John Isner ha deciso: Justin Gimelstob sarà il nuovo coach

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di Luca Fiorino

Un cambiamento necessario, per ripartire dopo un finale di stagione non del tutto esaltante. John Isner ha svelato ieri il nome del nuovo coach che lo guiderà per tutto il 2015: Justin Gimelstob. Direttamente dalla sua residenza in Florida, nel ben mezzo della preparazione, il tennista americano ha spiegato e motivato la scelta: “Sono davvero entusiasta di iniziare a lavorare con Justin. Ha tanta esperienza nel settore e da sempre rispetto le sue conoscenze in ambito tennistico. Penso che sarà importante per me avere una nuova prospettiva di gioco che possa aiutarmi a migliorare. Ho avuto una discussione con Mike Sell (ex coach). Penso di aver imparato molto da lui nel corso del nostro rapporto di collaborazione. Ho solo pensato che fosse arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo, e Justin credo sia la persona giusta, una forte personalità all’interno del mio team. Nel tempo trascorso con lui in autunno mi ha dimostrato di avere le idee chiare, sa cosa devo fare per giocare il mio miglior tennis”. Parole importanti, di chi nutre profondo rispetto e stima.

Un’ammirazione reciproca, che lo stesso nuovo coach del gigante americano, Justin Gimelstob, non ha fatto altro che ribadire: “John è un talento unico, un ragazzo eccezionale sia dentro che fuori dal campo. Sono entusiasta di far parte del suo team. L’attività da coach è nel mio sangue. Mio padre e mio zio sono stati entrambi allenatori di basket e ho avuto la fortuna di lavorare con alcuni dei migliori allenatori del mondo durante la mia carriera. Mi rendo conto dell’importanza  del mio nuovo ruolo e del livello del giocatore che seguirò.  Fremo per questa nuova sfida e sono ansioso di iniziare con lui, è un ragazzo in cui credo tanto. Ho avuto un grande rapporto con John per molti anni e penso che avremo modo di comunicare molto bene fra di noi”. Nonostante questo nuovo ruolo, l’ex numero 63 del mondo, non lascerà gli altri incarichi attualmente ricoperti. Gimelstob è attualmente boardmember dell’ATP, nonché commentatore di Tennis Channel. E’ difficile capire come riuscirà a districarsi fra i vari impegni senza tralasciare nessuno di essi.

Quel che più conta però sarà riportare John Isner nell’élite del tennis mondiale, come nell’aprile del 2012, periodo in cui centrò un traguardo notevole, la top ten. Una stagione, quella appena passata invece, iniziata col piede giusto trionfando dapprima ad Auckland e raggiungendo le semifinali a Delray Beach prima ed Indian Wells poi. Un buon Roland Garros (rapportato alle caratteristiche dell’americano) a compensare un Australian Open sfortunato (infortunio al piede al primo turno contro Klizan) fino alla vittoria ad Atlanta. Il resto dell’anno è stato un susseguirsi di delusioni, che ha visto Isner ottenere come massimo risultato i quarti di finale in alcuni tornei Atp 250. L’aspetto più preoccupante è che il tennista nato nel North Carolina si sia presentato all’appuntamento sul cemento (il suo periodo) in condizioni fisiche alquanto sconcertanti. Una condizione fisica precaria che ne ha poi condizionato la stagione a partire già da inizio agosto.

Ma chi è stato e cosa può portare di diverso Justin Gimelstob al gioco del bombardiere americano? Justin non è mai stato un tennista top né un grande talento. La sua carriera in singolare parla chiaro: best ranking di numero 63 del mondo nel ’99. Un tennista amante del veloce, per lo più dell’erba, piacevole da ammirare perché propositivo e sempre alla costante ricerca della rete.  Non è un caso se il miglior risultato in singolare è la finale ottenuta a Newport nel 2006. Non sempre però bisogna essere stati dei fenomeni della racchetta per diventare dei grandi allenatori, anzi. Ciò che conta maggiormente è avere esperienza sul campo, cultura del lavoro, saper lavorare nella testa di chi si allena (aspetto mentale sempre più rilevante nel tennis moderno) e saper trasmettere i consigli tecnico-tattici giusti a seconda delle caratteristiche dell’allievo che si ha di fronte (conoscere dunque alla perfezione pregi e difetti del proprio assistito). Questi sono i requisiti base attorno a cui ruotano tanti altri piccoli dettagli di contorno. L’aspetto più affascinante di tutto ciò riguarda invece il Gimelstob doppista. In questa disciplina, l’attuale commentatore di Tennis Channel, si è ben disimpegnato negli anni arrivando ad ottenere la posizione numero 18 e raggiungendo semifinale agli Australian Open  e quarti di finale in due occasioni a Wimbledon.

Una personalità forte e vivace, che in campo si faceva sentire eccome. E così dovrà fare anche con John Isner, farsi sentire a gran voce e guidarlo verso la strada del successo. Analizzando dunque il carattere e le caratteristiche del Gimelstob tennista, si capisce maggiormente la scelta di Isner. Gimelstob da buon doppista quale fu, lavorerà sicuramente su tre aspetti principali: la risposta, l’uno-due e il gioco di volo. Isner, come sappiamo, diventa un giocatore potenzialmente pericoloso per tutti se in giornata col servizio. La battuta è sicuramente il colpo più determinante, ed è proprio dai punti di forza che bisognerà ripartire e lavorare. Il fisico di Isner non gli permette di attuare né schemi troppo difensivisti né di essere troppo passivo. Sarà necessario dunque continuare a servire sui suoi livelli standard come ben sa fare dall’alto dei suoi 208 cm (seppur nel finale di stagione anche il servizio ha riportato un insolito calo di rendimento)  ma anche di sfruttare al meglio tale colpo, non solo con ace e servizi  vincenti, ma giocando maggiormente sull’uno-due (servizio e dritto in special modo) e raccogliendo più punti a rete possibili. Di certo non dovrà essere una ricerca esasperata della rete, anche perché la mano di certo non è fatata (ma comunque dispone di un buon tocco), ma limitare gli scambi e le fatiche che questi comportano sarà fondamentale. La tenuta mentale di Isner è notevole, lo dimostrano i tie-break vinti e la bravura con cui porta a casa i punti importanti, ci sarà ben poco da modificare sotto questo punto di vista. In risposta invece bisognerà fare di più, troppe le risposte anche non risolutive che si perdono nel mezzo della rete o nei pressi dei giudici di linea.

L’entusiasmo che sia Isner che Gimelstob hanno manifestato ieri è di sicuro rassicurante per tutto il movimento tennistico statunitense. La strada per tornare alla top ten è durissima, perché nonostante quel che dica Justin, i limiti dell’americano sono evidenti. Un avvio difficile, a partire già da Auckland dove i punti in scadenza non saranno pochi. Un nuovo ruolo per Gimelstob, una nuova sfida per Isner. Non sappiamo come evolverà il tennis del “gigante buono”, per saperlo dovremo pazientare ancora un po’ e aspettare la risposta che darà il campo, unico e vero giudice imparziale.

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