Gilles Muller, il meglio deve ancora venire

gilles muller interno

di Alessandro Mastroluca

Uno. Zero. I numeri del destino. I numeri che non conoscono mezze misure, da cui si può combinare e generare. I numeri che spiegano la resurrezione di Gilles Muller. Uno, le palle break concesse a Isner in tutto il match. Zero, le palle break convertite da Isner. Uno zero zero, leggi 100, le vittorie sul duro in carriera del lussemburghese. (Due) zero uno uno, leggi 2011, l’ultima volta che Muller, semifinalista a Sydney e agli ottavi a Melbourne, aveva vinto almeno tre partite in due tornei ATP di fila.

Al nono Australian Open, il 27mo Slam in carriera, Gilles Muller ha eliminato due teste di serie, Bautista Agut e Isner, perdendo un solo set, dallo spagnolo. Una vittoria a suo modo storica, quella su Bautista, la prima dopo 9 sconfitte di fila contro un top-20 negli Slam. Era dal 2008, dal successo su Davydenko, n.5 del mondo, a New York (entrambi tds n.5) che non batteva un avversario così in alto in classifica in un major. Quell’anno, non a caso, partendo dalle qualificazioni diventò il primo lussemburghese nei quarti di uno Slam (è già il primo ad averne giocato uno nell’era Open, l’ultimo era stato Gaston Wampach al Roland Garros nel 1946 e 1947). Con il gusto ulteriore delle due rimonte da sotto di due set su Almagro e Haas al secondo e terzo turno e della vittoria in 4 set, con tie break finale al cardiopalma, su Nikolay Davydenko, quinto giocatore al mondo.

Isner, che aveva vinto i tre precedenti confronti diretti, non ha mai avuto una vera chance. Ha servito più ace, ma in risposta ha inciso davvero troppo poco. Il 76 76 64 si spiega con i 55 vincenti e i soli 11 gratuiti di Muller, che comunque ha servito particolarmente bene. E sta servendo benissimo dall’inizio dell’anno: in 10 match ATP, ha una media di 17.7 ace a partita; l’anno scorso ha giocato solo 10 incontri nel circuito maggiore, con una media più bassa, 16.8.

Certo, l’anno scorso non è stata una stagione normale. Nel 2013 ha saltato sette mesi, è stato fermo dal Roland Garros, è sceso al numero 374 del mondo ma non ha mai perso di vista l’obiettivo: arrivare a Rio 2016 perché, un po’ come Federer, vuole che i suoi figli lo vedano ancora giocare. Muller è ripartito, ancora. Non sono ancora passati, non sono ancora diventati curve nella memoria, i giorni di gloria del 2005, dopo l’estate che a 22 anni sembrava consacrarlo al grande tennis perché nessuno con una classifica fra il numero 60 e 70 del mondo aveva battuto il numero 3 in due slam di fila, Nadal a Wimbledon e Roddick a New York (fuori al primo turno nello Slam di casa come non gli capitava dal suo anno da junior), salvo però perdere immancabilmente al turno successivo, da Gasquet prima e da Ginepri poi. Ed è una costante, per Muller, uno che non ha mai avuto paura di cogliere le grandi occasioni ma ha sempre fatto fatica a gestire quel che sarebbe venuto dopo, che dopo i tre exploit del 2008, dopo la prevedibile sconfitta nei quarti contro Federer, non ha più vinto una partita per più di quattro mesi, fino alle qualificazioni di Brisbane del 2009, che peraltro non ha nemmeno passato.Dopo tanto sbandare, però dopo tanti infortuni, il destino lo aiuta, come un’anomalia, come un dovere. Un destino che Muller si ricostruisce dal basso, riparte da un Future in Germania, vince cinque titoli Challenger (a Guadalajara, Shenzhen, Taipei, Gimcheon e Recanati) e chiude per la prima volta in top-50.

È il giocatore che ha guadagnato più posizioni in classifica nel 2014, e non si ferma. I quarti a Chennai e la semifinale a Sydney hanno preparato il terreno. Paga eccome il lavoro con Jamie Delgado, che a Wimbledon l’anno scorso è diventato il tennista ad aver partecipato a più edizioni consecutive dei Championships, 23, giocando il doppio proprio con Muller prima di passare al ruolo di coach.

All’Apia International ha già giocato, contro Tomic, uno degli scambi candidati al premio di punto dell’anno, col passante di Seppi sul match point contro Federer. Un punto che gli ha permesso di salvare un set point nell’infinito secondo tiebreak, finito 15-13, che ha certificato il 76 76 finale e riportato Muller in semifinale di un torneo ATP da Vienna 2012.

Arrivare alla seconda settimana a Melbourne non gli permetterà solo di ritrovarsi, presumibilmente sulla Rod Laver Arena, di fronte a Novak Djokovic. Con il miglior risultato in carriera all’Australian Open, Muller è destinato anche a migliorare il best ranking, quel numero 42 raggiunto ormai nel 2011, a entrare per la prima volta tra i primi 40. È proiettato al numero 35 e il meglio deve ancora venire.

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