Il punto del lunedì: 7 giorni di record e prime volte

nadal baires

di Alessandro Mastroluca

Una settimana di happy ending, di belle storie a lieto fine, di eterni ritorni, di promesse e speranze, di numeri da ricordare e primati da conservare.

9000. Gli ace toccati e superati da Roger Federer in carriera. Più del titolo numero 84, più della 20ma vittoria su Djokovic, più delle sette palle break affrontate e annullate senza mai dover tirare nemmeno un rovescio da fondo, più del 2/2 alla voce palle break trasformate, spicca un altro record, un’altra soglia aperta verso l’immortalità sportiva. Dal 1991, quando l’ATP ha iniziato a registrare questo tipo di statistica, Federer è il quarto giocatore ad aver superato i 9000 ace (9007). Davanti a lui Andy Roddick (9074 in 825 partite), Ivo Karlovic (9375 in appena 508 partite) e Goran Ivanisevic, recordman alltime e unico a superare i 10 mila (10.183 in 932 match).

500. Le vittorie ATP che Tomas Berdych ha toccato con il successo su Bolelli al primo turno a Dubai. È l’ottavo giocatore in attività, il 45mo nella storia dell’ATP a raggiungere questo traguardo. Berdych, che ha vinto la prima partita ATP agli Us Open 2003, contro Behrend, e contro un americano ha firmato la centesima (su Ginepri al secondo turno a Bercy 2006), è il terzo ceco con almeno 500 partite vinte dopo Tomas Smid (517) e Ivan Lendl (1071).

368. L’attuale classifica di Gianluigi Quinzi, che ha iniziato la stagione con il primo titolo del 2015, arrivato la settimana scorsa a Sunrise, in Florida. La speranza è questa sia davvero l’ultima delle sue tante albe, che non diventi l’analogo tennistico del calviniano viaggiatore in una notte d’inverno. “Ho iniziato a giocare a tennis perché lo facevano i miei amici” ha raccontato a Radio 2, “mi dividevo fra tennis e go-kart. Poi mia mamma mi ha impedito di continuare con le corse”. Il resto è storia di partenze, sempre in Florida, all’accademia di Nick Bollettieri, di tappe bruciate, di magnifiche sorti e progressive ancora da realizzare. Intanto, grazie proprio a Bollettieri, Quinzi sarà in tabellone nelle qualificazioni del Masters 1000 di Miami.

46. Ha vinto contro un amico, Rafa Nadal. Ha vinto in Argentina contro un argentino, Pico Monaco. Ha vinto davanti ai grandi argentini: sugli spalti c’erano Nalbandian, l’ultimo giocatore di casa nell’albo d’oro del torneo a Buenos Aires, Coria, Gaudio. C’era anche Vilas, che ha visto Rafa eguagliare il suo primato di titoli sulla terra rossa, 46, sui 65 totali in 93 finali, e diventare il quinto giocatore con più tornei all’attivo nell’era Open.

31. Il nuovo best ranking di Timea Bacsinsky che, come ha magistralmente raccontato il nostro Salvatore Greco, ha iniziato a giocare solo per compiacere i genitori, che nel 2013 scopre un’altra vocazione e diventa aiuto-chef in un albergo di lusso ma nel 2014 capisce che il primo amore era quello giusto. In 12 mesi passa da numero 237 a 48, e non finisce qui. Tra Messico e nuvole, ad Acapulco perde il primo set del torneo dalla qualificata olandese Richel Hogenkamp ma vince il più importante, l’ultimo. In finale domina 63 60 Caroline Garcia, che nel secondo set registra solo 14 punti. “Forse”, commenta Timea, “sono come il buon vino”. Prosit.

1. Hanno un sapore speciale le due prime volte della settimana tennistica. Ryan Harrison, l’ex promessa americana rimasta dentro un guscio di confusione, persa tra scelte sbagliate in un elenco infinito di coach e di dubbi, che ha cercato la strada per il successo nel diventare quello che non è, ha vinto la sua partita contro un top-10. E non è un caso che l’abbia vinta contro il top player che in questo momento gli è più affine, Grigor Dimitrov, evaporato in una nuvola di dubbi, sempre più indistinguibile, informe come i telai neri delle racchette, ogni settimana una diversa, che invano sta testando per ritrovare la strada. Intanto, a Cherbourg, Norbert Gombos ce l’ha fatta a vincere il suo primo challenger. Al quinto tentativo, dopo lo 0-4 nelle finali dell’anno scorso, ha chiuso la settimana che lo proietta alle soglie della top 100 (è n.117, nuovo best ranking) col 61 76(4) a Benoit Paire. E i due doppi falli del francese nel tie-break nulla tolgono ai meriti dello slovacco, che diventa il quinto giocatore a conquistare il primo titolo challenger nel 2015 dopo Fratangelo (Launceston), Edmund (Hong Kong), Donaldson (Maui) e Desein (Glasgow). Il futuro è una palla di cannone accesa, e lo stanno quasi raggiungendo.

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