Il problema non è la cad… ahia!!!

di Sergio Pastena

L’asticella non si può mettere troppo alta, a volte è una crudeltà inutile. Così, se da un lato è logico partire dai big per una serie di speciali per riassumere questo 2013 tennistico appena finito, dall’altro è abbastanza inutile considerare come big solo i primi dieci. Anche perché, come vedremo, non è cambiato granché. I Top 50, invece, possono essere un metro di misura più che sufficiente per vari motivi:

– Arrivarci solo col “torneo della vita” è quasi impossibile, salvo che ti chiami Roberto Carretero

– Arrivarci a botta di Challenger è molto, ma molto difficile

– Non basta neanche essere comprimari nel circuito maggiore, ci vuole qualche risultato di spicco

Insomma, i primi cinquanta del ranking possono rappresentare a pieno titolo quelli che hanno raggiunto, o superato, la soglia del 7+, per avventurarsi in voti da secchione. Proviamo a buttare un occhio ai ranking di fine anno del 2012 e del 2013 per farci un’idea di come sono andati i Top Ten e di quali sono i giocatori che hanno avuto i maggiori progressi o le peggiori discese.

I magnifici dieci

Sarà colpa degli occhiali?

Sempre la stessa storia. Da un bel po’ ogni anno sembra quello buono, quello nel quale qualcuno si inserirà nella lotta di vertice, quello della ventata d’aria fresca e dei ricambi in vetta.

Sarà, ma i freddi numeri dicono che tra il 2012 e il 2013 tra i primi dieci del ranking è cambiato soltanto un giocatore: ad uscire uno tra gli ultimi ad entrare nel gotha, ad entrare uno che ci era già stato nel 2008. Il primo risponde al nome di Janko Tipsarevic, che cedendo quasi trenta posizioni ha decretato il suo ritorno sulla terra dopo due anni vissuti giocando sulle nuvole. Il secondo si chiama Stanislas Wawrinka, rientrato nei dieci ma stavolta non per un exploit estemporaneo (finale di Roma 2008) ma per un autentico e solido progresso confermato dalle semifinali del Master di fine stagione.

Tra i “già presenti”, ovviamente, la maggiore novità è il ritorno in vetta di Rafael Nadal e la più clamorosa (non tanto per il cervello quanto per il cuore) è la discesa in sesta posizione di Roger Federer. Stabili gli altri, con David Ferrer che si guadagna il meritato premio alla carriera chiudendo una stagione sul podio.

Le note liete…

Se sali tanto in classifica, per una questione di semplice logica, appartieni a una delle seguenti categorie: o stai proseguendo nel tuo percorso di crescita oppure sei uno che torna ai suoi livelli dopo che l’aveva interrotto.

Si è persino pettinato!

Se guardiamo i giocatori autori dei migliori salti in classifica nel 2013, ci rendiamo conto che tutto sommato è vero, anche se non sempre la crisi coincide con lo stesso motivo. Ernests Gulbis, ad esempio, è uno sul cui talento han scommesso in tanti in questi anni, ma che fino ad ora aveva visto la propria indolenza cronica sconfiggere un braccio che definire talentuoso è poco. Nel 2013 si è rimesso in marcia, eccome: due tornei vinti e diversi ottimi risultati, con la perla dei quarti a Montreal. Mica poco.

Tommy Robredo, invece, la testa ce l’ha sempre avuta al suo posto, come dimostra il suo curriculum vitae ricco di soddisfazioni, ma sembrava prossimo alla pensione: ha ripreso nel 2012 dai Challenger e chiude l’anno al numero 18 tra lo stupore generale. Il podio lo chiude invece uno che per la prima volta arriva a certi risultati: il nome è Vasek Pospisil ed è il “secondo” della nouvelle vague canadese.

Tra gli altri “bravissimi” dell’anno fa piacere citarne due. Il primo è ovviamente il nostro Fabio Fognini, autore di una stagione straordinaria ed unico ad entrare in questa nostra classifica partendo da una posizione già nei primi cinquanta. Il secondo è Nicholas Mahut, ed è il classico “caso a parte”: già numero 40 al mondo, il suo è un ritorno e allo stesso tempo una prima volta, perché fino ad ora tornei non ne aveva mai vinti e quest’anno ne ha messi in bacheca ben due, cancellando in extremis una carriera da perdente di successo.

…e quelle stonate

Se quando si parla dei buoni è molto facile andare “dritto pe dritto”, quando in ballo ci sono i “peggiori” la cosa è molto più delicata.

Già, perché alla fine il tennis segue le leggi della vita, tra cui quella che per costruire ci vuole tempo e per distruggere un secondo e lo si può fare in mille modi. E a volte non è colpa tua. Prendiamo Roddick, che in questa classifica non c’è neanche: si è ritirato, mettercelo sarebbe stato ridicolo. Oppure Mardy Fish, che ha perso 350 posizioni ma non gliene si può fare una colpa visto quello che ha passato l’anno scorso. Così ci si concentra sugli altri e si scopre che ognuno è stato frenato da un motivo differente e ha frenato in modo differente.

Si parte da Klizan, classico “cavallo vincente” che all’improvviso ha cominciato a non vederla più manco per scherzo. Si prosegue tra giocatori tornati sulla terra come Tipsarevic, appagati come Monaco, altalenanti come Baghdatis. Tra loro anche gli imprudenti, come Troicki o Cilic (fuori classifica, ma dodicesimo nel “salto in basso”).

Com’era la storia che il problema non è la caduta?

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