Il “momentum” buono?

di Sergio Pastena

Il “momentum” nel tennis non è tutto, specie ad un mese dalla conclusione di uno Slam: è altrettanto vero, però, che a saperlo interpretare qualche informazione utile la può dare, a patto di non commettere l’errore di assegnare a un giocatore in maniera “standard” lo stesso stato di forma attuale. Vediamo come sta andando il 2013 per i top player, quelli che al Roland Garros puntano a fare la voce grossa.

Novak Djokovic: il suo 2013 parla chiaro, 26 vittorie e sole due sconfitte. Il Nole di quest’anno non è quello di due anni fa, ma ci si avvicina: impressiona la dimostrazione di forza a Monte Carlo contro Rafa Nadal, schiantato in finale e, a dirla tutta, anche i tempi sembrano essere quelli giusti. Il serbo, infatti, il suo piccolo passaggio a vuoto l’ha avuto a marzo quando, tra Indian Wells e Miami, ha preso appena 450 punti. La forma, perciò, sembra stare lentamente tornando verso il picco e, considerando i 25 anni, il picco può durare molto. Al Roland Garros dovrebbe essere al meglio.

Roger Federer: un mistero, ovviamente. Il 13-4 del 2013, per uno come lui, non è certo esaltante, specie se condito con alcune sconfitte non proprio da ricordare come quella netta con Benneteau o la partita buttata via con Berdych. Lo svizzero ha comunque ottenuto una semifinale Slam e non necessariamente l’assenza è qualcosa di negativo: alla sua età è difficile raggiungere il meglio della condizione ed è necessaria una precisione chirurgica. Ci aspettiamo di vederlo in buone condizioni a Madrid, anche se non dovesse difendere il titolo. In Francia sarà fondamentale la prima settimana.

Andy Murray: in questo caso il suo problema non è tanto lo stato di forma, quanto piuttosto la superficie. Lo scozzese non ama particolarmente la terra e sul rosso, diciamolo chiaramente, vale meno di un Ferrer. Così, anche se a Monte Carlo ha ceduto di schianto a Wawrinka, il dato non consente di fare riflessioni su quanto stia bene: a Miami ha mostrato una grande resistenza, bisognerà vedere come si comporterà tra Madrid e Roma. Ad ogni modo è abbastanza chiaro che non è lui quello su cui puntare in vista dello Slam francese, non avendo raggiunto neanche una finale sulla terra in carriera.

David Ferrer: visto che si parla di un fenomeno di resistenza, che peraltro ha già avuto un piccolo momento di appannamento, pare ragionevole dire che nel suo caso a contare sarà più il sorteggio che le condizioni fisiche. Visto che in Francia non assegneranno la testa di serie speciale a Nadal, il suo destino sarà appeso all’urna. Scenario da incubo: Nadal ai quarti e Djokovic in semifinale. Difficilmente ne uscirebbe vivo. Scenario da sogno: Berdych ai quarti (vinte 5 delle ultime 6) e Murray in semifinale. A quel punto la prima finale Slam potrebbe non essere un miraggio per “Ferru”.

Rafael Nadal: l’infortunio è alle spalle e l’unico vero pedaggio pagato è stata la sconfitta contro Zeballos a Vina del Mar. Eppure i problemi ci sono, a partire da un Djokovic che sulla terra pare essergli in questo momento superiore. Lo spagnolo, ad ogni modo, ha palesato uno stato di forma crescente, andando realmente in difficoltà negli ultimi tempi (escludendo Nole) solo contro gente che a tennis ci sa giocare eccome, come Gulbis e Dimitrov. Anche qui, però, conta molto il sorteggio: un eventuale Djokovic nei quarti gli causerebbe un danno non di poco conto.

Tomas Berdych: il problema non è tanto il fatto di non essere un terraiolo, quanto piuttosto la difficoltà nel trovare uno stato di forma accettabile che permane attualmente. Il ceco visto a Monte Carlo, schiantato da Fognini, oppure a Barcellona, dove ha ceduto a Robredo dopo aver sofferto tantissimo contro Davydenko, non sembra destinato ad essere pronto per il Roland Garros. Probabile che, a questo punto, il focus della programmazione si sposti sull’amato Wimbledon e sulla prosecuzione sul cemento: se così fosse, sarebbe uno degli avversari più appetibili nei quarti di finale.

Juan Martin Del Potro: non tutti gli argentini mangiano terra, anche se lui sulla terra si difende comunque. Ad Indian Wells, a tratti, si è rivisto un Del Potro vicinissimo a quello del 2010, anche se in seguito le sconfitte contro Kamke e Nieminen sono suonate come una specie di “pedaggio”. Ora è il momento di far compiere alla forma uno scarto a salire, che potrebbe renderlo avversario insidioso per chiunque in Francia. Forse, però, è un po’ eccessivo pensare che abbia concrete chances di arrivare in finale: in chiave Us Open, tuttavia, faremmo bene a non sottovalutarlo…

Jo-Wilfried Tsonga: la forma migliora. A Monte Carlo ha costretto Nadal a un long set, in David ha lasciato appena sei games a uno specialista come Monaco. Se consideriamo anche il fattore campo, ce n’è abbastanza per fare sì che al Roland Garros diventi fastidioso: non dimentichiamo che l’anno scorso è andato vicino al colpaccio contro Djokovic. Anche qui, però, è una questione di indole: il francese negli ultimi tempi ha tirato fuori una certa vena da choker, da “bel perdente”, e con quella non vai avanti contro dei serial killer come Nole. Se vuole ambire a uno Slam, il momento è ora (ma le chance sono poche).

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