto terribilmente talentuoso e veloce nelle esecuzioni, è una grande scommessa e potrebbe essere la risposta di un tennis USA in notevole difficoltà. Altrettanto bigio il momento del tennis russo, ma con Safiullin e soprattutto Rublev il gigante dell’est potrebbe rialzare la testa. Safiullin ammetto di averlo visto ben poco, grande colpitore ma forse con qualche limite importante negli spostamenti; aspetto ulteriori verifiche per giudicarne il potenziale. Più visibile Rublev, che vanta anche il record di 3° tennista più giovane ad aver vinto un 10.000$ dopo Gasquet ed Ancic. A prima vista pare un bambinetto, assai acerbo come muscolatura e con una faccia curiosa, quasi da manga!?! Ma quando lo osservi in campo e ti accorgi quanto si muove bene e la facilità con cui lascia partire rovesci dirompenti, colpiti con un timing perfetto, capisci al volo che di talento ce n’è in abbondanza. Anche qua siamo alle impressioni di gioco, al primo contatto, che resta assolutamente positivo e che apre possibili scenari intriganti. Di Quinzi se n’è parlato fin troppo. Solo gli auguro di guarire al polso e di trovare una direzione tecnica stabile e affidabile, per impostare un lavoro da perseguire nel medio tempo focalizzato alla crescita tecnica degli aspetti ancora lacunosi (servizio, su tutto). Garin l’ho seguito da junior e meno nei suoi primi passi da Pro; il potenziale pareva interessante, aspetto di rivederlo nel prossimo futuro per poter dare un giudizio sulla sua crescita.

Difficile trovare qualcosa che accomuna questi ragazzi – intendo i 5 più oggi più forti e visibili. Hanno tutti storie molto diverse, e molto “giovani”. Però guardandolì con attenzione, in un paio di aspetti si può provare a trovare un filo comune, una traiettoria di carriera futuribile. Intanto sono tutti ragazzi piuttosto dotati sul piano tecnico e relativamente completi vista la giovane età, e con un tennis totalmente “moderno”; ampi margini di miglioramento, ma senza qualche lacuna davvero evidente (come purtroppo può essere il servizio di Quinzi, per esser chiari). E visto che a breve i “grandi vecchi” come Rafa, Novak, ecc. avranno sulle spalle oltre 10 anni di logorante carriera, …è proprio utopia pensare che questi giovanissimi classe 96-98 possano avere la forza per imporsi tra 2-3 anni, prendendosi il posto che a rigor di logica dovrebbe invece spettare a quelli della classe 90-93? Riconosco che è uno scenario un tantino azzardato, una vera e propria scommessa. Ma riflettiamo un attimo, sulla classe di Dimitrov, Raonic & soci. Giocatori forti, con doti importanti, ma che solo quest’anno (sui 22-23 anni) hanno iniziato davvero ad ottenere risultati vicine alle aspettative. Perché hanno tardato tanto? I motivi sono molti, e l’analisi richiederebbe uno spazio a se stante. In estrema e brutale sintesi, uno dei fattori che li ha penalizzati credo sia stata la quasi impossibilità fisica e mentale di scalzare quelli che hanno dominato il tennis negli ultimi anni. La generazione dei “fab 4” sarà ricordata a lungo, campioni epocali, così forti e così bravi ad approfittare delle condizioni di gioco attuali da diventare dominanti. Dispotici. Dimitov e compagnia hanno trovato un vero muro, incluso quelli appena sotto, che a loro volta sono stati costretti ad elevare al massimo il proprio tennis per restare in scia (Ferrer, ad esempio). Inoltre la generazione dei 90-93 sono arrivati al grande tennis assai più indietro sul piano fisico e della velocità di base, in un tennis che è diventato invece sempre più spinto su quelle qualità. E’ possibile che quando i grandissimi del tennis attuale entrino del proprio declino, ossia il vero momento del ricambio al vertice tra 2-3 anni, i giovanissimi 96-98 siano già “pronti” fisicamente ed agonisticamente a salire altissimo, forse anche a scalzare i rivali più vecchi di un lustro? Forse sì, perché ripensando al livello della classe 90-93 di alcuni anni fa, ritengo che i giovani della classe 96-98 sia mediamente più alto. Che questi giovani di cui parlavo all’inizio siano più completi rispetto a quanto lo erano a pari età Raonic & C.

Una cosa abbastanza simile accadde una quindicina di anni fa. Sul finire degli anni ’90 i grandi Agassi, Sampras e compagnia erano ancora i migliori, seppur con qualche pausa. Arrivarono grandi talenti e giocatori (Kafelnikov, Kuerten, altri), ma che non riuscirono a scalzarli del tutto, e quando sbocciò la generazione dei nati nel 80-82, questi si imposero piuttosto velocemente (Hewitt, Roddick, Safin e Federer) di fatto “pensionando” al vertice la generazione dei nati nel periodo 74-76, che mai riuscirono a scalzare la generazione precedente. Utopia?

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